Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Mercoledì 12 Dicembre ore 17 a Riccò del Golfo, Aula consiliare

a cura di in data 11 Dicembre 2018 – 09:52
Invito

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Mercoledì 12 Dicembre ore 17
Riccò del Golfo, Aula consiliare

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) verrà presentato mercoledì 12 dicembre alle ore 17 a Riccò del Golfo, nell’Aula consiliare (Via Aurelia, 150). All’iniziativa, organizzata dal Comune di Riccò del Golfo, dalla Sezione Anpi Val di Vara e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, interverranno il Sindaco di Riccò del Golfo Loris Figoli e il Presidente della Sezione Anpi Val di Vara Giovanni Figoli. Saranno presenti gli autori.
L’intendimento del libro è quello di fornire un materiale organizzato, anche documentario, tramite il quale capire con la ragione e percepire sentimentalmente il fenomeno della Resistenza al femminile: moltissime donne, nate e cresciute sotto il fascismo, mai prima protagoniste, compirono dopo il 25 luglio e l’8 settembre 1943 scelte morali pesanti e drammatiche. Parteciparono agli scioperi operai, organizzarono proteste, diventarono staffette o partigiane in armi. Nelle campagne e nelle montagne si sviluppò la Resistenza civile delle donne, che furono curatrici e sostenitrici: senza il loro aiuto, variamente declinato fra silenzio, protezione, assistenza, il movimento partigiano non avrebbe potuto superare le traversie del durissimo inverno 1944-45.
Senza la pretesa di esaurire l’argomento “Donne e IV Zona Operativa”, il libro sicuramente costituisce una novità e un punto fermo: il nuovo sta nell’articolazione dei contenuti, nell’apparato di note, nell’ agevole accesso al materiale anche grazie all’indice analitico, nelle indicazioni bibliografiche, nell’ampia documentazione fotografica; il punto fermo è dato dal fatto che sono state raccolte- e oltre l’attuale fase storica sarebbe stato davvero impossibile- le ultime testimonianze delle protagoniste e/o di chi a stretto contatto con esse ha vissuto: 32 sono i ritratti delle donne partigiane, e un intero capitolo è dedicato alle donne delle campagne e delle montagne.
Tra le protagoniste del libro ci sono molte donne contadine della Val di Vara e Bianca Paganini, sfollata a San Benedetto e da lì deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck, con la sorella e la madre Amelia, che vi morì. Amelia Giardini Paganini è ricordata nella grande targa marmorea posta dal Comune di Riccò del Golfo a Val di Pino, in Piazza Caduti per la Libertà.
“In un certo senso -scrivono Pagano e Mirabello- si è trattato di fare una corsa contro il tempo, per ‘fissare’ criticamente ma non freddamente un ‘altro’ tempo, senza il quale e senza l’affiorare in esso del protagonismo femminile non ci sarebbero state la Repubblica e la Costituzione. E’ un ‘altro’ tempo che ci parla ancora. Nella vita delle donne protagoniste del libro si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’… Oggi che il percorso di emancipazione delle donne, così come il più generale percorso di emancipazione sociale, incontra grandi difficoltà, la concezione della Resistenza civile resta un potente strumento di trasformazione culturale: perché insegna che tutti e tutte, e quindi anche i più deboli, e in ogni occasione, possono fare qualcosa”.


Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” ha fatto tappa anche a Riccò del Golfo, nell’Aula consiliare. All’iniziativa, organizzata dal Comune di Riccò del Golfo, dalla Sezione Anpi Val di Vara e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, sono intervenuti il Sindaco di Riccò del Golfo Loris Figoli e il Presidente della Sezione Anpi Val di Vara Giovanni Figoli, che hanno evidenziato il contributo della popolazione di Riccò del Golfo alla lotta partigiana, già subito dopo l’8 settembre 1943.
Gli autori del libro si sono soffermati sulle molte donne contadine della Val di Vara e soprattutto su Bianca Paganini, sfollata a San Benedetto e da lì deportata nel campo di concentramento femminile di Ravensbruck, con la sorella e la madre Amelia, che vi morì. Amelia Giardini Paganini è ricordata nella grande targa marmorea posta dal Comune di Riccò del Golfo a Val di Pino, in Piazza Caduti per la Libertà.
“Nel Comune di Riccò del Golfo operava -hanno detto Pagano e Mirabello- uno dei primi nuclei di ‘Giustizia e Libertà’, attorno a Rino Visconti, a Vero del Carpio e ad altri. C’era anche Alfredo Paganini, fratello di Bianca e Bice. Le due sorelle, sfollate a San Benedetto, facevano da mangiare, lavavano i vestiti, portavano cibo e armi ai partigiani. Ai primi di luglio del ’44, sceso in città per prendere medicinali in una farmacia, Alfredo fu arrestato in piazza Garibaldi: probabilmente per una spiata. Nella notte i fascisti, guidati dal famigerato Aurelio Gallo, e i nazisti salirono a San Benedetto e arrestarono la mamma e le due sorelle. Furono portate nel carcere spezzino: con loro c’erano, tra le altre, Nina Stanzione e la figlia Mirella, Dora Carpanese, moglie di Vero Del Carpio, che era stata arrestata con Alfredo, e Laura Cozzani, moglie del capo partigiano colonnello Mario Fontana. La mattina dell’8 settembre le Paganini e le Stanzione furono condotte in un camion e trasferite a Genova, nel carcere di Marassi, fino al 26 settembre. Poi, in pullman, a Bolzano, e da lì a Ravensbruck, su carri bestiame, per sei giorni e cinque notti”.
L’orrore e la sofferenza vissuti nel campo, giustamente definiti da Bianca “indescrivibili”, emergono comunque dal bellissimo libro “Le donne di Ravensbruck”, una delle prime raccolte di testimonianze di deportate italiane. Le donne Paganini, hanno detto Pagano e Mirabello, “furono protagoniste della straordinaria ‘resistenza minimale’ nei campi: il non lasciarsi andare, il mantenere una scintilla di umanità”.
Il dibattito si è soffermato soprattutto sul ritorno indietro della condizione delle donne nel dopoguerra e sulle difficoltà che ancora oggi persistono. “La Resistenza -hanno concluso gli autori- fece emergere un movimento di consapevolezza femminile che è all’origine di una Costituzione molto avanzata, che mette al centro il principio di eguaglianza, anche tra i sessi. Dopo la Liberazione ci fu il ritorno delle donne nel privato, ma poi, soprattutto negli anni ’70 del Novecento, ci furono tante conquiste nel campo dei diritti. Ancora oggi, però, c’è una cultura che resiste nelle pieghe della società, un’idea della donna che, anche se non trova lavoro, dopo tutto un lavoro ce l’ha ed è la maternità, una concezione della donna come proprietà, che giunge persino al femminicidio. E’ vera, però, anche un’altra cosa: la lotta a questa vecchia cultura, che fa dell’Italia uno dei Paesi più arretrati d’Europa, si può fare solo ancorandosi agli ideali di Bianca Paganini e delle donne della Resistenza. Custodire la memoria è decisivo. Il suo filo è molto esile, va continuamente ritessuto”.

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