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L’ambiente in bilico tra nuove e vecchie visioni

a cura di in data 15 Ottobre 2012 – 09:56

Palestina, Bagnanti nel Mar Morto (2009) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia – 14 Ottobre 2012 – Sono stato assente per un po’ di tempo dalla città per un viaggio di lavoro, ma le telefonate di due amici mi hanno immediatamente informato, in tempo reale, di due importanti successi di coloro che si battono per l’ambiente e il paesaggio, contro “il partito del cemento”. La prima mi è arrivata da Giacomo Campodonico del Comitato Vallesanta: la Giunta regionale, mi ha spiegato, ha approvato la variante al Piano territoriale della costa, ha stabilito quali porticcioli possono essere costruiti e quali invece vengono bocciati e, in un’ottica di maggiore tutela della fascia costiera, ha stralciato la previsione del nuovo porticciolo turistico a Vallesanta di Levanto. Ero stato a Levanto su invito del Comitato a presentare il mio libro “Ripartiamo dalla polis” ed ero rimasto colpito dall’impatto del progetto: maxi-dighe alte 6 metri e la cancellazione della spiaggetta di Vallesanta. Ora tutto questo non esiste più, e si potrà ricominciare dall’opera di consolidamento dell’impianto nautico esistente, ferma restando la sua attuale dimensione. E’ la logica della variante regionale, così descritta dall’assessore Marylin Fusco: “privilegiamo l’offerta di posti barca all’interno di impianti nautici minori, maggiormente legati al territorio e collegati quindi ad una funzione sociale della nautica”. Una logica coerente con la denuncia effettuata da Assomarinas, l’associazione che raggruppa i porti italiani della nautica, che afferma che a causa della crisi economica il quadro di riferimento è completamente cambiato. In una lettera al Governo e ai Presidenti delle Regioni Assomarinas dice che “la crisi del settore della nautica da diporto sta assumendo carattere strutturale con le tendenza a protrarsi per almeno 15 anni” (si veda “Il Sole 24 ore” del 25 settembre). 

