Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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I “ribelli” che seppero offrire una speranza

a cura di in data 29 Novembre 2010 – 10:04

Il Secolo XIX – 29 novembre 2010 – Oggi in Val di Magra si ricordano i rastrellamenti del 29 novembre 1944: fascisti e tedeschi salirono dal fondovalle per le colline, arrestando e uccidendo chiunque trovassero, per poi attaccare le bande partigiane. Il 21 novembre c’erano stati i rastrellamenti a Migliarina: 400 persone arrestate, torturate nella caserma del 21° Reggimento, dove oggi sorge la scuola 2 giugno, molte deportate nei campi di sterminio. La città le ha ricordate con una cerimonia al 2 giugno, e con l’intitolazione di un tratto di via De Nobili a “Largo dei Deportati di Migliarina”. Sono giorni di grande impegno per l’antifascismo: il Comitato Unitario della Resistenza ha chiuso l’anno dedicato alla Deportazione consegnando attestati ai dirigenti emeriti del Comitato e proiettando il film di Enrico Colombo “Per  non dimenticare”, girato durante un pellegrinaggio nei campi. A Beverino una targa contro il fascismo sarà posata sopra il fascio littorio che è purtroppo collocato nel pavimento dell’aula consiliare. E manifestazioni si terranno dappertutto, per ricordare i tanti eccidi di quell’inverno difficile, che precedette la vittoriosa primavera del 1945.
Far conoscere e pronunciare le parole dei partigiani è oggi il compito politico più importante, la sfida più bella su cui misurarsi. In questo ci aiuta il libro “Uomini alla macchia”, del giovane ricercatore spezzino Maurizio Fiorillo: un volume prezioso, che ricostruisce le vicende delle formazioni partigiane lunigianesi, operanti sulle montagne delle attuali provincie di Spezia e Massa-Carrara. Ne emerge la reale consistenza dell’attività “militare” delle bande, troppo esaltata in molti scritti commemorativi o troppo sminuita dalla pubblicistica neofascista. Dai documenti dei partigiani, dei fascisti e degli angloamericani scaturisce l’immagine di una guerriglia intensa, in grado di controllare per lunghi periodi porzioni di territorio montano e di indebolire l’autorità fascista nei centri maggiori. Il libro è utile anche per studiare la genesi delle bande “ribelli”: l’autore non si concentra solo sul ruolo dei partiti clandestini (in particolare del Pci), ma prende anche in considerazione i legami tra la renitenza alle chiamate di leva fasciste e la salita in montagna. Oltre che sull’operato degli antifascisti “politici”, l’attenzione è posta sul percorso dei giovani che, privi di conoscenze politiche, spesso si univano alle bande partigiane per sfuggire all’arruolamento e che nei mesi passati sui monti ricevevano una prima educazione a ideologie diverse da quella fascista. Fiorillo non tralascia nemmeno i contrasti tra i diversi comandi partigiani o interni alle singole bande, legati sia a rivalità personali che a tensioni politiche. Non mancarono, in un movimento clandestino così vasto, fallimenti organizzativi, debolezze, lati oscuri. I “ribelli”, nati dalla sconfitta dell’8 settembre, dalla fuga da una guerra odiata e da un desiderio di riscatto spesso confuso, combatterono contro nemici infinitamente superiori e contro i loro stessi errori. Offrirono, però, un’alternativa e una speranza per il futuro. Non si arresero mai e non accettarono di essere spettatori passivi della storia. Fu questa la loro principale vittoria, ed è il grande insegnamento morale che ci hanno lasciato.

lontanoevicino@gmail.com

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