Per la giustizia sociale e ambientale – Sarzana il 4 maggio, Lerici il 17 maggio e La Spezia il 27 maggio
2 Maggio 2024 – 21:35

Per la giustizia sociale e ambientaleSarzana – Sala della Repubblica 4 maggio ore 16Lerici – Sala Consiliare 17 maggio ore 16,30La Spezia – Circolo ARCI Canaletto 27 maggio ore 21
E’ possibile imboccare oggi la …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Il M5S ha vinto perchè ha occupato il deserto lasciato dalle altre forze politiche

a cura di in data 5 Luglio 2016 – 08:00

Città della Spezia, 28 giugno 2016 – Alberto Battilani, Sindaco di Bolano e dirigente provinciale del Pd, nel suo intervento pubblicato sul nostro giornale con il titolo “Il Pd non ballerà una sola estate, diamo fiducia ai giovani” polemizza, sia pure senza citarmi, con la mia riflessione sul voto amministrativo intitolata, appunto, “Forse il Pd di Renzi ha ballato una sola estate”.RispettoBattilani, ma è davvero difficile, oggi, concordare con il punto di fondo del suo ragionamento: “ribadire il prestigio e l’importanza dei partiti”. In realtà, a vent’anni dalla nascita della seconda Repubblica, il fallimento parallelo dei partiti di destra e sinistra è davanti agli occhi di tutti: nessuno ha saputo risolvere i problemi del Paese. Così come è difficile concordare con il giudizio positivo sul GovernoRenzi: per mille motivi, ma soprattutto perché non è riuscito a rimettere in moto l’economia reale e a migliorare la vita delle persone più deboli. E’ così che“l’uomo del nuovo”ha smarrito il blocco sociale di riferimento: gli esclusi, il ceto medio proletarizzato, i giovani con l’ansia del presente. Si è trasformato rapidamente in leader di sistema mentre la rabbia antisistema montava attorno a lui. Ecco perché il Movimento 5 Stelle ha vinto le elezioni: perché ha occupato il deserto di valori lasciato alle proprie spalle dalle forze che hanno dominato nell’ultimo ventennio. Io non ho mai lesinato critiche al M5S, ma oggi mi sforzo di capire perché si sta sempre più radicando tra i lavoratori e tra i giovani. Tutti dovrebbero farlo: davvero gli epiteti contro “il populismo del comico”sono di una cecità totale. Battilani dovrebbe andare a Torino, leggersi il programma della Appendino, parlare con i giovani che in grande maggioranza l’hanno votata: si accorgerà del forte “registro di sinistra” del M5S torinese, sul punto della partecipazione come su quellodella progettualità per un nuovo modello di sviluppo sociale e ambientale della città. E a Roma? Consiglio a Battilani la lettura della lettera di un giovane, Andreas Iacarella, pubblicata su “Left”: “L’ho frequentato anche io, per qualche tempo, un circolo del Pd. Un anno ho fatto addirittura la tessera. Poi un dirigente locale, di fronte al mio timido dissenso, mi ha detto: ‘Sì certo, adesso la pensi così, ma poi imparerai’. Non ho voluto imparare e sono uscito, come tutte le altre persone valide che in quel partito ho incontrato… Ciò che vi manca è l’umano. Parlate, chi meglio chi peggio, di lavoro, di edilizia sociale, di diritti civili. Ma i vostri discorsi si fanno grigi e retorici nelle sedi dove vi riunite, all’ombra di Gramsci e di Berlinguer. Non sapete inventare parole nuove. Non sapete riconoscere un pensiero diverso. Per questo non capite perché un ragazzo spenda più volentieri un po’ di speranza dietro una faccia pulita come quella della Raggi o della Appendino. Avete perso l’umano. Non ci riuscite a far innamorare. Non piangerò se la Raggi si rivelerà la scolaretta ubbidiente di Grillo. Andrò regalando altrove un po’ della mia speranza, un po’ di utopia, con la generosità gratuita che chi è di sinistra, ma di sinistra davvero, ha sempre”. E’ una lettera che ci fa capire quanto sia drammatica la distanza tra la politica e la vita.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Con la perdita dell’anima da parte della sinistra e la rottamazione della sua identità, cominciata ben prima di Renzi.Nel deserto ideale, scrive nel suo ultimo libro Goffredo Bettini, dirigente del Pd, già vicesegretario con Veltroni, la politica per il potere ha sostituito il potere per la politica: da mezzo è diventato fine. Tra l’altro, piccolo ma consistente potere, locale e personale. “E’ cresciuta una generazione di quadri abituata a navigare, a barcamenarsi, la cui parte più di talento occupa posizioni importanti nelle città, nelle regioni o nel governo nazionale”. Giudizi troppo severi? Sono detti da uno che vede questo spettacolo attorno a sé. “Non è che sono diventati tutti cattivi. Nessuno è totalmente bianco o nero. La verità è che ci si adatta dentro le forme che si trovano e si accettano”.

La “fiducia ai giovani” non può darla questa classe dirigente: perché,anche quando non prende le tangenti, è degradata. Ecco perché i tanti Andreas non votano più Pd. Ed è anche per questo che io me ne sono andato, dieci anni fa, terminato il mio secondo mandato da Sindaco, prima ancora che il Pd nascesse. Avevo previsto quasi tutto: tutto no, una deriva così era inimmaginabile. Battilani scrive: “E’ singolare che chi oggi critica i partiti e si rifugia dietro la mobilitazione civica non abbia l’umiltà dell’autocritica. Se oggi la classe politica è più ‘povera’ è anche perché quelli che c’erano ieri hanno pensato più a se stessi che alle generazioni future”. Caro Battilani, potrei risponderti che da Sindaco ho lavorato avendo sempre come obbiettivi la partecipazione e un progetto di nuovo sviluppo della città,ottenendo qualche risultato; o che da uomo di partito andai, in pieno blairismo, a Porto Alegre, con quei giovani che, inascoltati da una sinistra sempre più smarrita, si battevano per un altro mondo possibile. Ma non è la mia risposta: io non ho mai esibito “glorie”, bensì le sconfitte, per imparare la lezione.E mi sono sempre impegnato nelle sfide nuove. Cerco di farlo ogni giorno con la mia attività culturale, civica e associativa, a Spezia, in Liguria, in Palestina, in Africa…Non dobbiamo accontentarci mai di quanto abbiamo realizzato, ma esplorare continuamente il cambiamento. Pronti, autocriticamente, a riconsiderare tante nostre certezze. Esibisco una “gloria” sola, questa sì: non ho mai pensato a me stesso, altrimenti oggi, come tu sai benissimo, farei il parlamentare e, per dirla con Bettini, “navigherei”. Ho scelto, invece, di ricominciare da capo, solo e senza reti di protezione, esercitando la libertà, innanzitutto dal potere. E’grazie a questa libertà che oggi svolgo tante attività che mi portano tra i giovani, per ascoltare e, qualche volta, anche per essere ascoltato. E da qui, dalle “cellule locali” della solidarietà e della cultura, dai germogli sociali che nascono dal basso, e non dall’alto dei poteri costituiti e degli attuali partiti, che si può e si deve ripartire per ridare una speranza ai giovani e al nostro Paese.

Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia

Popularity: 2%