Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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La pandemia può riaccendere i valori del Sessantotto

a cura di in data 27 Luglio 2021 – 20:46

Il Secolo XIX, 8 luglio 2021
di Sondra Coggio

L’idea originaria era quella di un libro sul ’68 spezzino, che vide la città all’avanguardia nazionale. E’ diventato un lavoro in due volumi, perché gli anni ’70 segnarono la sconfitta di quegli ideali, imponendo paradigmi che ancora dominano oggi. Forse la pandemia potrà spiegarci a rivederli. Chissà. La gente non si fa mai addomesticare del tutto.
L’opera completa si intitola “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”. Giorgio Pagano l’ha firmata con Maria Cristina Mirabello, ascoltando ben 343 testimoni del movimento <<nato dalla voglia di cambiamento dei giovani, gli studenti medi e non gli universitari, e degli operai>>. La seconda parte è appena uscita. E in questa lunga estate sarà presentata in tantissime località. <<E’ faticoso, ma è la cosa che più mi piace — spiega — perché la storia di un libro inizia quando ne discuti con gli altri. E questo è un libro aperto. Parla di anni interessanti. Mi piacciono la Resistenza, gli anni ’60, perché si progettava il futuro. Non è nostalgia. E la speranza di riattizzare la fiamma, ripartendo dalle tracce>>.
Dibattiti. Creatività culturale, teatro, musica, cinema, poe-sia, pittura. Nuovi linguaggi. Pagano si chiede dove siano finiti, quei tempi <<in cui si lottava per riprendersi la vita, autogovernarsi, con una rivoluzione che partiva dalla vita personale, prima ancora che da quella politica. In fondo le domande sono rimaste quelle di allora. Se ci accontentiamo di bere e di mangiare e di avere uno smartphone, o crediamo che la vita sia qualcosa di più>>. I ragazzi e gli operai che volevano <<mettere dei fiori nei vostri cannoni» erano una ricchezza. Volevano dare «un nuovo senso alla vita>>. Pagano sottolinea che <<senza la cultura, la politica non va da nessuna parte>>. E osserva desolato l’appiattimento della società contemporanea. <<in Africa e in America Latina i giovani sono sempre in lotta. Noi siamo introversi, non guardiamo abbastanza al mondo, ma nel mondo i ribelli ci sono ancora. Ci saranno altri ’68. Già ci sono. Magari sparsi, incompiuti, vaghi, ma confermano che si può sperare, che l’uomo non può essere definitivamente conformista>>. Pagano dice che il’68 agli inizi <<non era violento». E richiama l’attenzione centrale che c’era <<per scuola, cultura e sapere>>. Quella passione è perduta.
Prossime presentazioni del libro il 12 luglio al Cinquale, il 24 a Pontremoli, 25 a Riomaggiore, il 27 a Sesta, il 31 a Brugnato.

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