Per la giustizia sociale e ambientale – Sarzana il 4 maggio, Lerici il 17 maggio e La Spezia il 27 maggio
2 Maggio 2024 – 21:35

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Tutti i pericoli dello Stato arlecchino

a cura di in data 14 Dicembre 2023 – 18:49

Reggio Calabria
(2019) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 9 luglio 2023

LA SANITA’ AL COLLASSO E LA RANA BOLLITA
Nel 1982 alcuni ricercatori americani, durante un esperimento, notarono due diversi comportamenti della rana alle prese con l’acqua bollente. Se la rana viene gettata in una pentola di acqua a 50 gradi, sente dolore e salta subito fuori. Se invece viene messa in una pentola di acqua fredda sotto la quale viene acceso il fuoco, la rana nuota tranquilla nell’acqua diventata tiepida. Quando capisce che l’acqua sta diventando troppo calda è ormai troppo debole per reagire. Sopporta e poi finisce bollita. Povera rana. E poveri noi, perché è esattamente ciò che accade in tanti aspetti della vita politica e sociale.
Peter Gomez ha fatto l’esempio della sanità. Mancano medici e infermieri, nei Pronto soccorso la situazione è spesso addirittura pericolosa, la spesa è stata ancora tagliata. Meno le strutture pubbliche rispondono alle esigenze dei pazienti, più chi può si rivolge ai privati, più la soluzione appare quella di dilatare la sanità privata con convenzioni. E più soldi si danno ai privati meno ce ne sono per il pubblico. Lo si sta facendo da anni, e ci siamo abituati. Ci dicono che non ci sono soldi e non obiettiamo. Eppure – lo rivela una analisi di Oxfam e ActionAid – negli ultimi due anni 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato in media “quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti all’anno”, mentre i prezzi di beni di consumo, cibo ed energia “schizzavano alle stelle” assieme ai tassi di interesse, “con un impatto devastante sul costo della vita per miliardi di persone in tutto il mondo”. L’idea che per salvare lo Stato sociale sia necessario far pagare le tasse a chi non le paga e chiederne un po’ di più a chi è straricco non fa molti proseliti. Forse ha ragione Gomez: “la rana è stanca e i cuochi hanno imparato a cucinarla a puntino”. O forse la rana comincia a non sopportare, se ne accorge e si salva. Martedì scorso, per esempio, eravamo in tanti insieme alla CGIL a manifestare davanti al Sant’Andrea. Speriamo che non sia che un debutto.

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA AUMENTA LE DISEGUAGLIANZE
Un tema di fondo è la critica alla “sanità arcobaleno”, diventata tale a causa del passaggio di competenza alle Regioni. Vi ricordate il Covid? Ventuno cabine di regia distinte, altrettanti nuclei di virologi, ciascuno dei quali avanzava idee a volte singolari. Ce l’abbiamo fatta grazie al personale rimasto. Ma abbiamo capito che la politica sanitaria deve tornare ad essere governata dallo Stato.
Che il decentramento regionale abbia prodotto maggiore efficienza è una favola. Bisogna che qualcuno cominci a denunciarlo. Invece si sta andando nella direzione opposta, con il disegno di legge del governo sull’autonomia differenziata.
Se la scuola passasse alle Regioni – come propongono Lombardia e Veneto – sarebbe un disastro per un’istituzione, dall’Unità fino ancora a oggi, fondamentale per il Paese. L’intero sistema scolastico pubblico sarebbe a rischio.
Ancora: l’energia. Giorgia Meloni sta andando in giro per il mondo alla ricerca di nuovi contratti di fornitura di energia. In futuro lo faranno ventuno satrapi regionali?
L’Emilia Romagna vuole la regionalizzazione dei musei statali. E se lo facesse anche il Lazio? Che Paese saremmo senza una rete di istituzioni culturali nazionali?
La sostanza del disegno di legge è molto chiara: le Regioni più forti si rafforzeranno, e aumenteranno le diseguaglianze tra i territori ricchi e quelli poveri, Sud in primis. Tutto il contrario di quanto prescrive l’articolo 3 della Costituzione.
Lo “Spacca Italia” è, non a caso, parte integrante dell’attacco in atto all’equità fiscale: dai condoni alla flat tax, tutto va in direzione opposta alla fedeltà fiscale come preciso dovere civile e al criterio di progressività nelle aliquote.
Ed è un disegno che punta a far sì che le Regioni, una volta assunte le nuove competenze, le privatizzino. La Lombardia insegna, fin dai tempi di Formigoni.
Un’altra favola è che il trasferimento dei poteri alle Regioni abbia avuto successo in quel Nord a cui ora si vogliono concedere altri poteri. Ma come hanno esercitato, le Regioni del Nord, le competenze ambientali? La Pianura Padana è un’enorme nuvola tossica. Basta salire su un monte appenninico per vederla. Ma cosa si sta facendo contro l’inquinamento atmosferico, per la mobilità sostenibile, per la tutela paesaggistica? Ancora: le Regioni hanno avuto trasferiti i poteri in materia di edilizia residenziale pubblica: le “case popolari”, di cui c’è un enorme bisogno, soprattutto al Nord. Da allora il tema è sparito. Meno male che nella vituperata Prima Repubblica ci fu il ministro Amintore Fanfani, che fece costruire case a prezzi accessibili per tanti italiani…
Certo, le autonomie locali vanno valorizzate. Le Regioni, dal 1970 al 2000, non operarono male, nel complesso. Ma poi il regionalismo ha assunto un carattere divisivo: non è più stato il tentativo di articolare meglio lo Stato, ma di trasformare le Regioni in piccoli Stati. La verità è che il pilastro del decentramento non sono le Regioni ma le città, i Comuni, a cui va restituito il ruolo di perno che è stato loro tolto. E’ nelle città, e non nelle Regioni, che si creano le rappresentanze comunitarie territoriali.

Reggio Calabria e Messina
(2019) (foto Giorgio Pagano)

DECIDANO GLI ITALIANI CON UN REFERENDUM
Serve una svolta. La materia è “fredda”, complessa, non ci appassiona: ma la lotta allo “Stato Arlecchino” riguarda la concretezza delle nostre vite. Tra i cittadini c’è un fastidio crescente sul tema della sanità. Qualcosa deve muoversi anche tra le forze politiche.
I Cinque Stelle non hanno ancora una burocrazia politica regionale che blocca ogni iniziativa di rottura, possono dare battaglia a viso aperto.
Fratelli d’Italia è erede di una destra che è sempre stata diffidente verso il decentramento antistatalista: nel 2014 la Meloni fu la prima firmataria di un progetto di legge di riforma costituzionale che voleva abolire le Regioni. Confidiamo nella sua buona memoria.
Il Pd, con la sua burocrazia politica regionale, Stefano Bonaccini in primis, è stato a lungo corresponsabile, con la Lega, del disegno delle Regioni-Stato. Ora Elly Schlein si sta battendo contro questo disegno. Speriamo abbia la forza per farlo. La sinistra, portatrice di un progetto di giustizia sociale sul piano nazionale, non può essere solo il partito dei territori.
In ogni caso bisognerà lasciare la parola finale agli italiani con un referendum.

lucidellacitta2011@gmail.com

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