La seconda telefonata mi è arrivata da Piero Donati del Comitato per la Colonia di Marinella: la Conferenza dei servizi tenutasi in Regione ha accolto le richieste avanzate dal Comune di Sarzana, dopo la mobilitazione del Comitato, sul futuro dell’ex Colonia Olivetti, che la Regione ha messo in vendita con l’obbiettivo di “far cassa”. E’ stata esclusa la destinazione commerciale per l’edificio principale, ed è stata prevista la destinazione ad ostello della gioventù. Così come è stata accolta la richiesta di mantenere la fruizione pubblica del parco. Mentre alla richiesta di confermare le attuali superfici dei corpi minori, o di eventualmente subordinare gli ampliamenti alla funzione di struttura per il turismo giovanile, i funzionari regionali si sono riservati di fornire una risposta dopo aver sottoposto la questione alla Giunta. Anche in questo caso possiamo tirare un sospiro di sollievo: la vendita per fare un maxi-albergo (ma per chi, se tutti i progetti di segno simile segnano il passo?) è tramontata, e può cominciare il lavoro per realizzare l’ostello e mantenere la struttura e il parco come “beni comuni”.
Naturalmente, in campo ambientale, non ci sono solo le buone notizie. Al mio rientro ho letto un’intervista a Enzo Papi, in cui il Presidente di Termomeccanica ripropone il “tormentone” della realizzazione a Spezia di un forno inceneritore per i rifiuti. Come sempre (altrimenti che “tormentone” sarebbe?) segue il solito attacco personale al sottoscritto. E’ vero, fui io a bloccare il forno a Boscalino di Arcola, che avrebbe dovuto realizzare Termomeccanica. Non ne sono pentito. L’impianto avrebbe infatti comportato un aggravamento dell’impatto ambientale sul levante cittadino, la zona ambientalmente più critica della provincia. Scegliemmo una strada nuova, con il contributo di autorevoli studiosi e del Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi: raccolta differenziata spinta e due impianti a “impatto ambientale zero”, uno di compostaggio a Boscalino e uno di produzione di combustibile da rifiuti, poi realizzato a Saliceti. Il Cdr, per il Ministero, avrebbe dovuto essere valorizzato in un impianto da realizzarsi in ogni regione. Ma non se ne fece nulla: le altre province liguri ad oggi non hanno impianti di alcun tipo e usano solo discariche. Bisogna quindi riconoscere che il modello Ronchi non ha funzionato. Di fronte alla sua insufficienza serve subito una discarica, di cui purtroppo si discute a vuoto da anni. Ma serve soprattutto una soluzione a regime, che non è il tornare indietro all’inceneritore: non solo per i costi alti e per i tempi lunghi di realizzazione, ma anche per le forti insufficienze di carattere ambientale. La soluzione a regime a cui ci spingono le nuove tecnologie è il guardare avanti, adeguando gli impianti che abbiamo già: riduzione dei rifiuti a monte, raccolta differenziata totale, intensificazione del recupero dei materiali residui a valle della raccolta e minimizzazione dello smaltimento in discarica. E’ l’unica soluzione coerente con la Grande Crisi del 2008, che ci spinge a cambiare modello sociale e stili di vita.
Il quadro è quindi complesso. So bene che nella nostra provincia esistono tanti progetti che hanno caratteristiche analoghe a quelli bocciati a Vallesanta e nell’ex Colonia: impatto ambientale e paesaggistico e subalternità del pubblico a logiche privatistiche. Eppure qualcosa si muove positivamente, nella lotta tra nuove e vecchie visioni. Né l’outlet di Brugnato, né la darsena prevista a Fiumaretta nell’ambito del progetto Marinella, né le eccessive edificazioni previste nel masterplan del waterfront spezzino stanno avendo per fortuna vita facile. Anche le modalità di attuazione del Piano Regolatore del Porto stanno incontrando una forte opposizione, perché non danno tutte le garanzie richieste per il rispetto dell’ambiente e perché gli atti assunti dall’Autorità Portuale hanno sollevato molte riserve dal punto di vista della legittimità della procedura, anche da parte del Comune. Su quest’ultimo punto consiglio a tutti l’interessantissima intervista dell’ex sindaco Sandro Bertagna al periodico on-line “Informazione sostenibile”.

Palestina, Bagnanti nel Mar Morto (2009) (foto Giorgio Pagano)

Due considerazioni conclusive. La prima: in questa lotta tra vecchie e nuove visioni sono in campo, per nuove visioni, comitati e associazioni della società civile ma anche componenti importanti del centrosinistra, anche dello stesso Pd. Io non mi sono riconosciuto nel Pd anche a causa del mio distacco dalla classe dirigente locale e dai suoi comportamenti, e ho scelto l’impegno associativo e, in ultimo, in Sel come leve per la ricostruzione di una sinistra smarrita. Ma oggi riconosco che ci sono forze anche nel Pd che sono impegnate in questo lavoro di ricostruzione e che si battono per un nuovo modello di sviluppo. Certo, vanno stimolate perché sono ancora troppo timide e perché le resistenze interne sono enormi. Ma è una novità che è un bene per il centrosinistra e per la città. La seconda considerazione è questa: nessuna di queste battaglie è contro il lavoro e l’occupazione, come sostengono molti nell’”establishment”. Sono battaglie che vogliono coniugare lavoro, occupazione e ambiente (e, nel caso del porto, legittimità e trasparenza). Purtroppo quei molti non vedono le crepe nell’edificio e quando ci sono i crolli aspettano soltanto di ricominciare. Chi dovrebbe capire è chiuso in un mondo fuori dal mondo dove tutti si sostengono e si rassicurano l’uno con l’altro. Oligarchie senza cultura che non cercano un’informazione vera, che sono incapaci di annusare quel che si muove. Che non vogliono vedere che sta finendo un ciclo storico.

lucidellacitta@gmail.com

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