Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello. Domenica 19 Settembre ore 17 a Varese Ligure

a cura di in data 15 Settembre 2021 – 20:32

Invito

Varese Ligure – Sala del Castello
Alle ore 17.00

Il secondo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” verrà presentato domenica 19 settembre alle ore 17 a Varese Ligure, nella sala del Castello, per iniziativa del Comune e della Pro Loco di Varese Ligure. Dopo l’introduzione del Sindaco di Varese Ligure Giancarlo Lucchetti, lo storico Getto Viarengo dialogherà con gli autori.
Il secondo Volume, intitolato “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”, si sofferma sulla “grande occupazione” delle scuole del dicembre 1968, che coinvolse tutto il litorale tirrenico, sulle lotte operaie e su tutti gli altri avvenimenti del biennio, dalla notte della Bussola alla strage di piazza Fontana, offrendo un ritratto compiuto della vita politica, sociale e culturale di tutta la provincia e anche, per molti aspetti, di tutto il Paese.
I testimoni che hanno collaborato al libro sono 341, a cui aggiungere i due autori.
“Caratteristica dell’opera -scrive lo storico Paolo Pezzino nella Prefazione- è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose. I due Volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica. In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.
Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.


Il secondo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha fatto tappa anche a Varese Ligure, per iniziativa del Comune e della Pro Loco. Il Sindaco Giancarlo Lucchetti e lo storico Getto Viarengo hanno dialogato a tutto campo con Giorgio Pagano: sulle lotte studentesche e su quelle operaie, sulle risposte delle due principali forze politiche del tempo, DC e PCI, alle istanze del Sessantotto, fino ai riflessi di quel movimento in una realtà isolata com’era allora la Val di Vara.
“La rivolta studentesca e la rivolta operaia ebbero una caratterizzazione analoga: l’antiautoritarismo, la lotta per la giustizia sociale, la fratellanza, cioè la voglia di essere liberi e la voglia di stare insieme. Furono rivolte contigue anche dal punto di vista comportamentale: partivano dalla soggettività per approdare alla dimensione comunitaria, il collettivo era per esistere come persona nuova. Fu una “rivoluzione” esistenziale, culturale, morale. Con aspirazioni profonde, quasi antropologiche. Forse proprio per questo non poteva durare a lungo. Ci furono comunque limiti sia del movimento che delle forze politiche che avrebbero dovuto interpretarlo. Nel movimento ci fu una ripresa dei vecchi strumenti organizzativi e delle vecchie nozioni: il Sessantotto rifluì nelle vecchie idee contro cui si era battuto. D’altro lato le pulsioni vitali del movimento non riuscirono ad entrare nel patrimonio genetico delle varie forze politiche. Tutte le culture politiche, nel medio periodo, fallirono. Nella DC e nel PCI la strategia di Moro e quella di Berlinguer furono due tentativi di comprensione delle novità del Sessantotto e di innovazione della politica dei rispettivi partiti: ma entrambi furono sconfitti alla fine degli anni Settanta. Cominciò l’egemonia di un altro pensiero, di un’altra idea della modernizzazione: quella liberista”.
“Anche in Val di Vara -ha concluso Pagano- il Sessantotto lasciò comunque segni difficili da cancellare. Un documento del 1° gennaio 1969, firmato da cinque parroci della zona, Angelo Carabelli, Guido Corradini, Sandro Lagomarsini, Franco Martini e Mario Perinetti, denunciò le bocciature e gli abbandoni nelle scuole elementari dell’Alta Val di Vara. Nell’estate del 1970 si tenne a Varese Ligure una manifestazione contro le bocciature nella scuola elementare, organizzata dal doposcuola di Càssego, che fece epoca. La ‘lunga marcia nelle istituzioni’ teorizzata dall’esponente del movimento studentesco tedesco Rudi Dutschke non si realizzò come progetto politico, ma fu praticata ovunque da molte persone e associazioni: come per esempio la maestra Linda Merciari, il cui diario, che si dipana dagli anni Cinquanta agli anni Novanta lungo tutta l’alta Val di Vara, è una preziosa testimonianza di ‘militanza pedagogica’ e di cambiamento della scuola dal basso”.

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