Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Doria vs Renzi. L’insostenibile solitudine dei sindaci

a cura di in data 28 Giugno 2012 – 10:34

La Repubblica – Il Lavoro – 25 Giugno 2012 – Non sopporto i rottamatori. Fare bene il Sindaco e voler essere un leader nazionale è demenziale”: l’affondo di Marco Doria contro Matteo Renzi ci dice molte cose su come farà il Sindaco. E su un futuro non semplice. Ce lo spiega bene il libro “Cinque anni di solitudine” di Roberto Balzani, Sindaco di Forlì dal 2009. C’è una somiglianza biografica tra i due: pure Balzani era un docente universitario di storia, spinto dalla molla dell’impegno civico a cimentarsi nelle primarie vinte contro un Sindaco al primo mandato, fino all’elezione al ballottaggio. Ma c’è molto di più che accomuna Balzani a Doria e ai Sindaci. Innanzitutto il profondo senso di solitudine. Non solo perché c’è “un luogo della responsabilità e della decisione che non è condivisibile con alcuno”: dall’elezione diretta (1993) è sempre stato così. Il problema è che, a vent’anni dalla nascita di un’esperienza che aveva fatto dei Sindaci i protagonisti del rinnovamento politico e istituzionale, si deve parlare di una sconfitta: i Sindaci sono rientrati nell’ombra, comprimari di uno Stato in cui ha vinto la spinta centralista. Roma è lontana, e i giorni genovesi della “stangata sull’Imu” ne sono la prova. 

Dal libro emergono altre riflessioni utili per Doria. Una riguarda “l’enorme problema del rapporto tra Sindaco e partiti di maggioranza: rapporto che non può essere più di derivazione diretta, ma che non può neppure risolversi in un’autonomia totale, come se ai partiti non spettasse altra funzione se non quella di accendere alla bisogna la macchina elettorale”. Balzani ritiene che siano i programmi a costituire “l’autentico nesso tra élite di governo e organizzazioni politiche”; ma rileva che, per come sono ridotte oggi queste organizzazioni, ciò è molto difficile. “I programmi non interessano quasi più nessuno”, perché “la classe dirigente politica si è disabituata a ragionare in termini prospettici, restando schiacciata sul presente”. Regna la “presentificazione”, trionfa la prassi senza meta (se non quella delle prossime elezioni). Un esempio? L’opposizione dell’Idv all’inevitabile aumento dell’Imu, dettata da ragioni molto contingenti. Quel che serve, scrive Balzani, è una “progettazione sistemica”, una “visione della città e del suo futuro”, che coinvolga le forme di cittadinanza attiva e non si faccia orientare dai piccoli gruppi di portatori d’interesse. La “visione strategica partecipata” è assai d’aiuto anche nel rapporto tra Sindaco e partiti di maggioranza, perché li spinge a uscire dalla prassi senza meta.
L’altra riflessione è questa: la “visione strategica partecipata” può sconfiggere la “presentificazione”, ma il rischio è che i Sindaci si adeguino a quest’ultima. Sono coloro, nota Balzani, che agiscono come “politici posizionali”, alla ricerca di un “posizionamento” per mantenere il proprio ruolo o per “fare carriera” in altre “posizioni” istituzionali e politiche. Matteo Renzi docet. Tra “presentificazione” e “posizionamento” c’è una chiara relazione: in entrambi i casi il fine è di brevissimo periodo. Non è più “la cosa pubblica”, ma “me stesso nella cosa pubblica”. Ed è chiaro che ai “politici posizionali” interessano le relazioni personali, i “patti”, i “clientes” e assai poco le idee. E il politico “visionario” e “non posizionale”? Egli “vive in un mare tempestoso, nel quale il suo guscio di noce appare di continuo in balia degli elementi”.
Marco Doria lo ha detto: è di una pasta opposta a Renzi, e non cercherà di uscire dalla solitudine ambendo alla politica nazionale. Gli serviranno, quindi, progettualità e raccordo con le energie civiche. La sua solitudine può essere superata “dall’alto”, mettendo in discussione il centralismo statalista; e “dal basso”, con nuove forme di pianificazione partecipata e di democrazia dei cittadini. Che dall’esperienza dei Comitati per Doria sia nata un’associazione permanente è un fatto che va nella direzione giusta.

Giorgio Pagano

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