Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
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Cultura e impresa le radici del successo

a cura di in data 28 Giugno 2009 – 12:56

Il Secolo XIX 28 giugno 2009 – Un lettore, dopo l’articolo di domenica, mi ha chiesto se il binomio industria-cultura è davvero praticabile o se, invece, servono scelte “esclusive” a favore di una vocazione.
Il binomio è possibile, anzi indispensabile. In Europa, quando si parla di cultura ci si riferisce a un complesso di attività utili ad accompagnare il passaggio da una società industriale a una ad assetto più diversificato, in cui il sistema dei servizi si sviluppa sul ceppo manifatturiero preesistente. La cultura è l’elemento promotore di questa trasformazione, che si manifesta in tante forme: valorizzazione del patrimonio storico, musei, università, attività creative. E’accaduto in tante città, noi tra queste. Nella seconda metà degli anni Novanta, in piena crisi postindustriale, fu proprio un evento culturale a concorrere al riscatto della città: la nascita del Museo Lia. Da lì si avviò un processo di trasformazione profonda, dalla riqualificazione del centro storico alla riapertura del Civico, dall’Università agli altri nuovi Musei, fino a scoprire nuove prospettive economiche nel turismo e nel terziario. Nacque un’ economia plurale, in cui l’industria ha ancora grande peso, anche se non più dominante. E’ ciò che è successo anche a Torino, Bilbao, Glasgow… Persino una città come la tedesca Essen, cuore dell’impero dei Krupp, sta perdendo il monocromatismo di un’epoca fondata sul carbone e sull’acciaio ed è stata scelta come “capitale europea della cultura” nel 2010.
Per vincere la scommessa della cultura c’è bisogno del ruolo delle istituzioni, ma anche della  vitalità delle associazioni e dei talenti dei singoli. Serve quindi una politica culturale che non escluda il consumo e l’intrattenimento di qualità, ma li collochi in una strategia che tende a produrre beni culturali durevoli. Che solleciti e promuova la creatività: case editrici, riviste, gallerie d’arte, produzioni musicali e teatrali… Da noi molto resta da fare, ma non c’è dubbio che si è creato un tessuto culturale di operatori che rende la nostra provincia vivace e attraente.
Ne è una prova Emergenze, rassegna degli artisti del territorio realizzata per sette anni  dall’Arci, grazie all’intelligenza di Enrico Formica, ora affiancato da Matteo Sara: 70 artisti, 10 all’anno, che hanno esposto le loro opere in tanti luoghi da riscoprire.
Qualche giorno fa ho visitato Emergenze 7: un’edizione molto bella, ambientata in un’architettura industriale, l’ex Ceramica Vaccari di Ponzano. Gli artisti ne hanno respirato e studiato ambiente e storia, realizzando opere “fuse” con la struttura. Una scelta -spiega Formica- “con un significato simbolico, nell’anno della Thyssen Krupp, in cui il lavoro diventa emergenza, perde il significato attribuitogli dalla Costituzione per tornare ad essere punizione divina”. Alla sera abbiamo ascoltato i canti del lavoro del gruppo Les Anarchistes, un concerto dedicato agli ex operai della Vaccari e a Ivan Della Mea, grande cantore popolare, scomparso proprio quel giorno. Emergenze chiude il 30 giugno alle 21 con una visita guidata e un evento speciale, con robot, chitarra, computer e video: fusione tra spazi, arte e musica per riflettere su un presente così incerto, e su un futuro che lo è ancora di più. Ma nel futuro ci saranno ancora industria e cultura. Chissà, magari proprio nell’ex Ceramica. Viene voglia di sognarla un po’ ancora fabbrica e un po’ luogo della creatività artistica. Perché abbiamo bisogno di produrre sia cose che idee ed emozioni.

lontanoevicino@gmail.com

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