Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Il caso Ilva e le scelte della sinistra

a cura di in data 22 Agosto 2012 – 09:21

La Repubblica – Il Lavoro – 21 Agosto 2012 – Ha certamente ragione Claudio Burlando quando, sul dramma dell’Ilva, afferma che “l’accordo di Cornigliano può fare da apripista per Taranto”. E tuttavia non si può non riflettere sul fatto che dall’ultima colata a Cornigliano sono trascorsi sette anni, un tempo enorme che non è stato utilizzato per evitare che la storia si ripetesse, in modo ancor più grave, a Taranto. Più i giorni passano più ci avvediamo di un’incuria colpevole che dura da anni, che non poteva non portare all’intervento della magistratura. C’è una responsabilità immane di coloro, quasi tutti, che hanno lasciato che le cose arrivassero fino a questo punto: la proprietà innanzitutto, ma anche chi doveva controllare, chi ha elaborato normative inadeguate… Perché è accaduto? E’ una domanda chiave, che sta di fronte a tutta la classe dirigente, in particolare all’alleanza di centrosinistra che vuole governare il Paese per renderlo più giusto ma anche più in armonia con l’ambiente. La vicenda dell’Ilva di Taranto è solo un’esemplificazione, sia pure gigantesca, di un problema che è sempre più fondamentale: come evitare il conflitto tra lavoro e ambiente. Un problema che riguarda anche la Liguria, dalle grandi opere allo sviluppo dei porti, fino alle centrali a carbone.

C’è una sorta di “pensiero unico”, quello neoliberista, che mette in difficoltà la classe operaia, il sindacato e le forze politiche di centrosinistra: un’ideologia secondo cui per lavorare è inevitabile recar danno alla salute, all’ambiente, al territorio. Mentre invece non è così: la riconversione ecologica del nostro modello di sviluppo è possibile, purché si rovesci l’ideologia dominante. Tanto più oggi, quando lo sviluppo tecnologico consente l’abbattimento di tutte le emissioni inquinanti di natura industriale. Succede in molti Paesi europei, perché non anche all’Ilva? Taranto può vivere senza veleni, continuando a produrre acciaio. Da questo punto di vista l’autocritica di Maurizio Landini, segretario della Fiom, è un fatto politico importante, che dimostra che non mancano la fantasia e il coraggio per una svolta. Quella di un sindacato che, per una volta, non sciopera contro la magistratura ma apre una vertenza con l’azienda, perché stanzi finalmente gli investimenti necessari a continuare a produrre, sì, ma in condizioni di sicurezza per i lavoratori e i cittadini.
Non è semplice, anche perché davanti a noi c’è probabilmente l’esaurimento di una tradizione teorica della sinistra. La stessa Fiom riprende i momenti più alti della lotta sindacale dell’”autunno caldo” ’68-69 e degli anni ’70, quelli dello slogan “la salute non si contratta”: la garanzia dell’occupazione o gli indennizzi economici non potevano cioè bastare a risarcire condizioni di lavoro nocive per la salute. Ma l’analisi si fermava all’ambiente di lavoro, l’ambiente naturale restava oltre i recinti della cultura sindacale e politica. Se ci pensiamo bene, la tradizione teorica della sinistra percepisce il danno all’ambiente quando viene arrecato alla salute delle persone (i lavoratori e le popolazioni locali) ma molto meno quando viene arrecato alla natura, alla quale non viene assegnata nessuna dignità di realtà autonoma, nessuno status di entità avente diritti. La discussione su quale schieramento dovrà contendere alla destre il governo del Paese non può non mettere al centro l’elaborazione di un nuovo pensiero della sinistra che pensi insieme e contemporaneamente il lavoro e l’ambiente. La sinistra del futuro o sarà insieme e contemporaneamente laburista e ambientalista o non sarà.

Giorgio Pagano

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