Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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La città e il rapporto con lo Stato di Israele

a cura di in data 29 Giugno 2008 – 17:36

Il Secolo XIX – 29 giugno 2008 – Visto dalla Spezia, il sessantesimo della nascita di Israele è un’occasione di riflessione sul complesso rapporto tra sinistra e ebraismo.
Non si può comprendere l’identità della sinistra senza riconoscere che una delle sue radici è la cultura ebraica, e non si può comprendere Israele senza ricordare che i suoi padri fondatori erano cresciuti nelle idee della sinistra. Tra ebraismo e sinistra c’è un rapporto profondo. Movimento socialista e movimento sionista, a fine ‘800, nascono insieme. Il rapporto si cementa nella lotta contro il nazifascismo e nella tragedia della Shoah. Gli ebrei italiani partecipano alla Resistenza (si pensi a Primo Levi) e la Resistenza partecipa al sogno della nascita di Israele. La nostra città ha scritto pagine bellissime della sua storia quando, nel ’46 , stremata dalla guerra, fu generosa con gli ebrei sopravissuti alla Shoah bloccati in porto prima di partire per Haifa. La fotografia della manifestazione del 25 aprile del ’46, che vede sfilare insieme i partigiani e i profughi ebrei, simboleggia come gli ebrei si schierassero a sinistra e come la sinistra si sentisse vicina agli ebrei. Ciò è vero fino al ’48, quando l’Urss è uno dei primi Paesi a votare a favore della nascita di Israele e fornisce, attraverso la Cecoslovacchia, le armi che gli consentono di sconfiggere gli eserciti arabi entrati in guerra. E Israele viene fondato su principi socialisti: i kibbutz sono creati sul modello dei kolkoz sovietici.
E’ negli anni ’50 che cambia tutto. La guerra fredda condiziona le scelte di campo della sinistra italiana. L’Urss sostiene il panarabismo nazionalista, e Israele si avvicina agli Usa. In questo contesto maturano le guerre del ’67 e del ’73, con Urss e sinistre europee schierate a favore dei Paesi arabi. La politica aggressiva di Israele, la sua decisione di non ritirarsi dai territori occupati nel ’67 alimentano la frattura. E La Spezia dimentica la pagina di Exodus. Non si capiva, allora,   quello che in “Storia d’amore e di tenebra” Amos Oz definirà lo scontro delle due ragioni: due diritti legittimi, che vanno entrambi riconosciuti.
La svolta avviene con il viaggio di Giorgio Napolitano in Israele nell’86 e il suo incontro con Shimon Peres. Si afferma allora il principio “due popoli,due Stati”, formula oggi diventata di senso comune.
La città riscopre Exodus, che diventa patrimonio condiviso, e sviluppa la sua funzione di porta di pace nel Mediterraneo e di città del dialogo, impegnata nel progetto di gemellaggio con la israeliana Haifa e la palestinese Jenin. Un progetto difficilissimo, perché la pace è ancora lontana. Però, nonostante tutto, ora c’è una tregua tra Israele e Hamas a Gaza. E’ la prova che una svolta è possibile, e che ognuno deve fare la propria parte, anche piccola. La Spezia, quindi, deve avere il coraggio e la generosità di continuare a giocare un ruolo di primo piano nelle vicende del mondo. Per noi è una missione, una strategia che nasce dalla nostra storia.

lontanoevicino@gmail.com

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