Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 29 Novembre ore 17 a Santo Stefano Magra, Centro Sociale Ruffini

a cura di in data 27 Novembre 2018 – 16:04
Invito

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 29 Novembre ore 17
Santo Stefano Magra, Centro Sociale Ruffini

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) verrà presentato giovedì 29 novembre alle ore 17 a Santo Stefano Magra (Centro Sociale Ruffini, via Vecchia del Piano). All’iniziativa, organizzata dal Comune di Santo Stefano e dalla Sezione Anpi di Santo Stefano nell’ambito delle quattro giornate dedicate al 74° anniversario del rastrellamento nazifascista del 29 novembre 1944, interverranno il Presidente della Sezione Anpi Carlo Ferrarini e il Sindaco Paola Sisti. Saranno presenti gli autori.
L’intendimento del libro è quello di fornire un materiale organizzato, anche documentario, tramite il quale capire con la ragione e percepire sentimentalmente il fenomeno della Resistenza al femminile: moltissime donne, nate e cresciute sotto il fascismo, mai prima protagoniste, compirono dopo il 25 luglio e l’8 settembre 1943 scelte morali pesanti e drammatiche. Parteciparono agli scioperi operai, organizzarono proteste, diventarono staffette o partigiane in armi. Nelle campagne e nelle montagne si sviluppò la Resistenza civile delle donne, che furono curatrici e sostenitrici: senza il loro aiuto, variamente declinato fra silenzio, protezione, assistenza, il movimento partigiano non avrebbe potuto superare le traversie del durissimo inverno 1944-45.
Senza la pretesa di esaurire l’argomento “Donne e IV Zona Operativa”, il libro sicuramente costituisce una novità e un punto fermo: il nuovo sta nell’articolazione dei contenuti, nell’apparato di note, nell’ agevole accesso al materiale anche grazie all’indice analitico, nelle indicazioni bibliografiche, nell’ampia documentazione fotografica; il punto fermo è dato dal fatto che sono state raccolte- e oltre l’attuale fase storica sarebbe stato davvero impossibile- le ultime testimonianze delle protagoniste e/o di chi a stretto contatto con esse ha vissuto: 32 sono i ritratti delle donne partigiane, e un intero capitolo è dedicato alle donne delle campagne e delle montagne.
Tra le protagoniste del libro ci sono le donne santostefanesi: la partigiana in armi Irma Marchiani “Anty”, Medaglia d’Oro della Resistenza, la partigiana in armi Giuseppina Cogliolo “Fiamma”, la staffetta Zenech Marani e le donne contadine, che protessero e sostennero sempre i partigiani, soprattutto durante il rastrellamento in Val di Magra del 29 novembre 1944.
“In un certo senso -scrivono Pagano e Mirabello- si è trattato di fare una corsa contro il tempo, per ‘fissare’ criticamente ma non freddamente un ‘altro’ tempo, senza il quale e senza l’affiorare in esso del protagonismo femminile non ci sarebbero state la Repubblica e la Costituzione. E’ un ‘altro’ tempo che ci parla ancora. Nella vita delle donne protagoniste del libro si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’… Oggi che il percorso di emancipazione delle donne, così come il più generale percorso di emancipazione sociale, incontra grandi difficoltà, la concezione della Resistenza civile resta un potente strumento di trasformazione culturale: perché insegna che tutti e tutte, e quindi anche i più deboli, e in ogni occasione, possono fare qualcosa”.


Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” ha fatto tappa anche a Santo Stefano Magra, per iniziativa del Comune di Santo Stefano e della Sezione Anpi di Santo Stefano, nell’ambito delle quattro giornate dedicate al 74° anniversario del rastrellamento nazifascista del 29 novembre 1944.
Protagoniste dell’incontro sono state le partigiane santostefanesi, in primis Irma Marchiani “Anty”, Medaglia d’Oro, una delle figure più belle della Resistenza italiana. Giorgio Pagano ha ricordato la spinta che portò la Marchiani a impegnarsi nella Resistenza: un antifascismo che aveva certamente radici nella tradizione familiare e nell’impegno del padre, ma che era anche e soprattutto “esistenziale”, dettato dalla ribellione alla guerra e alla dittatura e dall’amore per la libertà, dalla “scelta morale” di fare comunque qualcosa. Lo dimostra un passo della lettera inviata al fratello Piero il 10 agosto 1944, inserita nelle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”:
“Nel mio cuore si è fatta l’idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo. Questo richiamo è così forte che lo sento tanto profondamente, che dopo aver messo a posto tutte le cose mie parto contenta… Sono una creatura d’azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma sono tutti ideali alti e belli”.
L’idea che ognuno dovesse dare “il suo contributo” -ha affermato Pagano- diventò a poco a poco sempre più forte, portando all’impegno donne staffette, come la santostefanese Zenech Marani “Katia”, e donne partigiane in armi, come l’altra santostefanese Giuseppina Cogliolo “Fiamma”. Decisivo fu inoltre il ruolo delle contadine, soprattutto durante il rastrellamento del 29 novembre 1944.“Fiamma”, ha detto Pagano, ricorda spesso nella sua testimonianza il contributo dei contadini e delle donne di montagna, “che sempre ci aiutarono nelle più svariate forme. Dandoci un pezzo di pane, un giaciglio o semplicemente con il loro silenzio”. E curando i feriti, come quando le donne santostefanesi aiutarono lei dopo una ferita al ginocchio, o il partigiano “Fiume”, nascosto in un canalone: ”Tutte le donne di Santo Stefano meriterebbero un riconoscimento, sono state meravigliose”.

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