Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Waterfront e aree Enel, serve un Puc all’altezza

a cura di in data 6 Febbraio 2018 – 16:33

La Nazione, 4 febbraio 2018 – Il futuro del waterfront e delle aree dell’Enel sembra essere lasciato al “caso”: o meglio alle scelte o delle grandi compagnie crocieristiche o degli investitori interessati a centri di ricerca e a fabbriche. Non si tratta di tornare a una visione pianificatoria rigidamente burocratica e dirigista, ma non possiamo nemmeno pensare di affidarci a una progettualità negoziata e contrattata con i privati, fondata sulla fiducia, oggi più che mai ingenua, nel mercato come portatore di soluzioni. Anche perché sarebbe una progettualità episodica e svincolata da una visione complessiva della città.

Per questa ragione è necessario trovare strumenti capaci di costruire, in entrambi i casi, un piano urbanistico all’altezza di questa fase di incertezze: non più rigido come in passato, ma pur sempre un piano e non l’ammaina bandiera della pubblica amministrazione. Non è possibile lasciare la città al “caso”: la mancanza di un quadro di indirizzi e della consapevolezza delle relazioni che connettono una singola area di trasformazione a un sistema complesso come la città non può che condurre a gravi errori. Serve una forte capacità di visione e di condivisione che progetti queste due aree nelle loro relazioni di interdipendenza con tutta la città esistente. Il waterfront deve certamente diventare il simbolo della nuova città turistica ma anche quello della “riappropriazione” del mare da parte degli spezzini; le aree dell’Enel l’occasione per la riaffermazione della vocazione industriale della città ma anche per il riscatto del levante, pesantemente penalizzato dalle scelte del vecchio industrialismo. La qualità nell’assetto fisico-spaziale della città deve diventare il primo obbiettivo.

Lo strumento esiste: il Progetto Urbanistico Operativo, integrato dalla Valutazione Ambientale Strategica e da validi processi partecipativi. Il Progetto Urbanistico Operativo è necessario anche per essere trasparenti nelle scelte, sia nei confronti degli operatori, che non amano l’assenza di “regole del gioco”, sia nei confronti dei cittadini, che non accettano soluzioni a scatola chiusa.

Dopo anni di paralisi capisco che la destra dica: “Finalmente è arrivata la politica del fare”. Ma il problema non è “fare”, è “fare bene”. Un Progetto Urbanistico Operativo complesso, flessibile e sostenibile, dotato di un programma e frutto della partecipazione, è una valida risposta, sia per il waterfront che per le aree dell’Enel, alla necessità di “fare bene”.

Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo

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