Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Le origini del fascismo e dell’antifascismo a Lerici – Angelo Bacigalupi, intelligenza e passione di un socialista massimalista – Terza parte

a cura di in data 3 Luglio 2022 – 09:18

La foto della piazza intitolata ad Angelo Bacigalupi a Lerici
(foto Sandro Fascinelli).

Le origini del fascismo e dell’antifascismo a Lerici

ANGELO BACIGALUPI, INTELLIGENZA E PASSIONE DI UN SOCIALISTA MASSIMALISTA
Terza Parte

Lerici In, 1° Giugno 2022

Arrestato a Genova il 22 agosto 1922, Angelo Bacigalupi fu condannato per omicidio volontario in relazione ai fatti della Serra del 15 febbraio 1922. Il 3 dicembre 1925 la Prefettura della Spezia scriveva:
“Durante l’espiazione della pena egli si ammalò gravemente e perciò venne trasportato nell’ospedale civile di Chiavari, ove era piantonato dalla forza pubblica. Il 30 aprile u.s. venne però ordinata la sua scarcerazione per effetto dell’amnistia e perciò fu dall’Autorità tolto il piantonamento fisso e posta una sorveglianza generica; ma il 22 giugno successivo, senza che fosse completamente ristabilito, si allontanò clandestinamente da quell’ospedale per ignota destinazione. Ogni ricerca per rintracciarlo finora è stata inutile e si vuole siasi rifugiato in Francia”[1].
Nel testo c’era un lapsus -l’amnistia del 1925 fu emanata il 31 luglio- ma anche un’ipotesi fondata: Bacigalupi era in effetti emigrato in Francia. La Prefettura, già l’11 gennaio 1926, scriveva che “risulta risiedere a Parigi”[2]. Qui lavorava come carpentiere in ferro e frequentava gli ambienti socialisti.
Nel 1926, alla Serra, morirono per gli stenti due suoi figli (un altro era già morto in precedenza). La moglie Maria Luisa Zanello lo raggiunse a Parigi nel 1927, con gli altri due figli.
Il Bacigalupi esule ebbe una vita politica complessa. Tra 1927 e 1928 si avvicinò ai comunisti. Nel gennaio 1927 il gruppo dirigente della CGdL (Confederazione Generale del Lavoro) decise l’autoscioglimento dell’organizzazione. Contro tale decisione il socialista Bruno Buozzi, nel febbraio 1927, ricostituì a Parigi la CGdL. Nello stesso mese, nella prima Conferenza clandestina di Milano, i comunisti dettero vita alla loro Confederazione Generale del Lavoro. Bacigalupi si schierò con i comunisti e fu espulso dal Partito Socialista Unitario. Il 4 luglio 1928 l’Ambasciata d’Italia scrisse:
“Il Bacigalupi si sarebbe messo completamente al servizio dei comunisti, che lo utilizzano come propagandista negli organismi di fronte unico […] Scrive qualche volta sul giornale comunista francese ‘L’Humanitè’”[3].
La “fase comunista” di Bacigalupi fu breve. Così scriveva l’Ambasciata d’Italia il 19 ottobre 1929:
“Ha finito per non avere idee politiche ben precise. Infatti egli si è recentemente allontanato dal Comitato di Difesa della Confederazione del Lavoro (quello costituito dai comunisti) per questioni di tattica, e collabora al giornale ‘L’operaio Italiano’ della Confederazione del Lavoro socialista (quella di Buozzi)”[4].

