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La cultura, un investimento di coscienza

a cura di in data 25 Settembre 2011 – 15:05

Vernazza (2010) (foto Giorgio Pagano)

Vernazza (2010) (foto Giorgio Pagano)

Città  della Spezia – 25 settembre 2011 – L’estate se ne è andata, restano i ricordi. Come quelli legati alle tante occasioni di spettacolo e di cultura. Il mio ricordo più bello risale al 27 agosto. Anche quest’anno ero alla Prade di Fosdinovo, nel Parco del Museo della Resistenza, con gli amici Gianni Neri, direttore del Museo, e Vanda Bianchi, Luigi Fiori e Piero Guelfi, partigiani. A fine agosto si celebra il gemellaggio con il Museo Cervi di Gattatico (Reggio Emilia): un patto di amicizia che viene festeggiato con la rievocazione storica della pastasciutta che i Cervi offrirono al popolo di Campegine il 25 luglio 1943, giorno della caduta e dell’arresto di Mussolini. A Campegine ogni anno, dalla Liberazione, l’evento si ripete. Alle Prade, dopo la pastasciutta, lo spettacolo vedeva protagonista un’altra grande famiglia della Resistenza, fortemente legata ai Cervi: i Sarzi, famiglia epica della cultura di strada e dell’antifascismo, che in modo superbo seppe far convivere l’arte della prosa e dei burattini con l’attività politica clandestina. La straordinaria saga dei Sarzi è stata raccontata da un gruppo teatrale spezzino, la Compagnia degli Evasi, con la partecipazione di una grande artista: Gigliola Sarzi, sorella di Otello e Lucia, figlia di Francesco e nipote di Antonio, che iniziò l’arte del teatro viaggiante nell’Ottocento. La voce e le mani di Gigliola, le gesta dei mitici burattini sono state davvero uno spettacolo unico. Chi c’era ha visto qualcosa che fa parte del patrimonio culturale nazionale. Fellini, Gaber, Strehler, Fo sono solo alcuni tra gli estimatori e i sostenitori della famiglia Sarzi: Otello è stato, dicevano, “il più grande burattinaio del Novecento”. Noi lo sentiamo particolarmente vicino, perché costituì una delle prime bande partigiane, insieme ai Cervi e a Dante Castellucci, Facio, che fu poi eroe tragico della Resistenza nei nostri monti. Facio e Otello erano amici fin dalla Calabria, quando il primo era un ragazzo e il secondo un confinato politico. Per questo quella sera con noi c’era anche Laura Seghettini, la partigiana che fu compagna di Facio.
La forza dello spettacolo stava anche nelle letture sceniche e nelle musiche della Compagnia degli Evasi, una compagnia teatrale spezzina sorta nel 2002, che da allora ha prodotto una ventina di spettacoli. La loro bravura è uno dei tanti segni di quella che ho definito “la primavera della cultura giovanile” (l’articolo si può leggere nel sito www.associazioneculturalemediterraneo.com). Si è creato un tessuto culturale di operatori che rende la nostra provincia vivace e attraente: la questione politica aperta è quella di come sostenerlo. Serve una politica delle istituzioni che non escluda il consumo e l’intrattenimento di qualità ma li collochi in una strategia che tende a produrre beni culturali durevoli, a sollecitare, promuovere e supportare la creatività delle associazioni e i talenti dei singoli. Se ne è discusso a giugno negli Stati generali della cultura organizzati dalla Provincia, che hanno costituito un’importante occasione di confronto (peccato mancasse un interlocutore essenziale come la Regione). Mi è stato dato il compito di concluderli, tirando le fila, e quindi ricordo bene le esigenze più sentite: la realizzazione di ”centri per la creatività”, che offrano servizi, spazi e incentivi (come ha cominciato a fare la Dialma Ruggiero a Spezia); uno sportello pubblico per gli operatori culturali, per facilitare e coordinare l’accesso a tutte le forme di finanziamento pubblico e privato; la creazione, in collaborazione con gli istituti bancari, di un fondo di garanzia per l’accesso al credito delle associazioni culturali, e così via. E sarebbe bello organizzare ogni anno la “Spezia jam session”: una settimana di performance che abbia come protagonista la nostra scena artistica e creativa.
La svolta richiede una integrazione sovracomunale delle strutture culturali, cioè una messa a sistema che superi ogni municipalismo. Serve poi un maggior impegno della Regione: perché non fare come la Puglia, che dedica alla cultura una parte dei fondi europei generalmente destinati solo a infrastrutture e aziende? La cultura è anche economia: produce oltre il 6% del Pil ed oltre 1,5 milioni di occupati. Occorre anche un maggior coinvolgimento dei privati, che sia favorito da una politica di defiscalizzazione. Vanno bene Della Valle nella Fondazione della Scala e Prada a Ca’ Corner a Venezia: ma servono anche  privati che si occupino dei piccoli teatri e musei. Eni, Enel, Finmeccanica sono anch’essi impegnati in campo culturale: perché non lo fanno di più anche a Spezia, dove hanno fabbriche e impianti da decenni? Infine: bisogna smetterla di tagliare la spesa pubblica in cultura. Chissà quali rigogliosi scenari potrebbero aprirsi se questa spesa cominciasse ad essere considerata, come merita, un buon investimento.


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