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“Sotto la pelle dello Stato” di Aldo Bonomi

a cura di in data 1 Gennaio 2012 – 17:52

Aldo Bonomi, “Sotto la pelle dello Stato”

Libro potente, di non facilissima lettura, ma che offre chiavi di interpretazione del presente e sentieri di sviluppo del futuro decisamente interessanti.
Ci sono due concetti cardine, entrambi molto stimolanti, per chi vive di Coop: il territorio e le comunità.
E c’è il tentativo di fare dei distinguo e argomentare le diverse accezioni che si possono dare a questi concetti: c’è un territorio che fa da confine a una chiusura, a un ripiegamento su se stessi; e c’è un territorio che si fa portale di attraversamento di flussi e prova a darne un significato e un senso.
Ma cosa sono questi flussi che possono apparire eterei e che invece sono maledettamente tangibili: flusso è la finanza, flusso è la crisi economica, flusso sono le imprese transnazionali, flusso è l’immigrazione, flusso è il sistema di comunicazione.
Di fronte a questi fenomeni il territorio allora può essere pensato come spazio di rappresentazione dove precipitano le tecnologie, le nuove forme di lavoro, la nuova composizione sociale, ma a cui stare ancorati per andare nel mondo con una visione aperta e tornare.
E qui si inserisce la seconda categoria sociale analizzata da Bonomi: chi li vive questi territori? C’è il tentativo, nell’analisi dell’autore, di fare un passo avanti rispetto all’analisi sociale del secolo scorso anche consapevole del fatto che siamo individualmente portatori, sani o meno, di istanze a volte anche inconciliabili.
Bonomi individua tre comunità su cui viene posta la luce dei riflettori della ricerca: la comunità rancorosa, quella operosa e quella di cura .
Chi ne fa parte? Quali sono i comportamenti che le caratterizzano? Quali i principi ispiratori?
Inutile in poche righe banalizzare l’analisi di Bonomi, basti sapere che in questa congiuntura il rischio che la comunità rancorosa possa essere culturalmente egemone fa si che eserciti un’attrazione fatale per la comunità operosa e si possa creare così una saldatura che poco di buono promette al paese.
Lo sforzo di Bonomi si concentra allora sulle modalità in cui la comunità di cura (le professioni dell’inclusione sociale e della cura, l’insegnamento e la giustizia mite, il lavoro invisibile femminile..) possa sostituirsi come magnete verso gli operosi e creare una massa critica positiva che ridia slancio e futuro al paese. L’autore fa diversi esempi che sembrano indicare non solo una possibile resistenza, ma anche una capacità propulsiva economica e sociale forte.
Da parte nostra la lettura del libro stimola una domanda: potrebbe essere Coop un attore sociale capace di investire le proprie energie in questa prospettiva?

Fonte: http://www.scuolacoop.it/2011/12/sotto-la-pelle-dello-stato/

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