Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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E se provassimo a riparlare della ferrovia urbana veloce?

a cura di in data 8 Settembre 2011 – 10:32

La  Nazione – 8 settembre 2011 – Qualche settimana fa sono stato tra i relatori a un convegno a Bruxelles, rivolto agli amministratori locali, sul tema degli strumenti finanziari europei per lo sviluppo locale e la riqualificazione urbana. Il tema è davvero importante per le città, perché ormai quelle europee costituiscono le principali risorse  per gli investimenti pubblici. Spesso sono lo Stato o le Regioni a distribuirle: ma sono risorse europee. Grazie alle quali, per esempio, il Comune di Spezia finanzierà gli investimenti più rilevanti dei prossimi anni: i programmi integrati del centro storico (qualcosa è già stato realizzato: la riqualificazione dell’ultimo tratto di via Fiume e di piazza Saint Bon) e del levante.

La fase che stanno vivendo le città europee, e italiane in particolare, non è facile. Gli studiosi parlano di “ricentralizzazione”, cioè del ritorno del potere centrale. La crisi economica e finanziaria viene affrontata dal Governo con un taglio delle risorse pubbliche, concentrato in gran parte negli enti locali. Tutto il contrario di un federalismo che, di fatto, non è mai nato. Molti progetti strategici territoriali sono stati cancellati. Nessuna politica verso le città è stata promossa. Restano, appunto, le risorse europee. Ma qual è stato l’esito delle “politiche di coesione” sviluppate nell’arco della programmazione europea 2000-2013? Un esito insoddisfacente, perché la spesa non è stata collegata a priorità selezionate. Gli interventi sono stati frammentati e polverizzati in tanti “progettini” (la media del costo, in Italia, è di 150.000 euro). Il tema è al centro di un’ampia riflessione in Europa, con l’auspicio di una svolta per la programmazione 2014-2020.

L’Unione europea chiederà che dai territori nascano grandi progetti, presentati da reti e alleanze di città come nuovi soggetti programmatori. Governo, Regioni e Comuni dovranno lavorare, in modo coordinato e integrato, a patti territoriali tra tutti i livelli di governo, per evitare quella sorta di “mercato” in cui contrattare la quota di finanziamento per il proprio “progettino” in assenza di un disegno strategico. Anche ai Comuni spetta avere questa visione: serve elaborare piani strategici di area vasta e sviluppare la collaborazione intercomunale. A Spezia non si parte certo da zero, ma bisogna riprendere un filo che un po’ si è interrotto. Faccio solo un esempio: perché non tirar fuori dai cassetti, tra i grandi progetti, quello della Ferrovia Urbana Veloce che collega la Versilia e le Cinque Terre passando per la Val di Magra e la città? Sarebbe un’opera di enorme valenza ambientale, oltre che una grande leva per lo sviluppo turistico.

C’è, infine, un altro punto critico nelle politiche europee di questi anni: la scarsa partecipazione dei privati negli investimenti urbani. Il project financing, almeno da noi, non ha attecchito. L’Unione europea ha varato alcuni strumenti di ingegneria finanziaria, come per esempio “Jessica”, che alcune Regioni e Comuni stanno cominciando ad utilizzare. Anche noi potremmo provarci.

 

Giorgio Pagano

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