Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Presentazione del primo Volume di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Venerdì 28 Agosto ore 21 a Chiavari – Piazzetta San Francesco

a cura di in data 23 Agosto 2020 – 21:29
Invito

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Venerdì 28 agosto alle ore 21 a Chiavari (piazzetta San Francesco) si terrà la presentazione del primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Chiavari e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, con il patrocinio dell’Associazione Il Bandolo. Interverrà Sandro Antonini, storico locale; saranno presenti gli autori. Il Vicesindaco e Assessore alla Cultura Silvia Stanig porterà il saluto dell’Amministrazione Comunale.
Il primo Volume è intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”. Il secondo Volume uscirà in autunno con il titolo “Dalla primavera di Praga all’Autunno caldo”.
Il primo Volume contiene i Racconti. 1960-giugno 1968, le Immagini. 1952-giugno 1968 e i Documenti.
Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”
.


Il primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968” è stato presentato anche a Chiavari.
L’iniziativa, organizzata dal Comune di Chiavari e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, con il patrocinio dell’Associazione Il Bandolo, è stata introdotta dal Vicesindaco e Assessore alla Cultura Silvia Stanig. Lo storico Sandro Antonini ha poi presentato il libro:
“Il titolo dell’opera è un verso della canzone “Dio è morto” di Francesco Guccini, richiama la Beat generation, il fenomeno dei “capelloni”, la musica di quel tempo: fenomeni che furono all’origine del Sessantotto, che non sbocciò all’improvviso ma fu il frutto di una maturazione lungo tutti gli anni Sessanta. Questi fenomeni si incontrarono con altri, più direttamente politici: la lotta dei “ragazzi dalle magliette a strisce” nel giugno-luglio 1960 a Genova ma anche alla Spezia, dove l’antifascismo fu molto forte, fino alle lotte operaie -protagonisti i lavoratori del Cantiere Ansaldo Muggiano- e studentesche del decennio. Dal libro emerge il ruolo fondamentale di “Lettera a una professoressa” di don Milani e della scuola di Barbiana, che influenzò non solo il cattolicesimo progressista ma anche il marxismo. L’unità dei due umanesimi durò più che altrove nella FLM, la Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici, protagonista dell’Autunno caldo, l’ultima ad essere sconfitta. La politica, dopo la sconfitta degli anni Settanta e Ottanta, non è più quella di allora, ha dimenticato la partecipazione e i diritti”.
Antonini ha concluso citando il libro “Il presente come storia” dello storico Paul M. Sweezy: “quello che è stato raccontato da Pagano e Mirabello è irripetibile, ma ci parla ancora”.
Giorgio Pagano, dialogando con Antonini, ha affermato:
Il Sessantotto aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà esistenziale di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata all’eguaglianza, all’autenticità, alla fratellanza. Gli operai lottavano innanzitutto per la loro dignità nella fabbrica caserma, gli studenti per la loro dignità nella scuola gerarchica e nozionistica… Protagoniste furono anche le giovani donne, all’insegna dell’emancipazione e della parità: il simbolo della loro ribellione fu Franca Viola, una ragazza violentata che rifiutò il ‘matrimonio riparatore’ per sposare il ragazzo che amava, affermando così la sua libertà e la sua vittoria sull’’onore tradito’. Questa spinta originaria per la dignità, per dare un senso alla vita personale e di tutti, fu poi messa da parte dallo stesso movimento studentesco e operaio. Prevalsero il dottrinarismo e la “conquista dello Stato”, e ciò fu una delle cause della sconfitta. Nei tempi nuovi occorre, come allora, prefigurare una nuova moralità e senso della vita, un nuovo senso comune, una politica capace di suscitare partecipazione e di ristabilire momenti di connessione emotiva e sentimentale con le persone. Degli anni Sessanta sopravvivono culture ‘dormienti’ che ci parlano ancora”.

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