Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Landini, riferimento per la nuova sinistra

a cura di in data 16 Giugno 2015 – 08:08

Il Secolo XIX Nazionale, 12 giugno 2015 – Il dato elettorale consegna una duplice sconfitta: quella del Pd ligure e in primis del duo Burlando-Paita, considerato dagli elettori l’espressione di un modello di governo da rottamare; e quella di Renzi. La prima sconfitta è difficilmente rimediabile: richiede una svolta politico-programmatica radicale, finora solo abbozzata dalla sinistra interna, rivelatasi incapace di impedire che la Paita corresse imperterrita verso il baratro. Poteva farlo solo in un modo: con le dimissioni dei suoi dirigenti, l’atto estremo per far capire a Renzi che con la Paita la sconfitta sarebbe stata sicura. Una previsione per cui non servivano i sondaggi: bastava parlare con la gente per strada.

Anche la sconfitta di Renzi non è un incidente di percorso. Italicum, Jobs act e Buona scuola non sono piaciuti agli elettori di sinistra, che hanno preferito astenersi piuttosto che votare il “Partito della nazione”. Pastorino non c’entra, anche perché le sue liste si fermano al 6,60 per cento, confermando nella situazione più favorevole, la Liguria, la crisi profonda dei partitini della sinistra. O meglio, Pastorino e la sinistra Pd c’entrano perché per quel 50 per cento di cittadini che vanno a votare i partiti divisi, così come i piccoli partiti, non hanno appeal.

La destra vince grazie alla Lega, che alimenta la guerra tra poveri: in un’Italia sempre più impaurita da una crisi troppo lunga di cui i ceti più deboli non vedono una via d’uscita, l’immigrazione offre il capro espiatorio perfetto. Toti e Forza Italia si adeguano perché hanno capito che a loro conviene: altro che tornare al “patto del Nazareno” e alla collaborazione con Renzi. Questa stampella dunque verrà meno.

Poi c’è il M5S, che non è una meteora: nonostante che Grillo sia sempre meno in prima fila, il movimento si radica sempre più ed esprime una classe dirigente più competente. Ma non vince perché rifiuta ogni alleanza. Il bipolarismo, comunque, appartiene a un passato che non torna più.

E la sinistra? Il flop delle regionali segna la fine di una storia. Il vero fatto politico nuovo, non a caso attaccato da Renzi, è la Coalizione sociale di Landini: non un’aggregazione in vista di una scadenza elettorale, ma un progetto che parte dal sociale per riunificare ciò che la crisi ha diviso. E’ l’unica impresa non minoritaria e residuale oggi in campo, che può diventare il punto di riferimento non solo per la sinistra, ma anche e soprattutto per chi non va più a votare, per i delusi del Pd e per il M5S del postgrillismo.

Giorgio Pagano
Presidente delle associazioni Mediterraneo e Funzionari senza Frontiere

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