Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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La tragedia di Gaza e il ruolo del Comune

a cura di in data 22 Febbraio 2009 – 17:54

Il Secolo XIX – 22 febbraio 2009 – In tanti, in tutto il mondo e in Italia, di fronte alla tragedia di Gaza abbiamo sentito il dovere civile di dire basta con i massacri, la guerra, le violazioni del diritto internazionale. Anche nella nostra città c’è stato uno scatto: lo hanno dimostrato, negli ultimi giorni, la grande partecipazione all’iniziativa di confronto tra ebrei e palestinesi organizzata da alcune associazioni, e l’interesse e la sensibilità manifestati dai giovani negli incontri nelle scuole. Ora occorre dare continuità  a questa presa di coscienza: con la costituzione di  un Comitato per la pace in Medio Oriente, dove enti locali, associazioni, scuole possano riflettere e agire assieme.
Il suo primo compito dovrebbe essere quello di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini, di promuovere una informazione sul conflitto libera, scrupolosa, che valorizzi quanto si sta facendo di positivo per la pace. E di praticare una solidarietà fattiva, per alleviare le sofferenze delle vittime: raccolta di aiuti; adozione a distanza di bambini; cooperazione tra città e tra comunità, sulla scia dell’esperienza spezzina a Jenin. Qui abbiamo costruito, insieme ai palestinesi, un edificio di tre piani che ospita la biblioteca, il centro tecnologico e il centro giovanile. Ora sta per iniziare una seconda fase, in cui daremo un contributo alle attività socioeducative e socioeconomiche del centro, con la partecipazione di operatori spezzini accanto a quelli palestinesi.
L’altro obbiettivo è sostenere ebrei e palestinesi che stanno lavorando per la pace e la riconciliazione. E fare incontrare tra loro amministratori locali e rappresentanti della società civile dei due popoli, per avviare un processo di riconoscimento reciproco: imparare a guardare la realtà con gli occhi del nemico, comprendere il suo dolore e la sua domanda di giustizia, riconoscere la propria responsabilità per il dolore e l’ingiustizia che gli tocca di vivere. E’ il primo,  fondamentale passo per la riconciliazione. Ecco l’importanza dei gemellaggi trilaterali, come quello di Spezia con Haifa e Jenin.
C’è poi un terzo compito: incidere sul nostro governo e sugli altri governi, tutti colpevolmente assenti in questi anni. Senza un’assunzione di responsabilità degli Usa e dell’Unione europea una via d’uscita dal conflitto è impossibile. Dopo Gaza tutto è ancora più difficile: sono cresciute le spinte estremiste e quindi le spaccature non solo tra  israeliani e palestinesi, ma anche all’ interno dei due popoli. Molto, certo, spetta a loro. I palestinesi devono dar vita  a un governo di unità nazionale, anche per isolare l’estremismo di Hamas. Gli israeliani devono interrompere la continua annessione di territori in Cisgiordania e sgomberare le colonie. Altrimenti due Stati non ci saranno mai. C’è chi sostiene che questa formula non abbia più radici nella realtà: che sia una vana parola, che salva la coscienza ma non suscita azioni. Una parte di verità c’è. Ma è vero anche che l’idea del Grande Israele, di un unico Stato, non è più praticabile. Le tendenze demografiche dicono che gli ebrei sono ormai, in esso, minoranza. Se vuole preservare il carattere ebraico il Grande Israele diventa Stato di apartheid. Se vuole restare democratico deve ammettere i diritti dei palestinesi alla terra e quindi a un loro Stato. Di fronte al bivio che sta davanti ai due popoli molto spetta anche alla comunità internazionale e ai nostri “granelli di sabbia”, alla spinta di pace  che può provenire da ognuno di noi.

lontanoevicino@gmail.com

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