Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Per la Resistenza non serve la retorica

a cura di in data 10 Gennaio 2015 – 11:48

Il Secolo XIX, 7 gennaio 2015 – Per ricordare il 70° anniversario della Liberazione non serve la retorica, ma parole vere e un linguaggio autentico. E’ questo il pregio dei due calendari che le sezioni Anpi di Follo e di Lerici, con il sostegno delle Amministrazioni comunali, hanno presentato nei giorni scorsi. Il calendario è uno strumento nuovo e utile, per coltivare la memoria della Resistenza giorno per giorno, mese per mese. Testi semplici e immagini straordinarie ci restituiscono la lotta e il sacrificio dei partigiani per donarci la libertà e la Costituzione.

Follo versò un grande contributo di sangue. Don Carlo Borelli, il parroco, organizzò la guerriglia e indirizzò i giovani ai monti, nel “Battaglione Val di Vara” della “Colonna Giustizia e Libertà”. Il paese fu oggetto di rappresaglie e rastrellamenti: nel luglio ’44 a Piana Battolla e a Follo alto; nel dicembre del ’44 a Sorbolo e a Bastremoli; infine nel febbraio ’45, quando quattro partigiani furono uccisi, e le loro salme attaccate agli alberi del viale di Pian di Follo. Il calendario ricorda anche un episodio poco conosciuto: la morte di Giuseppe Poggi, che era segretario provinciale del Partito comunista quando, il 28 giugno ‘44, fu ucciso. Stava cercando di riorganizzare a Pian di Follo la nuova tipografia clandestina del Cln, ma fu scoperto e crivellato di pallottole nel sonno dai repubblichini. Preti, azionisti di GL, comunisti: la storia di Follo ci racconta una Resistenza plurale e unitaria, quale effettivamente fu.

Straordinario, e particolare, fu anche il contributo di Lerici alla Resistenza. Fin dall’inizio del fascismo: il primo caduto fu un marittimo degli “Arditi del popolo” della Serra, che respinsero una spedizione punitiva fascista nel gennaio del ’22. Nel piccolo, una vicenda analoga ai “fatti di Sarzana” del luglio del ’21. A Lerici, in piena dittatura, nel 1928, fu ricostituito il Partito comunista clandestino alla Spezia, per opera di un gruppo di operai guidato da Tommaso Lupi, che organizzò la prima tipografia clandestina vicino al Castello. Il gruppo fu scoperto e incarcerato, ma dal solito nucleo nacque, nel 1943, la tipografia clandestina del “Fodo”, alla Rocchetta, che fu decisiva nello sciopero operaio del marzo ’44. Il calendario ricorda i comunisti Lupi e Armando Isoppo, entrambi poi Sindaci di Lerici, Alfredo Ghidoni e Argilio Bertella, cioè coloro che ebbero il merito storico, durante il ventennio, di aver tenuto i “fuochi accesi”; i giovanissimi come Giuseppe Cargioli, il mitico “Sgancia”; il parroco di San Terenzo don Mario Devoto, imprigionato e torturato a Spezia e poi a Genova. Ma anche tante persone semplici, le donne staffetta come gli operai che scioperarono nel ’44.

Oggi non esistono più i partiti, quelli veri; molti cittadini non credono più in nulla e si astengono dal voto; avanza l’antipolitica; nessuno sembra in grado di rispondere alle attese dei più deboli. Fascismo e nazismo hanno preso il potere in situazioni simili. Bisogna evitare che la storia si ripeta, ovviamente in forme diverse. Si può fare solo facendo prevalere, su tutto, i valori della Costituzione. Ce lo impone il debito che abbiamo contratto con tutti coloro che sono caduti per la nostra libertà. A settant’anni di distanza, sarà questo il nostro impegno per tutto il 2015.

Giorgio Pagano
Copresidente del Comitato Unitario della Resistenza

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