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Gli orti scolastici e Terra Madre: come non farci mangiare dal cibo

a cura di in data 16 Dicembre 2011 – 15:55

La Spezia,Tramonti (2011). Fotografia di Giorgio Pagano vincitrice del concorso per il calendario 2012 dell'associazione Per Tramonti.

Città  della  Spezia,  11  dicembre  2011 – Mercoledì scorso ero nell’area verde della scuola materna e elementare di Mazzetta, trasformata un anno fa in orto scolastico: furono piantati semi di piante di verdure, che sono poi cresciute grazie alla cura dei bambini, guidati dalle maestre e anche da molti genitori. Ora è toccato a cinque meli della Val di Vara, provenienti dal frutteto di Carro (donati dalla Provincia, piantati dai giardinieri del Comune). Come sempre avviene quando si pianta un albero con i bambini, è stata una grande festa. Ma anche un importante momento educativo, come mi ha spiegato la dirigente scolastica Rosanna Cucurnia: ora i bambini cureranno anche i meli, continuando a stare a contatto con la natura e a sperimentare tutti e cinque i sensi. Potranno studiare la geometria per misurare l’orto, il disegno per progettarlo, la lingua italiana o il teatro per descrivere le loro esperienze. E mangiare i prodotti sani di un’agricoltura biologica, imparando l’educazione alimentare, la storia dell’alimentazione e la conoscenza dei prodotti del territorio. Noi, da bambini, avevamo gli orti appena fuori dalla scuola, e i nonni ortolani che ci raccontavano e spiegavano tutto sulle piante e sul cibo. Ma i bambini di oggi no, collegano il cibo al supermercato: ecco perché è importante farli riappropriare della conoscenza dei prodotti della Terra, indispensabile per poter scegliere e garantirsi una sana alimentazione. Per non essere più mangiati dal cibo omologato e poco naturale che inquina la Terra, dal campo al nostro stomaco. Perché nel sistema agro-industriale che domina il pianeta, il cibo è diventato una merce come tutte le altre, senza badare alla qualità e senza rispettare chi lo produce. In questo mondo di valori capovolti, è il cibo che ci mangia, e crea danni gravissimi all’uomo, all’ambiente e alla Natura.

Ero con Silvano Zaccone, il fiduciario della Condotta La Spezia – Cinque Terre – Val di Vara e Levanto di Slow Food, il movimento a cui va il merito di questa e di molte altre esperienze analoghe. Si chiamano “orti in condotta”, per ora sono 25 ma stanno per diventare 40. Fanno parte del  progetto “Mare Terra di Liguria”, finanziato dalla Fondazione Carige, con Slow Food braccio operativo (e il Comune partner per gli orti scolastici). Il progetto punta a risultati diversificati ma connessi tra loro: favorire lo sviluppo economico e culturale locale, valorizzare territori e comunità, creare sinergie tra i soggetti della filiera dei prodotti e dei mestieri tipici liguri, migliorare la capacità dei consumatori di scegliere il cibo “buono, pulito e giusto”, accrescere l’educazione delle nuove generazioni sui temi del cibo, grazie a insegnanti formati in appositi corsi.

Mercoledì abbiamo anche festeggiato in anticipo il Terra Madre Day, che cade il 10 dicembre ed è giunto alla sua terza edizione: ormai una consuetudine per Slow Food, un modo per far sentire che esiste, che è presente per prendersi cura della Terra e garantirla alle future generazioni. Al centro c’è il cibo “buono, pulito e giusto”, da promuovere, mangiare, condividere, far conoscere: come le mele autoctone e biologiche che matureranno nell’orto di Mazzetta.

A proposito di orti, Slow Food è impegnato in un altro grande progetto, i “Mille orti in Africa”. Uno strumento semplice, in un continente al centro del dibattito su come incrementare le produzioni agricole e sconfiggere la fame. Davvero non servono la fitochimica e le sementi ad alta tecnologia, ma cose ragionevoli, efficaci e immediate come gli orti, scolastici o comunitari o familiari. La piccola agricoltura di qualità è la via per garantire la sopravvivenza delle comunità locali africane insieme con quella della Terra Madre in tutto il pianeta. La tragedia dell’alluvione in Liguria ci insegna che il tema è questo anche da noi. E che la cooperazione tra Liguria e Africa dovrebbe mettere al centro il  tema del ritorno alla Terra, perché ci unisce e può originare partenariato e aiuto reciproco. L’avvio e la gestione di un orto in Africa necessita di 900 euro: così come un orto parte da un seme e da una goccia d’acqua, qualunque cifra inizia con pochi spiccioli e con un gruppo di persone che decidono di investire qualche soldo in un po’ di futuro. Per informazioni e donazioni: ortiafrica@terramadre.org

Infine un consiglio, soprattutto ai ragazzi: non perdetevi la prossima edizione (autunno 2012) di Terra Madre a Torino, l’incontro delle comunità del cibo di tutto il mondo: contadini, pescatori, piccoli produttori, cuochi, una grande alleanza tra chi produce il cibo e chi poi lo mette in pancia, per contrastare lo strapotere dell’agrobusiness internazionale e ricostruire un rapporto vitale tra l’uomo e la Terra. Come dice Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, “Terra Madre è la nuova Woodstock, dove si parla di cibo e agricoltura, ma soprattutto di spiritualità, che è l’essenza di tutti noi”. La politica è drammaticamente indietro rispetto a tutto questo: ha un deficit culturale. Battiamoci per cambiarla e intanto diamoci da fare, anche a partire dal cibo, per riprenderci le nostre vite.

Contatti: lucidellacitta2011@gmail.com

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