Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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“Perché è finita la Seconda Repubblica?” ne discutono Giorgio Pagano, Michele Prospero e Roberto Speciale, Lunedì 28 Novembre ore 17 Urban Center

a cura di in data 24 Novembre 2016 – 09:30
Invito

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PERCHE’ E’ FINITA LA SECONDA REPUBBLICA?
NE DISCUTONO GIORGIO PAGANO, MICHELE PROSPERO E ROBERTO SPECIALE
Lunedì 28 novembre ore 17 Urban Center

L’Associazione Culturale Mediterraneo organizza, lunedì 28 novembre alle 17 all’Urban Center, l’iniziativa sul tema “Perché è finita la seconda Repubblica?”. Ne discuteranno il presidente di Mediterraneo Giorgio Pagano e due autori di libri recenti che in modi diversi si sono interrogati sul tema: Michele Prospero, docente di Scienza Politica e Filosofia del Diritto all’Università di Roma La Sapienza, autore di “Il nuovismo realizzato”, e Roberto Speciale, presidente del Centro In Europa, autore di “Anni Ottanta. Storie di fatti uomini e banditi”.Il tema è all’ordine del giorno: sono finiti i partiti ed è caduta la capacità di mediazione, la politica è rifluita attorno al capo. Nel vuoto della mediazione la destra coltiva il mito fragile del capo.Ma la sinistra non coglie la lezione regressiva del ventennio e si muove anch’essa sul terreno della personalizzazione.

Prospero fa una ricostruzione, in maniera critica, di alcuni dei passaggi decisivi degli ultimi venticinque anni della sinistra e del nostro sistema politico, utile a capire bene come vi siano solidi nessi causali tra ciò che è stato e il punto in cui siamo arrivati. Una tesi del suo volume è il legame che unisce la resistibile ascesa di Matteo Renzi con la fine del Pci, o meglio con le modalità e le culture politiche con le quali il gruppo dirigente comunista di allora, guidato da Achille Occhetto, liquidò il Partito comunista e si avventurò per altre vie senza passare in maniera decisiva per il socialismo europeo. Quando nei primi anni Novanta la prima Repubblica entrò in crisi, il nuovo partito guidato da Occhetto preferì scegliere la via dell’antipartitismo, dei referendum, dei governi tecnici, del maggioritario. Anziché trionfare, Occhetto fu il primo a essere travolto dall’onda nuovista. Arrivò, infatti, Berlusconi e durò vent’anni. Quelle idee sostenute da Occhetto, però, non scomparvero, anzi sono state alla base di molti sviluppi futuri. Scrive Prospero: “In questa storia Renzi rappresenta non un’eccezione, ma un punto di arrivo prevedibile e naturale”.

Anche il libro di Speciale ricostruisce lo scenario degli anni Ottanta, e in particolare ripercorre alcune vicende della Liguria, dall’ “affare Teardo” allo scandalo del Casinò di Sanremo, cioè il sorgere della questione morale. Speciale esamina anch’egli le vicende del Pci e della sinistra, di cui fu un protagonista, arrivando a conclusioni simili a quelle di Prospero. Il dibattito è più che mai attuale: che cosa sostituirà questa destra e questa sinistra così in crisi?Come si rimedierà alla fine della seconda Repubblica e alla catastrofe del sistema politico?

 


 

La presentazione dei libri di Michele Prospero -“Il nuovismo realizzato”- e di Roberto Speciale – “Anni Ottanta”- è stata l’occasione per una riflessione sulla crisi della seconda Repubblica e sul referendum del 4 dicembre. L’incontro, organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo, è stato introdotto dal presidente Giorgio Pagano. Pagano ha esaminato le origini e il percorso dell’idea della seconda Repubblica, un’idea per lungo tempo minoritaria e poi, via via, affermatasi sempre più, fino alla nascita della seconda Repubblica nei primi anni Novanta del secolo scorso: “è l’idea del rafforzamento dell’esecutivo, contro la Repubblica antifascista parlamentare, giudicata ‘assemblearista’”. Dopo i primi anni Novanta i partiti “non sono scomparsi ma si sono sfibrati, non esistono più nella società e salvano se stessi solo incardinandosi nelle istituzioni, attraverso il meccanismo per cui chi vince prende tutto o quasi”. Secondo Pagano “la proposta di riforma della Costituzione è una presa d’atto, una codificazione di un fenomeno che già esiste”, ma pone “un problema serissimo per la legittimità del sistema, perché finora le istituzioni hanno retto perché sono di tutti e hanno mantenuto un’aura di imparzialità, che perderanno però se passerà una Costituzione votata da una esigua maggioranza”. Il rischio è che alla crisi dei partiti segua una crisi delle istituzioni occupate in tal modo dai partiti. Per Pagano “è giunto il momento di fare un bilancio della seconda Repubblica, per scoprire il suo fallimento: dopo 25 anni di maggioritario, di leaderismo, di plebiscitarismo, di destrutturazione dei partiti diventati personali, la democrazia italiana non sta meglio ma peggio”. Occorre quindi “interpretare nei tempi nuovi idee come partiti veri, rappresentanza sociale, mediazione, proporzionale”. Prospero ha condiviso questa analisi: “tutto nasce dal nuovismo di Occhetto e dall’ubriacatura del maggioritario, che ha portato prima al leaderismo di Berlusconi e poi a quello di Renzi”. “Il referendum è un plebiscito a cui opporsi -ha proseguito- perché così si rinuncia per sempre alla normatività della Costituzione”, e “la governabilità e la decisione sono un’ossessione, mentre il problema vero della politica è la rappresentanza sociale”. Speciale ha criticato anch’egli Occhetto e il leaderismo e i partiti personali nati negli anni Novanta e preparati negli anni Ottanta. Ma, ha aggiunto, “i cittadini vogliono la democrazia che decide” e “la semplificazione e la velocità”. Ormai “non è più possibile tornare ai partiti di massa e alla mediazione, perché serve la decisione”. Da qui il suo sì al referendum. Ma il problema, ha risposto Prospero, “non è il tempo che serve alla decisione, è il suo contenuto, se esprime o no una critica all’attuale sistema economico”. Mentre “l’alternativa alla mediazione è il leader che decide da solo, con i vari De Luca che fanno i ras dei territori”. Molto stimolante è stato poi il confronto con i presenti. Tra gli altri sono intervenuti lo studioso di storia locale Alberto Scaramuccia, l’ex sindaco Sandro Bertagna e l’ex preside del Nautico Abramo Spinella.

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