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Musica e giovani, si può fare di più

a cura di in data 9 Agosto 2009 – 12:02

Il  Secolo  XIX – 9 agosto 2009 – Estate, tempo di concerti. In questi mesi ho ascoltato molta buona musica. Il rock, innanzitutto. Ero un ragazzo quando, nel 1967, il rock diventava “la” musica del mondo giovanile, e la passione mi è rimasta (grazie a mio figlio). Anche quest’anno, a Torino, mi ha emozionato Bruce Springsteen, il più grande performer che abbia mai calcato un palcoscenico del rock e uno straordinario raccontatore di storie, che tutte insieme compongono un grande romanzo sull’America. E poi, a Lucca, John Fogerty, che suonò a Woodstock e di Springsteen fu un maestro.

Ma ho ascoltato concerti anche in città e provincia. Niente rock, però: spero che il Popeye Festival, che ha ospitato a Spezia icone come Patti Smith e Lou Reed, possa riprendere. Ma la canzone d’autore sì: Franco Battiato a Sarzana. E quella popolare: la rassegna “Fino al cuore della rivolta” a Fosdinovo. E poi il jazz: non ho potuto assistere ai concerti del Festival spezzino ma ho apprezzato Enrico Rava all’anfiteatro di Luni e, a Sarzana, Wynton Marsalis. E la musica classica? Ho perso la magia di Uto Ughi al Civico, ma non quella dell’omaggio a Wagner della Fura dels Baus alla Festa della Marineria.

I concerti estivi  fanno riflettere sullo stato della cultura musicale in Italia e a Spezia. Mi ritorna in mente Woodstock: lì il rock si distaccò dalla musica commerciale elevandosi a qualcosa di molto vicino all'”arte”. Si pensi a Jimi Hendrix, che suggellò la fine del festival con una straordinaria versione, solenne e insieme dissacrante, dell’inno americano, che diventò, con le note tirate e i suoni che ricordano la guerra, urlo lancinante contro l’America del Vietnam. Hendrix fu un grande innovatore, una fusione di rock, jazz, Stockhausen. In quegli stessi anni un altro genio, Miles Davis, creò la prima sintesi tra jazz e rock.

Grazie anche a loro molti giovani si avvicinarono al jazz, alla musica classica, all’avanguardia contemporanea. E oggi? Le nuove tecnologie facilitano il consumo di musica. Ma molti non hanno mai ascoltato Mozart, Beethoven, Bach per la classica o Parker, Coltrane, Jarrett per il jazz. La grande musica è quasi sparita da televisione  e radio. La musica dovrebbe essere praticata in tutte le scuole, fin da bambini, ma si fa ben poco. Il ministro Gelmini, per esempio, ha proposto una riforma che crea un Liceo musicale ma fa scomparire la musica dagli altri licei.

A Spezia ci sono scuole che fanno esperienze importanti, come la media Pellico e il liceo Costa. E c’è il Progettomusica, nato dal dialogo tra Fondazione Carispe, Conservatorio e associazioni e  molto impegnato a coinvolgere le scuole: i ragazzi hanno la possibilità di conoscere un’orchestra, l’opera, gli organi delle chiese e così via. E’ importante rafforzare questa esperienza di collaborazione, allargandola in primo luogo agli enti locali, che danno vita  a stagioni concertistiche, festival, rassegne e hanno strutture ideate anche per creare cultura musicale tra i giovani, come la Dialma Ruggero, che ha ereditato la Biblioteca Musica e il Punto Ascolto Musica. Pubblico e privato insieme possono fare molto di più per la promozione e il supporto culturale nel campo della musica: formazione, ricerca, produzione, creazione di laboratori.

L’obbiettivo è formare giovani che siano agli antipodi rispetto a Ram Charam, il più pagato ed impegnato consulente globale dei giorni nostri. Lavora ininterrottamente e non ascolta musica, dice, “perché rende sentimentali e io non posso permettermelo”.

lontanoevicino@gmail.com

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