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Jobs Act e riforma del Welfare: a che punto siamo?

a cura di in data 24 Novembre 2014 – 08:55
Jobs act e riforma del welfare:a che punto siamo

Jobs act e riforma del welfare:
a che punto siamo?

JOBS ACT E RIFORMA DEL WELFARE: A CHE PUNTO SIAMO?
CESARE DAMIANO E ALESSANDRA QUARTA A CONFRONTO
Venerdì 28 Novembre ore 17 Urban Center

Il piano di riforma del lavoro e del welfare proposto da Matteo Renzi fa discutere, e divide la politica e la società italiane. L’Associazione Culturale Mediterraneo ha organizzato un incontro di discussione e approfondimento in collaborazione con l’associazione Lavoro&welfare, presieduta da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. All’incontro, che si terrà venerdì 28 novembre alle 17 all’Urban Center di via Carpenino, parteciperà anche Alessandra Quarta, docente all’Università del Piemonte orientale e vicepresidente di Officine Corsare.

Il piano del Governo, corretto in Parlamento grazie all’opera proprio di Damiano, prevede il contratto unico a tutele crescenti, l’assegno universale per chi perde il lavoro con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare una proposta di lavoro. Ma soprattutto la modifica dell’articolo 18, escludendo il reintegro nei casi di licenziamento per motivo economico senza giusta causa. Secondo Renzi “l’articolo 18 prima rappresentava un ostacolo, ora non lo è più e la riforma del lavoro dovrebbe stimolare gli investimenti in Italia”. Pieno consenso al premier è arrivato da Confindustria. Damiano, esponente della minoranza Pd, sostiene che in Parlamento “si è fatto un buon passo in avanti”, “anche se non basta e se il Governo avrebbe fatto bene a non toccare l’articolo 18”. Contrarietà, invece, da parte di Cgil e Uil, che hanno proclamato lo sciopero generale per il 12 dicembre. Contraria pure Sel e una parte della minoranza del Pd. Stefano Fassina, deputato, ha affermato che “la soluzione trovata non è soddisfacente” e che “rimane un intervento che fa arretrare le condizioni di lavoro”, mentre “la parte che dovrebbe contrastare la precarietà è puramente virtuale e senza risorse”. Per Alessandra Quarta, infine, “abbiamo bisogno di risposte politiche che non ci sono: la giungla di contratti non la tocca nessuno… non accettiamo la contrapposizione tra non garantiti e garantiti, a cui devi togliere tutele per riconoscerci diritti”.

Il jobs act del Governo Renzi è stato analizzato e discusso nel corso di un’iniziativa dell’Associazione Culturale Mediterraneo. Il Presidente dell’Associazione Giorgio Pagano ha introdotto l’incontro sintetizzando i punti principali del provvedimento, nonché gli argomenti dei favorevoli e dei contrari. Nel dibattito è mancata la voce del Presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, impossibilitato a partecipare per la votazione di fiducia sulla legge di stabilità. L’altra relatrice, Alessandra Quarta, vicepresidente di Officine Corsare e, così si è definita, “lavoratrice precaria della conoscenza”, è stata molto critica: “non è vero -ha affermato- che colpendo i garantiti si dà un vantaggio ai non garantiti, è una contrapposizione sbagliata”. Quarta ha criticato la riforma dell’articolo 18: “nessuno licenzierà con argomenti discriminatori o disciplinari se potrà, per motivi economici, licenziare lo stesso: chi vorrà licenziare non avrà più bisogno della via più difficile”. E sul lavoro precario ha detto: “si dice che si vuole disboscare la giungla dei contratti, ma non è vero”. Inoltre “non ci si preoccupa minimamente di lavoratori autonomi e partite Iva, tant’è che a loro non si applica la riforma degli ammortizzatori sociali”. In platea molti dirigenti sindacali: sono intervenuti Lorenzo Cimino, segretario della Cgil, Nadia Maggiani, segretaria della Uil, Matteo Bellegoni, segretario della Fiom, Antonio Varini, della segreteria della Uilm. Presenti anche giovani precari e rappresentanti dell’imprenditoria, tra cui Umberto Costamagna, presidente di Call&Call, e Paolo Garbini, presidente della Lega delle Cooperative. Significativo l’intervento di Costamagna: “Gli investimenti per creare lavoro non si fanno non perché c’è l’articolo 18, ma perché nel Paese vige l’indeterminatezza, non c’è la domanda, non ci sono politiche industriali”. Le misure del jobs act, hanno aggiunto i dirigenti sindacali, non solo non creeranno lavoro, ma “avranno effetti disastrosi sulla coesione sociale”.

 

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