Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Alle origini del fascismo, lo sbarco in Liguria nella crisi della sinistra

a cura di in data 20 Marzo 2022 – 09:40

Il Secolo XIX nazionale, 12 febbraio 2022 – Il 15 febbraio 1922 una spedizione di squadristi spezzini partì per La Serra, frazione di Lerici. Lungo la strada ci fu uno scontro armato, in cui persero la vita il fascista Alberto Landini e il comunista Stefano Gabriele Paita. L’obiettivo era il capo degli antifascisti della zona: il socialista Angelo Bacigalupi, operaio del Muggiano, primo deputato socialista eletto alla Spezia (dal 1919 al 1921).
Fu una guerra civile? La categoria vale per la Resistenza, ma per il 1921-1922 è del tutto inappropriata. Bacigalupi, esiliato in Francia dopo essere stato incarcerato per i fatti della Serra, lo scrisse a Pietro Nenni in una lettera del 1929, in cui polemizzava con il titolo della sua raccolta di articoli “La guerra civile”: “Per guerra civile si intende lo scontro armato di due fazioni che nella lotta rischiano il tutto. Al contrario tutti i rischi erano per gli antifascisti. Molte volte il piano era concertato e stabilito nelle prefetture del Regno”.
Alla Serra non andò proprio così. Due fascisti lericini non parteciparono alla spedizione e avvisarono le forze dell’ordine, che però si guardarono bene dall’intervenire.
Nel 1921-1922 mancò in ogni caso uno dei requisiti essenziali della guerra civile: la violenza fascista era organizzata, quella antifascista no. Certo, forme di resistenza si manifestarono, con un’unità dal basso di operai socialisti, comunisti, anarchici, repubblicani. Alla Serra e prima ancora, nel luglio 1921, a Sarzana, e poi dopo, nell’agosto 1922, a Parma, questo anelito unitario vivo tra le masse diede vita al movimento degli Arditi del popolo. Ma furono tentativi improvvisati, senza un coordinamento nazionale. Quei rivoltosi avevano qualche arma, ma un partito armato del movimento operaio non vi fu mai. I partiti operai erano tutti in crisi e in lite tra loro, e per motivi diversi contrari agli Arditi del popolo.
Per il fascismo, invece, la violenza era un elemento identitario. La guerra civile la volevano i fascisti: ma non trovarono un avversario disposto a combatterlo. Non fu il sovversivismo “rosso” la causa del fascismo, che ha invece origini di lungo periodo nella società italiana, nella violenza precedente e nella repressione ad opera dello Stato.
La storia di Spezia, piazzaforte militare, è un esempio: una larvata dittatura militare fu anticipata già durante la Prima Guerra Mondiale. Il Consiglio Comunale fu sciolto, il Comando della Marina ebbe tutti i poteri. L’operazione fu realizzata da forze legate a una parte della borghesia industriale e della Marina, che sostennero poi il fascismo.
Nel dopoguerra lo spirito rivoluzionario raggiunse la punta più alta nel maggio-giugno 1919. Spezia diede il via alla rivolta contro il carovita che si espanse nel Paese. Fu un moto spontaneo, non militarizzato, che fu represso non solo dalle forze dell’ordine ma anche dai “poliziotti volontari”, i primi gruppi fascisti. Mentre fino ad allora lo scontro era stato solo con lo Stato, d’ora in poi sarà sempre più con i fascisti, alleati con lo Stato (Sarzana fu un’eccezione).
La brutalità antioperaia e antisocialista c’era sempre stata, precedette la protesta e lo squadrismo. L’avvento del fascismo fu il prodotto di questa tendenza eversiva e antipopolare dello Stato. L’ideologia eclettica del fascismo seppe conquistare -tra combattentismo, fiumanesimo, nazionalismo e futurismo- la piccola e media borghesia: ma il suo rapporto con gli agrari e, in Liguria, gli industriali finanziatori fu strettissimo. Così quello con le forze dell’ordine e militari. Il fascismo fu soprattutto ideologia dello Stato. L’invasione fascista della Liguria nell’agosto 1922 fu emblematica: “Il Secolo XIX” raccontò come le forze di polizia piegarono la resistenza popolare avanzando nei vicoli con un’opera feroce di “rastrellamento”, che lasciò campo aperto alle squadracce al comando di Renato Ricci. Altrettanto emblematico fu il 28 ottobre, giorno della marcia su Roma, a Spezia: la città fu presidiata insieme da marinai e fascisti, l’unico caso di scontro fu nascosto dando la colpa ai comunisti -l’ammiraglio Vittorio Tur che fu protagonista del depistaggio lo rivendicò nel 1939 per fare carriera. Il corteo fascista per le vie cittadine fu aperto dalla banda della Marina sulle note di “Giovinezza”.

Giorgio Pagano

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