Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Salvare il piano del traffico a 30 kmh

a cura di in data 14 Settembre 2008 – 09:21

Il Secolo XIX – 14 settembre 2008 – A Torino è cominciata una “rivoluzione”: Santa Rita, il quartiere più popoloso, e semicentrale, sta diventando “zona 30”, cioè a velocità limitata a 30 km l’ora.
L’iniziativa è partita dalla francese Chambery nel 1979, con l’obiettivo, raggiunto, di diminuire radicalmente gli incidenti, lo smog e il rumore. Si è estesa a tante città nordeuropee e, dal 2000, è stata recepita in Italia in una direttiva ministeriale. Hanno cominciato alcune città: Modena, Reggio Emilia, Piacenza… Ora sono 450.
A Torino si fa l’esperimento più ampio. E la Regione Piemonte è all’avanguardia: ha finanziato progetti in 18 Comuni per tre milioni di euro. A Santa Rita l’obiettivo è abbattere gli incidenti del 60% e lo smog del 40%. Gli operai sono al lavoro per eliminare i semafori, pavimentare le vie con asfalto fonoassorbente, creare aiuole al centro delle strade per rendere la vita impossibile a chi ama schiacciare l’acceleratore e per migliorare le giornate di bambini e anziani che vogliono riscoprire il proprio quartiere. Le strade vengono ridisegnate sulla base del principio della continuità della rete dei marciapiedi e delle piste ciclabili e sulla conseguente discontinuità  delle corsie per le auto. Per il Comune quello di Santa Rita è il primo passo, da estendere nei diversi quartieri, a partire dal centro storico.
A Spezia il Piano urbano del traffico approvato nel finale della scorsa consigliatura  prevedeva la “zona 30” nell’area centrale. Mi dispiace di non essere riuscito ad attuare questa parte del Piano e spero che non sia abbandonata. Certo, la reazione istintiva è pensare che si tratti di una follia: “la gente non ha tempo per rallentare, o per andare a piedi. Bisogna correre, correre, correre.”
L’esperienza, in altro campo, di Slow Food dimostra che ci vuole tempo per sfatare queste credenze. Lo ricorda Carlo Petrini: “Quando nacque Slow Food ci consideravano utopisti. Fatica sprecata, spiegavano tanti: la gente non ha tempo per fare la spesa nei mercati, selezionare prodotti di qualità e cucinare. Pronosticavano un fallimento.” E invece oggi Slow Food è una realtà internazionale: sono appena tornato da un soggiorno a New York, perfino lì è nato il movimento e  gli americani cominciano a cambiare le proprie abitudini alimentari!
Ci vorrà tempo anche per ridisegnare il nostro rapporto con le città e renderle più tranquille, sicure e vivibili, ma si può fare. Perfino a  New York, la città che ha costruito immense autostrade urbane, il sindaco Bloomberg ha messo al centro del suo Piano strategico la lotta al traffico privato e all’inquinamento. E non sembra soffrirne in popolarità. Del resto, in alcune città europee sono stati studiati i livelli di accettazione della “zona 30” da parte dei cittadini interessati (residenti e automobilisti), prima, durante e dopo gli interventi: alla fine i favorevoli raggiungono l’85% .
Un’ultima notazione: nella Circoscrizione di Santa Rita maggioranza e opposizione, unite, hanno fortemente voluto il provvedimento, e sono stati confortati dal consenso dei cittadini nelle assemblee e soprattutto dei bambini delle scuole, che, armati di pennelli e attrezzi, stanno aiutando, con i loro insegnanti, gli operai nei cantieri. La “città dei bambini” passa anche da qui.

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