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Le origini del fascismo e dell’antifascismo a Lerici – Angelo Bacigalupi, intelligenza e passione di un socialista massimalista – Prima parte

a cura di in data 5 Maggio 2022 – 22:00

Angelo Bacigalupi, fotografia tratta da Luciano Secchi, “Il ‘biennio rosso’ in un centro industriale del Nord (La Spezia 1919-1920)”, tesi di laurea, Anno Accademico 1970-1971, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Scienze Politiche

Lerici In 1° aprile 2022

Il tema delle origini del fascismo e dell’antifascismo a Lerici, affrontato con riferimento ai fatti della Serra negli articoli di Alessandro Manfredi su “Lerici in” e più in generale nel convegno di studi della Sezione Anpi di Lerici e nell’incontro su Angelo Bacigalupi promosso dall’apposito comitato, va ancora approfondito.
Cento anni dopo, dobbiamo raccontare la storia -basata sui documenti- delle idee e delle speranze, delle illusioni e delle delusioni di tante persone coinvolte, per la prima volta nella storia italiana e lericina, in un’esperienza collettiva e di massa che lasciò il segno per una vita. La storia della Lerici del “biennio rosso” e del “biennio nero”, con entrambi i colori presenti in vario modo nelle due fasi. La Lerici della speranza rivoluzionaria, più che mai viva già dal 1917, e la Lerici dell’avvento del fascismo. Una storia le cui radici sono da cercarsi nel 1914: fu la Grande Guerra a inaugurare quell’epoca di rivoluzioni e controrivoluzioni, che si sarebbe spenta solo nel 1945.
Racconterò in una serie di articoli le storie di alcuni lericini protagonisti di quegli anni. Il primo articolo, in tre puntate, è dedicato ad Angelo Bacigalupi, che degli antifascisti era il capo.
Così lo descriveva la Prefettura di Spezia il 3 dicembre 1925:
“Ha solamente l’istruzione primaria e una limitatissima cultura formatasi con la lettura di libri sovversivi, è però dotato di una acuta intelligenza e facilità di parola sicché si è fatto subito notare nelle masse operaie […] Durante la guerra fu nello stabilimento navale Ansaldo San Giorgio, ove lavorava, l’esponente di tutte le agitazioni operaie e per la sua propaganda disfattista gli fu tolto l’esonero dal servizio militare e inviato al Corpo da cui proveniva. Ritornato in patria si fece campione dei confederalisti e, ripresa la propaganda di odio contro la classe padronale, acquistava un grande ascendente nelle masse dei lavoratori.”[1].
Fu il primo deputato socialista spezzino, eletto nel novembre 1919. Incarnava l’anima massimalista del socialismo, quella del “programma massimo”, la rivoluzione. Un grande corteo, per festeggiare la vittoria, accompagnò Bacigalupi da Spezia alla Serra, dove abitava. Già capo della lotta per le otto ore al Cantiere Muggiano -per questo fu bandito durante la guerra- Bacigalupi aveva partecipato ai moti della primavera 1919, la punta più alta della tensione rivoluzionaria a Spezia. Il 1920 fu ancora un anno di grandi lotte, rivendicative e per il potere. Il 6 febbraio Bacigalupi parlò agli arsenalotti e auspicò “la gestione diretta delle fabbriche da parte dei lavoratori”[2]. In un comizio a Sampierdarena, il 21 agosto 1920, “si scaglia contro gli industriali qualificandoli come pescicani […] e dice: se essi credettero di servirsi della Guardia Regia come nello sciopero di Torino, nel quale alle Guardie Regie furono date laute gratificazioni di 1.000 lire, allora con rivoltelle alla mano dovrà il proletariato metallurgico spazzare le strade, ed occupare gli stabilimenti”[3].
L’anno culminò con l’occupazione delle fabbriche a settembre. Bacigalupi ne fu protagonista al Muggiano. La fase discensionale del movimento fu l’accordo che concluse l’occupazione, a cui egli contribuì.
Era emersa una classe operaia con una diffusa coscienza di sé e del proprio ruolo. Gli operai non si sentivano più solo salariati ma anche classe dirigente produttiva. Ma il sindacato e il PSI non rispecchiavano questa maturazione. La confusione nel PSI era massima. Come scrisse Nenni nel 1946, “una rivoluzione ogni giorno annunciata e ogni giorno rinviata finisce per essere una rivoluzione vinta”[4]. La spontaneità operaia e la spinta dal basso non incontrarono l’organizzazione sindacale e politica.
Nel frattempo l’avversario non stava a guardare: sempre più cercava di dar vita a quella che “Il Tirreno” definì “guardia bianca” o “guardia tricolore”[5]. Il giornale invocò apertamente la dittatura militare. Il 13 maggio 1920 si ricostituì il Fascio spezzino. I massimi dirigenti erano esponenti della borghesia e della Marina. Un fascismo borghese, come quello lericino, che aveva a capo esponenti del mondo armatoriale. La violenza fascista e quella dello Stato avanzarono in tutta Italia -anche a Lerici- nel 1921, dilagarono nel 1922.
L’8 maggio 1921 150 fascisti disturbarono a Lerici il comizio elettorale del comunista Aristide Pavolettoni e devastarono la sezione comunista di San Terenzo. Conquistata Carrara e la Lunigiana, i fascisti miravano al circondario spezzino. A luglio fu aggredita Sarzana. Bacigalupi già allora si schierò con gli Arditi del popolo, forma improvvisata di resistenza che si manifestò con un’unità dal basso di operai socialisti, comunisti, anarchici, repubblicani, contro la volontà dei partiti operai.
Alla Serra il deputato socialista era il punto di riferimento del circolo “Sempre Avanti”, creato nel 1915 dai socialisti come luogo “per il divertimento lecito ed onesto, nonché la cura dell’educazione morale dei suoi associati”, recitava l’art. 2 dello Statuto. Il capitolo I era intitolato “Del Buffet e divertimento ballo. Diritti e Doveri del Cantiniere”[6]. Lo squadrismo aggredì molte sedi di aggregazione proletaria come questa. Il 15 febbraio 1922 il circolo era l’obiettivo della spedizione fascista.

Giorgio Pagano

[1] Prefettura di Spezia, 3 dicembre 1925, Casellario Politico Centrale 27480, Archivio Centrale dello Stato.
[2] “Riunione di arsenalotti”, “Il Libertario”, 11 marzo 1920.
[3] Prefettura di Genova, Occupazione delle fabbriche settembre 1920, rel. n. 6393 del 24 agosto 1920, b. 19, Archivio di Stato Genova.
[4] Pietro Nenni, “Storia di quattro anni”, Einaudi, Torino, 1946, p. 52.
[5] G. Miceli, “Armi e armati”, “Il Tirreno”, 1° ottobre 1920.
[6] Tribunale civile e penale di La Spezia, Fascicoli processuali, b. 388/II, fasc. 18, sottofasc. 5, Archivio di Stato La Spezia.

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