La targa della via intitolata ad Angelo Bacigalupi alla Serra (foto Giorgio Pagano)

Poi un nuovo “strappo”: nel 1930 Bacigalupi divenne un militante del Partito Socialista Italiano (Massimalista) guidato da Angelica Balabanoff, su posizioni di estrema sinistra. Continuò a scrivere, su l’”Avanti! massimalista. Nel 1931 morì il suo quarto figlio, a diciassette anni. Nel 1931 avrebbe dovuto recarsi in Russia “per collaborare col noto Germanetto nell’internazionale sindacale rossa”[5], ma non se ne fece nulla. Bacigalupi militò nel PSI massimalista fino al 1937. Nel settembre 1936 presiedette la riunione della Direzione. Il partito, sulla guerra di Spagna, era molto critico verso i comunisti e i socialisti, e vicino ai gruppi trotskisti e di Giustizia e Libertà. Nel febbraio 1937 Bacigalupi era a Barcellona.
Rientrato in Francia, ritornò nelle fila del Partito Socialista. Il Partito Massimalista aveva ormai esaurito la sua funzione. La Balabanoff emigrò in America, i militanti si divisero tra comunisti e socialisti. Bacigalupi fu militante socialista fino alla morte, il 19 dicembre 1942.
Bacigalupi fu una personalità politica di notevole livello. Lo dimostrano i suoi scritti, sempre profondi. Un solo esempio: nel 1929 scrisse a Pietro Nenni una lettera in cui polemizzava con la sua raccolta di articoli dal titolo “La guerra civile”: “Ma come ti è saltato in mente? Per guerra civile si intende lo scontro armato di due fazioni che nella lotta rischiano il tutto. Al contrario tutti i rischi erano per gli antifascisti. Molte volte il piano era concertato e stabilito nelle prefetture del Regno”[6]. Il suo pensiero non poteva non andare anche ai fatti della Serra.
Bacigalupi fu uomo dal “carattere alquanto impetuoso e ardito”[7] ma anche di “acuta intelligenza”[8]. Margherita Manfredi, relatrice al convegno sui fatti della Serra del 12 febbraio, ha scoperto che Bacigalupi si candidò alle elezioni amministrative di Castelnuovo Magra, suo paese natio, nel 1905, non risultando eletto. Ma lo fu nel 1910, quando i socialisti castelnovesi conquistarono il Comune. Si era iscritto al PSI nel 1897, a quindici anni. Morì socialista.
La sua complessa vita politica incarna la componente massimalista del socialismo, all’insegna del principio dell’autocoscienza del proletariato come classe -il Bacigalupi del “biennio rosso”-, dell’internazionalismo -il Bacigalupi della Spagna-, del messianismo rivoluzionario. Bacigalupi concludeva così, nel 1931, un articolo sulla sentenza del processo sui fatti della Serra:
“Nella fosca nebbia del presente che avviluppa l’esistenza grama del condannato, scopro un piccolo raggio di luce; essa rischiara la mia anima assetata di giustizia, scalda il mio cuore temprandolo al sacrificio. Quella luce, quella fiamma possente che mi scalda il cuore, è la fede, è il socialismo. Coraggio”[9].

Giorgio Pagano

Fine. La prima e la seconda parte dell’articolo sono stati pubblicati sui numeri di aprile e maggio di “Lerici In”.


[1] Prefettura di Spezia, 3 dicembre 1925, Casellario Politico Centrale 27480, Archivio Centrale dello Stato.
[2] Prefettura di Spezia, 11 gennaio 1926, Casellario Politico Centrale, cit.
[3] Ambasciata d’Italia a Parigi, 4 luglio 1928, Casellario Politico Centrale, cit.
[4] Ambasciata d’Italia a Parigi, 19 ottobre 1929, Casellario Politico Centrale, cit.
[5] Divisione Polizia Politica Ministero dell’Interno, 25 novembre 1931, Casellario Politico Centrale, cit.
[6] “Lettera di Angelo Bacigalupi da Parigi a Pietro Nenni del 15 settembre 1929”, Patrimonio dell’Archivio Storico Senato della Repubblica, Pietro Nenni, 1. 1. 2. 161.
[7] Prefettura di Genova, 27 novembre 1917, Casellario Politico Centrale, cit.
[8] Prefettura di Spezia, 3 dicembre 1925, Casellario Politico Centrale, cit.
[9] Angelo Bacigalupi, “La Sentenza”, in “Almanacco del Partito Socialista Italiano”, Partito Socialista Italiano, Parigi, 1931, pp. 61-66.

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