Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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La lezione delle primarie genovesi

a cura di in data 23 Febbraio 2012 – 13:26

Città della Spezia e Cronaca4 – 17 Febbraio 2012 – “I democratici parlavano dell’Udc, io di temi concreti”: forse questa frase di Marco Doria, che ha dato il titolo alla sua intervista a Repubblica dopo le primarie genovesi, è quella che meglio esprime il senso della svolta sottola Lanterna.Nonè protesta, non è antipolitica, è voglia di cambiare il vecchio modo di fare politica. Un intellettuale fuori dai giochi ha stravinto con pochi euro, accanto a un prete di strada (Don Gallo) e a tanti giovani, mobilitando le migliori energie della società civile. Non è la vittoria di Sel, l’unico partito che ha appoggiato Doria, ma del popolo di centrosinistra, che ha espresso una voglia di cambiamento che ora i partiti di centrosinistra, tutti, devono saper interpretare. E’ una posizione che esprimo da tempo, da quando è nato il Pd. E che non ha nulla a che fare con quella sinistra “autoreferenziale e massimalista” di cui parla, in polemica con me, la dirigente dell’Api Sara Danesi. Il centrosinistra deve evitare l’avvitamento verticistico e cimentarsi con i problemi e le angosce della vita reale delle persone: questa è la lezione di Genova. Il centrosinistra deve anche ricercare un compromesso con le forze moderate, è vero. Ma a partire da una visione chiara di quel che è e di quel che vuole. Facendo valere le sue ragioni. Come ha fatto Giuliano Pisapia, che è diventato sindaco di Milano grazie a questa chiara identità; e che poi ha scelto come assessore uno dei leader dell’Api, Bruno Tabacci.

Da parte mia, lo  ripeto, non c’è nessuna polemica con l’Api e con il Terzo Polo. Penso che a livello nazionale la strategia di Casini sia quella di conquistare la leadership del polo moderato, alternativo al centrosinistra. E’ il processo in atto di “europeizzazione” delle forze politiche -perché ormai tutto si decide in Europa- che spinge in questa direzione: Pdl e Udc destinati a federarsi all’interno di un Ppe (Partito popolare europeo) all’italiana,  così il centrosinistra nel Pse (Partito socialista europeo). Ma non è detto che finisca così. Ed è positivo che nei territori ci si muova in altra direzione, come a Spezia. Anche se per ora è solo l’Api, dei quattro partiti del Terzo Polo, ad aderire al centrosinistra.

Tornando all’intervento di Danesi, confesso che continuo a non capire l’insistenza dell’Api sui bilanci dell’Associazione Culturale Mediterraneo, alla quale ci si riferisce come se vivesse di finanziamenti pubblici. Tutto il contrario: la nostra è un’associazione di volontariato, che non ha mai preso un euro dal pubblico! Ribadito questo punto, nessun problema alla massima trasparenza. Ho già spiegato come “sopravviviamo”. Riporto ora i dati di dettaglio del bilancio 2009, anno nel quale abbiamo realizzato 27 iniziative. Queste le entrate: 4.500 euro di quote associative, 17.750 di sponsorizzazioni da parte di imprese locali. Queste, invece, le uscite: 625 per spese telefoniche, 1.720 per la realizzazione del sito internet, 1.300 per l’affitto delle sale, 4.445 per i rimborsi delle spese di viaggio dei relatori, 1.700 per l’ospitalità dei relatori, 350 per le traduzioni, 770 per la cancelleria, 5.400 per valori postali, 6400 per la stampa degli inviti, 750 per spese di trasporto di libri e riviste, 420 per commissioni bancarie. Un bilancio in pareggio, grazie al volontariato di tante persone e al fatto che nessuno dei relatori ha chiesto gettoni di presenza. I dati del bilancio 2010 sono molto simili. Mediterraneo è un luogo aperto e plurale, prezioso per le scuole e per i cittadini interessati al dibattito delle idee: cari dirigenti dell’Api, attaccatemi pure per le mie idee politiche, ma lasciate stare Mediterraneo, che proprio non se lo merita!

Infine: la questione vera su cui discutere è quella del finanziamento dei partiti. I cittadini vorrebbero conoscere i loro bilanci, più che quelli delle associazioni di volontariato. Perché i cittadini, quando pagano le tasse, finanziano anche i partiti. Rutelli ha spiegato di essere stato una vittima del tesoriere della Margherita Lusi, che ha sottratto 13 milioni dai fondi dell’ex partito. Come ha detto Linda Lanzillotta, dirigente nazionale e parlamentare dell’Api, “si apre per l’Api un problema politico… a Rutelli si può addebitare una culpa in vigilando”, cioè una responsabilità di omesso controllo. Concordo con Danesi quando afferma che, sciolta la Margherita, i soldi del finanziamento pubblico avrebbero dovuto essere restituiti allo Stato. Ma così, purtroppo, non è stato. Credo a Rutelli, fino a prova contraria, quando afferma che questi soldi non sono finiti anche all’Api. Ma ha sbagliato a chiedere ai giudici di preservare “la riservatezza e l’insindacabilità delle scelte politiche compiute nell’utilizzo dei fondi”. E’ sconcertante. Che cosa c’è di segreto? In un partito che prende soldi pubblici non ci può essere nulla di segreto.

Giorgio Pagano

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