Per la giustizia sociale e ambientale – Sarzana il 4 maggio, Lerici il 17 maggio e La Spezia il 27 maggio
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La Spezia resta umana

a cura di in data 27 Settembre 2012 – 10:26

Città  della  Spezia – 23  settembre  2012 – Estelle è il nome di un vecchio veliero finlandese, con una lunga carriera di traversate e regate. È stato acquistato da Ship to Gaza, un’organizzazione svedese che fa parte dell’International Freedom Flotilla Coalition, il network internazionale che ha promosso le due precedenti “missioni navali di pace” a Gaza, in Palestina: quella del maggio 2010 conclusasi con l’assalto delle truppe speciali israeliane e l’uccisione di 9 attivisti turchi a bordo della nave Mavi Marmara, e quella dell’estate del 2011, bloccata dalla decisione del Governo greco di non  far partire le navi dai porti ellenici. La “Freedom Flotilla III” ha iniziato il suo lungo viaggio a giugno: diretta dalla Svezia a Gaza passando per il Mare del Nord, l’Atlantico e il Mediterraneo, farà tappa anche in due porti italiani,La Speziae Napoli. Ogni sosta è stata e sarà occasione di incontri, manifestazioni e spettacoli, con lo scopo di riportare la questione palestinese nell’agenda politica internazionale, di denunciare l’occupazione israeliana della Palestina e di agire direttamente contro l’assedio della Striscia di Gaza, che da anni costringe oltre un milione e mezzo di persone a vivere in un’enorme prigione a cielo aperto.

Sulla Palestina e su Gaza in particolare regna un silenzio che va squarciato. Ci ha provato, nei giorni scorsi, Ihab Abu Nada, un ventunenne disoccupato di Gaza, che si è tolto la vita per disperazione, imitando il gesto del giovane disoccupato tunisino Mohamed Bouazizi, il cui suicidio innescò la rivolta in Tunisia e le primavere arabe. La disoccupazione a Gaza ha raggiunto il 50%, spiega l’inviato del “Manifesto” Michele Giorgio, e molti ragazzi affrontano la crisi imbottendosi di pillole antidepressive e psicofarmaci a basso costo. E’ una bomba che rischia di esplodere, causata dalle scelte israeliane: il blocco di Gaza e la divisione in due dei territori palestinesi, Cisgiordania e Gaza, tra loro non collegati. E’ un punto, quest’ultimo, che va sempre ricordato, perché l’obbiettivo deve essere quello di riaprire le relazioni di Gaza con il resto del mondo ma anche con il resto della Palestina. La separazione è aggravata dalla spaccatura palestinese tra Fatah, che governa in parte della Cisgiordania, e Hamas, che governa a Gaza.La Cisgiordaniaè vittima dell’opera ininterrotta di colonizzazione israeliana, mentre Gaza è chiusa dalla morsa di Israele, che impedisce ogni collegamento via terra e via mare:la Strisciaè tutta sulla costa, ma gli stessi pescatori palestinesi sono senza movimento dalla riva, probabilmente anche perché Israele vuole diventare proprietario degli enormi giacimenti di gas scoperti nel Mediterraneo orientale, al largo di Gaza. Ma c’è anche la morsa dell’Egitto. Con questo Paese i valichi sono chiusi: ci sono solamente tunnel sotterranei, che garantiscono enormi profitti alle poche famiglie che gestiscono i traffici clandestini e al Governo di Hamas, che ha imposto una tassa sul contrabbando. “Ma per noi giovani non fanno nulla -racconta un giovane di Gaza- forse il lavoro c’è ma solo per quelli che sono di Hamas”. Uno studio recente delle Nazioni Unite parla chiaro:la Striscianon sarà più “vivibile” tra 8 anni. “Se non saranno fatti investimenti per garantire agli abitanti acqua, istruzione, energia e sanità, a Gaza sarà impossibile vivere a partire dal2020”, avverte Maxwell Gaylard a nome delle Nazioni Unite, perché la popolazione crescerà di altre 500.000 unità, le risorse idriche non saranno più disponibili tra 4 anni, e così via.

