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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – 11 – 12 e 13 Luglio a Pignone, Monterosso e Sarzanello

a cura di in data 5 Luglio 2018 – 22:22
Invito

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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Mercoledì 11 luglio ore 21 PIGNONE
Giovedì 12 luglio ore 21,30 MONTEROSSO
Venerdì 13 luglio ore 21 SARZANELLO

Prosegue il giro delle presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre). Le prossime tappe toccheranno Pignone (mercoledì 11 luglio alle ore 21 nella Sala consiliare, per iniziativa del Comune e del Consorzio il Cigno), Monterosso (giovedì 12 luglio ore 21,30 al Molo dei Pescatori, per iniziativa del Comune, nell’ambito della rassegna “Monterosso, un mare di libri”, e della Sezione Anpi) e Sarzanello (venerdì 13 luglio alle ore 21 al Centro Sociale Vivi Sarzanello, per iniziativa del Centro Sociale Vivi Sarzanello, del Circolo Arci e del Bar Il Pinolo). Interverranno, rispettivamente, Mara Bertolotto e Silvano Zaccone; Emanuele Moggia e Danilo Francescano; Bianca Lena. Saranno presenti gli autori. Le presentazioni sono state organizzate in collaborazione con la nostra Associazione.

L’intendimento del libro è quello di fornire un materiale organizzato, anche documentario, tramite il quale capire con la ragione e percepire sentimentalmente il fenomeno della Resistenza al femminile: moltissime donne, nate e cresciute sotto il fascismo, mai prima protagoniste, compirono dopo il 25 luglio e l’8 settembre 1943 scelte morali pesanti e drammatiche. Parteciparono agli scioperi operai, organizzarono proteste, diventarono staffette o partigiane in armi. Nelle campagne e nelle montagne si sviluppò la Resistenza civile delle donne, che furono curatrici e sostenitrici: senza il loro aiuto, variamente declinato fra silenzio, protezione, assistenza, il movimento partigiano non avrebbe potuto superare le traversie del durissimo inverno 1944-45.

Senza la pretesa di esaurire l’argomento “Donne e IV Zona Operativa”, il libro sicuramente costituisce una novità e un punto fermo: il nuovo sta nell’articolazione dei contenuti, nell’apparato di note, nell’ agevole accesso al materiale anche grazie all’indice analitico, nelle indicazioni bibliografiche, nell’ampia documentazione fotografica; il punto fermo è dato dal fatto che sono state raccolte- e oltre l’attuale fase storica sarebbe stato davvero impossibile- le ultime testimonianze delle protagoniste e/o di chi a stretto contatto con esse ha vissuto: 32 sono i ritratti delle donne partigiane, e un intero capitolo è dedicato alle donne delle campagne e delle montagne.

Tra le protagoniste del libro ci sono donne della Val di Vara, della Riviera e della Val di Magra.

“In un certo senso -scrivono Pagano e Mirabello- si è trattato di fare una corsa contro il tempo, per ‘fissare’ criticamente ma non freddamente un ‘altro’ tempo, senza il quale e senza l’affiorare in esso del protagonismo femminile non ci sarebbero state la Repubblica e la Costituzione. E’ un ‘altro’ tempo che ci parla ancora. Nella vita delle donne protagoniste del libro si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’… Oggi che il percorso di emancipazione delle donne, così come il più generale percorso di emancipazione sociale, incontra grandi difficoltà, la concezione della Resistenza civile resta un potente strumento di trasformazione culturale: perché insegna che tutti e tutte, e quindi anche i più deboli, e in ogni occasione, possono fare qualcosa”.

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) è stato presentato nei giorni scorsi a Pignone, Monterosso e Sarzanello, sempre con larga partecipazione di pubblico.
A Pignone sono intervenuti il Sindaco Mara Bertolotto, che ha sottolineato come dal libro emergano “la volontarietà, l’umiltà e il silenzio” come “tratti essenziali della Resistenza civile delle donne”, e il Presidente del Consorzio Il Cigno Silvano Zaccone, che si è soffermato su alcuni dei ritratti delle partigiane contenuti nel libro, che dimostrano che “nonostante tutto il ruolo delle donne nella Resistenza non è stato subalterno”.
A Monterosso il Sindaco Emanuele Moggia ha evidenziato che “le donne nella Resistenza hanno saputo assumersi una responsabilità e sono state capaci di dire dei sì e dei no”, mentre Danilo Francescano della Sezione Anpi ha parlato di “un libro che sa entrare nella psicologia dei personaggi” e che è “unico per ricchezza di dati, compresa la cronologia della nostra Resistenza, strumento di studio e ricerca utilissimo”.
A Sarzanello, dopo il saluto del Presidente del Circolo Arci Giovanni Destri, il libro è stato presentato da Bianca Lena, studiosa della Resistenza al femminile: “questo libro -ha detto- ci dimostra che molte donne, durante la Lotta di Liberazione, hanno finalmente potuto esprimere autonomamente la loro ricchezza interiore, attraverso la solidarietà e l’opera di cura verso i partigiani e attraverso il coraggio dell’impegno come staffette e come partigiane in armi”.
Gli autori si sono soffermati sulle testimonianze di donne resistenti della Val di Vara, della Riviera e della Val di Magra. “Il ruolo delle donne non fu subalterno: non solo quando entrarono a far parte delle formazioni armate o si impegnarono come staffette, ma anche quando prestarono assistenza e cura come madri”, ha detto Giorgio Pagano. “Gli uomini -ha spiegato- nel momento di difficoltà si rivolgono alla donna come madre: è l’unico modo concesso alle donne di mostrarsi più forti dell’uomo”. Maria Cristina Mirabello ha evidenziato “l’impegno gratuito delle donne nella Resistenza” e il fatto che “altrettanto gratuitamente non chiesero, in gran parte, il riconoscimento come partigiane nel dopoguerra, rifluendo nel privato”. Ma una breccia fu aperta, e lasciò un segno indelebile nella Costituzione. Oggi, hanno concluso i due autori, “in un momento di svuotamento della democrazia e della politica bisogna tornare ai principi fondamentali, all’umanesimo delle donne partigiane e madri del periodo 1943-45”.

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