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Sognando il Politecnico

a cura di in data 28 Luglio 2012 – 11:10

La Nazione – 28 Luglio 2012 – L’Officina carpentieri e calafati dell’Arsenale da deposito di rottami si è trasformato in un laboratorio di sperimentazione didattica per il Polo universitario, in cui saranno studiati progetti importanti (imbarcazioni e aliscafi a vela) e sarà restaurato lo storico leudo Felice Manin. Nell’occasione dell’inaugurazione è stato firmato un protocollo d’intesa tra Promostudi (che gestisce il Polo), il Distretto ligure delle tecnologie marine e l’Università di Genova, finalizzato allo sviluppo delle attività di ricerca del Polo: il Distretto metterà a disposizione del Polo tre laboratori, già finanziati e in attesa di trovare una collocazione in aree della Marina. Sono due fatti che lasciano ben sperare, perché fanno intravvedere una via d’uscita dalla crisi latente del Polo e un suo rilancio verso quel “Politecnico delle scienze e delle tecnologie marittime” che è da tempo nei progetti strategici della città.

Perduta Informatica, destinata ad esaurimento, e chiuso il biennio di Ingegneria meccatronica, il Polo si consolida nelle altre attività, il triennio e il biennio di Ingegneria nautica e il biennio di design nautico: l’accordo per finanziarle per quest’anno è stato raggiunto dagli enti riuniti in Promostudi. La certezza del futuro passa dallo sviluppo dell’indirizzo delineato nella simbolica cornice dell’Officina, cioè la collaborazione tra tutti i laboratori esistenti in città, quelli dell’ex Mariperman in primis, per dar vita a una realtà didattica e di ricerca unica nel suo genere in Italia, al servizio della nostra industria navale e nautica. Il “Politecnico” spezzino diventerebbe in questo modo la sede ideale per i corsi del IV e V anno di Ingegneria navale, che oggi si tengono a Genova, e per i laboratori pensati per il Parco Scientifico dell’Erzelli a Genova (è di questi giorni la notizia che l’Università di Genova ha rinunciato a trasferirvi la Facoltà di Ingegneria); ma anche per i corsi degli ufficiali di Marina che terminano l’Accademia Navale, che oggi frequentano il IV e V anno a Napoli, Trieste e Genova, nonché per tutte le attività di progettazione della Marina, oggi concentrate a Roma.
E’ un progetto ambizioso ma realistico, che potrà realizzarsi solo se Comune e Regione faranno squadra e sapranno portare al loro fianco Governo, Marina e Università di Genova. Il punto di forza è che si tratta di un’occasione unica per l’intero Paese. L’industria navale italiana, infatti, è in crollo verticale, sopraffatta da quella coreana, giapponese e cinese non solo per il basso costo del lavoro ma anche per l’eccellenza tecnologica; la nostra industria nautica primeggia ancora nel mondo, ma con difficoltà crescenti. O investiamo in conoscenza e ricerca o l’industria va alla deriva: il progetto spezzino è indispensabile per la possibilità dell’industria italiana di riprendersi e di guidare la ripresa del Paese.
Rimane un punto interrogativo: dove realizzare il nuovo campus universitario? Io ho sempre pensato all’ex Caserma Duca degli Abruzzi come alla sede ideale, altri all’ex Mardichi. La Nazione ha rivelato che ha preso campo l’ipotesi di un trasferimento del Polo e del Distretto “all’interno di alcuni capannoni dell’Arsenale”. Evidentemente l’ipotesi contempla il trasferimento in Arsenale anche dell’ex Mariperman, oggi in viale san Bartolomeo. Si tratterebbe di una svolta storica, finora impensabile: a levante si libererebbe un’area strategica per lo sviluppo turistico-nautico; mentre il corpo centrale dell’Arsenale, quello che dà su viale Amendola, diventerebbe un campus nel cuore della città, parte integrante del patrimonio della comunità. E’ una scelta che farebbe andare avanti di pari passo rinnovamento urbanistico, sociale, economico, culturale della città e delle sue diverse parti. Lo stallo nel rapporto tra Marina e città ha nell’Università il grimaldello per aprire una fase nuova.

Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo

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