Estelle è l’occasione per ricordare come tutto questo sia inumano. “Il blocco -afferma Mikael Lofgren di Ship to Gaza- non è riuscito a raggiungere nessuno degli scopi dichiarati da coloro che hanno preso l’iniziativa. Non ha fermato i lanci sporadici di missili contro Israele meridionale, non ha rovesciato il Governo di Hamas né ha impedito ai gruppi armati all’opposizione di reclutare nuovi miliziani”. Come quelli che hanno ucciso l’attivista per i diritti umani a Gaza Vittorio Arrigoni. Vittorio firmava i pezzi del suo blog con il motto “Restiamo umani”. E’ il grande insegnamento che ci ha lasciato, e che ha guidato il Coordinamento Freedom FlotillaLa SpeziaMassaCarrara, organizzatore delle giornate che accompagneranno l’arrivo dell’Estelle alla Spezia, in collaborazione con il Comune e con tante associazioni. Dal 26 settembre al 1° ottobre si terranno tantissime manifestazioni: è un bellissimo programma, all’altezza della storia della nostra città, la città della Resistenza al fascismo e dell’accoglienza agli ebrei sfuggiti ai campi di sterminio. Si intitola “LA SPEZIARESTAUMANA”, con Vittorio nel cuore e la nostra storia solidale nella memoria.

Con la colonizzazione della Cisgiordania e la separazione di Gaza diventa impossibile la soluzione dei due Stati, Israele e Palestina, che tutta la comunità internazionale sostiene da tempo. La fase è dunque molto difficile, perché non si intravvedono prospettive. La comunità internazionale sembra ininfluente: l’Unione europea non è affatto protagonista, e pensa ad altro; mentre Obama ha alimentato speranze che poi ha deluso, soggiacendo alle spinte antipalestinesi del Congresso americano. Del resto il suo avversario alle prossime elezioni, il repubblicano Mitt Romney, è stato chiaro nella sua rozzezza estremista: “Gerusalemme è la capitale di Israele… Gli ebrei sono culturalmente superiori… I palestinesi non vogliono la pace”. Con la sua vittoria la prospettiva dei due Stati non esisterebbe più. La forza del messaggio di “LA SPEZIARESTAUMANA” e dell’Estelle è di rispondere a queste parole agghiaccianti con altre parole: “Non siete soli né dimenticati. La situazione è dura ma non è disperata. Ai leaders del mondo mandiamo un messaggio molto chiaro: convertite in azioni i discorsi sui diritti umani, date fine al blocco come un primo passo sulla strada della vera pace e della giustizia”.

In questi giorni, inoltre, non possiamo non ricordare che trent’anni fa, tra il 16 e il 18 settembre 1982, nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila in Libano i miliziani falangisti, sotto gli occhi compiacenti delle truppe di invasione israeliane, uccisero tremila profughi: uomini, donne, bambini. Civili inermi, non combattenti armati. Volti che rimarranno sempre scolpiti nella storia anche perché la scrittura di Jean Genet ne testimoniò l’orrore. Un recente studio della Columbia University ha dimostrato che il Presidente americano Ronald Reagan avrebbe potuto fermare l’azione, ma non lo fece. In quei campi è rimasta la disperazione: droga, violenza e disoccupazione condannano gli abitanti a vite senza futuro. Come a Gaza. Ma la memoria non muore. In questi giorni migliaia di palestinesi e di stranieri stanno commemorando, a Sabra e Chatila, le vittime del massacro. “LA SPEZIARESTAUMANA” è un impegno nei confronti dei profughi e dei disperati abbandonati al loro destino, in Libano, in Palestina, ovunque nel mondo: non dimenticare, battersi per la giustizia, non arrendersi mai.

lucidellacitta2011@gmail.com

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