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Politica spezzina, è partita l’operazione verità

a cura di in data 27 Novembre 2011 – 15:30
La Spezia,Tramonti (2007)  (foto Giorgio Pagano)

La Spezia,Tramonti (2007) (foto Giorgio Pagano)

Città  della  Spezia – 27  novembre  2011 – In questi ultimi anni, non più da dirigente ma da semplice elettore del centrosinistra spezzino, ho sofferto di claustrofobia. Ora forse ne stiamo uscendo. Porte e finestre cominciano ad aprirsi. La politica in città e in provincia si è rimessa in movimento. La nuova fase si è aperta con l’autocandidatura di Lorenzo Cimino alle primarie del centrosinistra per il candidato a Presidente della Provincia. Le primarie rappresentano un evento “normale” nella politica del centrosinistra di altre realtà: a Spezia, invece, c’è chi -una parte del gruppo dirigente del Pd- sembra opporsi, con argomentazioni sulle regole interne al Pd francamente incomprensibili ai più. Ma le primarie ci saranno perché la spinta a farle è insopprimibile: la voglia di aria nuova è troppo forte. Le primarie non come ennesima tappa dell’infinita resa dei conti interna al gruppo dirigente del Pd ma come strumento per un confronto bello e vero sulle idee e sulle scelte sul futuro di Spezia, capace di coinvolgere il popolo del centrosinistra e tutte le forme di attivismo sociale e civico per costruire un solido programma comune. Lo strumento che ha fatto vincere il centrosinistra a Milano: se avesse prevalso il Pd di Penati, la Moratti sarebbe ancora sindaco. Non ci sono quindi alternative, il dado ormai è tratto: i partiti di centrosinistra convergano subito sulle idee di massima che li uniscono e su un patto di lealtà reciproca, poi lascino la parola ai loro elettori. Si confronteranno persone e ricette diverse, saranno gli elettori a scegliere.
Sta cominciando finalmente ad emergere un confronto di merito su alcune questioni chiave, dopo anni di “calma piatta”. Su queste colonne ho scritto, in queste settimane, su quello che a mio parere è il tema di fondo del confronto, drammaticamente evidenziato dalla tragedia che ci ha colpiti: la conversione ecologica dell’economia, che vuol dire sobrietà, rispetto del territorio, nuovo modello di sviluppo. L’Associazione Culturale Mediterraneo ha aperto la riflessione sulle nuove politiche economiche e ambientali su cui puntare: green economy e economia solidale. Non siamo stati i soli. Sel e Prc hanno detto che questo tema dovrà essere il “segno forte” del nuovo programma. Dalla società civile è emersa una candidatura per il Comune, quella di Nicola Giusteschi Conti, che si è definito “erede della tradizione repubblicana” e “ambientalista ma non tout court”. Il Pd, per voce del suo segretario Moreno Veschi (“Difesa del territorio priorità assoluta”, il Secolo XIX del 19 novembre), ha convenuto su un obbiettivo oggi irrinunciabile in un programma di cambiamento: la necessità di interrompere le devastazioni lungo Magra e Vara, riperimetrando le zone a rischio e, nell’attesa, sospendendo da subito tutti gli interventi edilizi previsti e/o autorizzati. Sostegni autorevoli a questa tesi sono arrivati dall’assessore regionale all’Ambiente Renata Briano e dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini: “Basta  cemento nelle zone a rischio o già alluvionate”, ha dichiarato al Secolo XIX del 25 novembre. Ci saranno resistenze, nel centrodestra e anche nel Pd, ma anche in questo caso il dado ormai è tratto. Sia chiaro: non c’entra nulla l’opposizione di natura politica o urbanistico-commerciale all’outlet di Brugnato (che, tra l’altro, insiste in parte in area già ora sottoposta a vincolo idrogeologico, come ha ammesso l’impresa realizzatrice sulla Nazione del 23 novembre). La norma, che varrà per molti casi in tutto il territorio regionale, nasce esclusivamente da ragioni di salvaguardia del territorio.
L’intervento in sala Dante di Cimino venerdì scorso è stato netto su questo punto: “Dobbiamo prevedere un periodo di moratoria per le aree a rischio”. E lo è stato sulla visione generale: la ricostruzione come ripensamento del territorio, per tenere insieme in un disegno strategico rispetto della natura, innovazione tecnologica e nuova occupazione. Per provare “a cambiare un po’ le cose e anche un po’ lo stile con cui si fanno le cose”. Osservazione importante anche questa dello stile, perché polemica contro i “berluschini di sinistra” e la loro occupazione delle istituzioni, fenomeno che riguarda anche la nostra realtà, come Cimino ha giustamente denunciato.
La strada, dunque, è quella giusta. Il confronto di merito deve andare avanti, ed affrontare altri temi “caldi” ma “rimossi”, dal waterfront all’Università. Ed è bene che il confronto evidenzi che cosa differenzia programmaticamente le due parti contrapposte del Pd, quella che sostiene Cimino e quella che lo critica. Che ci siano voci diverse è comprensibile, e alimenta una dialettica politica. Ma bisogna capire su cosa divergono queste voci. Fare chiarezza nel Pd significa fare chiarezza anche nel centrosinistra e conseguentemente nell’insieme del sistema politico. Magari anche nel centrodestra, anch’esso fortemente diviso, tra Morgillo-Gatti e Grillo, senza che nessuno capisca le ragioni legate alle idee e ai progetti politici di questa divisione. Insomma: Pd e Pdl hanno solo un carosello di correnti di potere o anche un dibattito politico interno comprensibile ai più? Bisogna riaprire i canali della politica e della lotta politica, sollecitando, a sinistra e a destra, l’operazione verità sul tema cruciale: cosa fare oggi per il domani di Spezia?

lucidellacitta2011@gmail.com

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