Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Acam, il dibattito sul passato non può che far bene

a cura di in data 13 Febbraio 2011 – 11:27

Città della Spezia – 13 febbraio 2011 – Rispondo con serenità all’on. Orlando, che ha reagito in modo risentito, su Cds, alla pubblicazione del mio Diario su Acam. Innanzitutto non vedo cosa c’entri l’Associazione Culturale Mediterraneo: ha presentato il mio libro, ma i suoi contenuti impegnano ovviamente solo chi l’ha scritto, e non un’associazione pluralista, che ha dato e dà spazio a tutti, credenti e non credenti, nuclearisti e antinuclearisti, politici di partiti diversi (tra cui l’on. Orlando). In secondo luogo non vedo proprio dove siano le ”operazioni elettoralistiche”. Come tutti sanno, il mio impegno politico è oggi civico e associativo, e non partitico. La mia storia personale, inoltre, dimostra che non sono un carrierista e che ho sempre risposto solo alla mia coscienza. Così ho fatto anche in questo caso: di fronte al fatto che nessuno mi ha chiamato a una riflessione collettiva per un’assunzione comune di responsabilità della classe dirigente, ho sentito il dovere di procedere comunque, in solitudine, e di dare il mio contributo. Non capisco perché bisognerebbe affrontare il tema “una volta concluso il percorso di aggregazione”. Come se la discussione sul passato pregiudicasse l’aggregazione con Hera. Semmai è il contrario: analizzare e enfatizzare gli errori del 2001-2004 sulla mancata aggregazione agevola l’aggregazione attuale, contro le spinte localistiche che anche oggi si stanno muovendo per evitarla.
Nel Diario non ci sono “polemiche” pretestuose, c’è una precisa ricostruzione dei fatti, tutta basata sugli atti: i bilanci, le deliberazioni, soprattutto i documenti, finora riservati, della società e dell’advisor di Acam e, da un certo punto in poi, anche dell’advisor  di cui il Comune di Spezia, isolato rispetto alle spinte prevalenti, fu costretto a dotarsi. Ne emerge il perché del fallimento del tentativo di dar vita a un’alleanza tra Acam e altre multiutilities, che era necessaria per ricapitalizzare l’azienda e assicurarle più efficienza dentro una “casa più grande”. Prevalse, per scelta dell’azienda, avallata dagli altri azionisti, il localismo con la “veduta corta”, la scelta di “stare da soli” e di coltivare un isolamento fuori dai tempi. Contro la volontà del mio Comune: il che non ci assolve affatto, perché chi è sconfitto ha il demerito di non avercela fatta  a far passare le proprie idee. Sicuramente sbagliai, come scrivo nel libro, a “cercare sempre di mediare e a rinunciare a una discussione pubblica e aperta”. Non sarebbe stato semplice, e sarebbe scoppiato un putiferio. Ma avrei dovuto farlo.
La mia autocritica riguarda anche i troppi investimenti che l’azienda fece per i Comuni. Detto questo, è sbagliato dire, come si è fatto nell’incontro di presentazione del Diario, che “il problema era l’indebitamento e non l’aggregazione”. Quest’ultima, infatti, era anche il modo per mettere sotto controllo la situazione debitoria che si stava manifestando. Se avessimo fatto un’alleanza, la posizione finanziaria netta di 162 milioni di euro -dato dell’ultimo bilancio che approvai, quello del 2005- sarebbe stata ridotta e non avrebbe comportato problemi. Invece fu fatta, nel 2004, un’altra scelta: rimanere da soli nell’acqua e nei rifiuti, i settori più antieconomici, e privatizzare al 49% il gas, il settore più remunerativo. E’ questa scelta all’origine della precipitazione della crisi negli anni successivi. Io potrei cercare di cavarmela dicendo che il debito è aumentato dal 2007 in poi: ma non  sarei onesto, perché saranno anche stati fatti errori successivi che non conosco, ma alla radice di tutto c’è la scelta “strutturale” del 2004, e la mia sconfitta di allora. L’onestà serve, però, da parte di tutti: se il problema dell’indebitamento fosse riferibile solo al mio decennio amministrativo, dopo sarebbe diminuito. Invece è cresciuto a dismisura. Il che dimostra che il problema è “strutturale”, e che solo cambiando “struttura” con le aggregazioni può essere superato.
Tutta la politica, inoltre, fu unita in un altro errore: nella scelta degli uomini chiamati ad amministrare l’azienda, che i Comuni indicarono mediando tra loro e con i partiti. Usando cioè il metodo del partitismo, che premia più l’appartenenza che la competenza. Con esiti, pur tra qualche eccezione, negativi.
Il confronto sul passato, come si vede, è estremamente attuale. E non può che far bene, se praticato, come ho cercato di fare, in modo pacato e argomentato: perché serve a capire il presente e a costruire un futuro migliore. E’ sbagliato insabbiare il dibattito, e lo è non entrare nel merito, annunciando verità nascoste che non esistono In questo modo si continua, come si è fatto in questi anni, a cercare di scaricare le responsabilità sull’unica persona che è fuori dalla“competizione” politica. Dispiace vedere, in questo, l’on. Orlando in compagnia dell’on. Grillo.
Giorgio Pagano

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