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Incontro sugli anni Sessanta e il Sessantotto al Liceo scientifico Pacinotti. Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello dialogano con gli studenti. Giovedì 21 aprile ore 11

a cura di in data 20 Aprile 2022 – 18:53

Invito

Giovedì 21 aprile ore 11
Auditorium Liceo Scientifico Pacinotti
Via XV Giugno

Giovedì 21 aprile alle ore 11 Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, autori di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, incontreranno gli studenti delle quinte classi del Liceo Scientifico Pacinotti nell’auditorium del Liceo (via XV Giugno). L’incontro, organizzato dal Liceo e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, sarà introdotto dal Dirigente Scolastico prof.ssa Grazia Geranio e coordinato dalla docente Attilia Rossi.
Dopo la presentazione multimediale “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, a cura del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, inizierà il dialogo tra Pagano e Mirabello e gli studenti sugli anni Sessanta e il Sessantotto. Secondo gli storici che hanno partecipato al recente convegno “Il prisma spezzino. Il Sessantotto dalla dimensione locale a quella globale” la scelta della microstoria per un fenomeno globale come il Sessantotto consente, dal prisma interessantissimo del caso spezzino, di comprendere molto della storia nazionale e internazionale di quegli anni. Tra i temi affrontati ci sarà ovviamente l’occupazione del Liceo Scientifico Pacinotti nel febbraio 1968, una delle prime nelle scuole superiori italiane.


Gli studenti delle quinte classi del Liceo Scientifico Pacinotti hanno partecipato con grande interesse all’incontro con Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, autori di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, svoltosi nell’auditorium del Liceo. L’incontro, organizzato dal Liceo e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, è stato introdotto dal Dirigente Scolastico prof.ssa Grazia Geranio e coordinato dalla docente Attilia Rossi.
Dopo la presentazione multimediale “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, a cura del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, Pagano ha delineato il Sessantotto come una stagione breve, a lungo maturata negli anni Sessanta: “fu la stagione di un movimento sovra-politico e totalmente libertario, un’esperienza creativa che poneva la questione della riforma del sistema dei saperi e di una nuova democrazia all’insegna della fratellanza”, un sogno che fu presto “spezzato nel nome della scelta ‘rivoluzionaria’ e violenta: il ritorno alla dottrina, alle vecchie nozioni e ai vecchi strumenti organizzativi”.
Maria Cristina Mirabello ha detto che “di fronte alla mole del libro, essendo i due volumi di più di 1800 pagine, è naturale ed importante interrogarsi sulla metodologia storica seguita dai due autori”, e ha illustrato le modalità di ricerca seguite per l’occupazione del Liceo Pacinotti, avvenuta il 5 febbraio 1968, molto prima che le altre Scuole Superiori occupassero, cosa che accadde nel dicembre 1968, quando però il Pacinotti non fu interessato da tale evento generalizzato.
Tutte le occupazioni di quell’anno, ha aggiunto Pagano, “furono caratterizzate dallo spirito del ‘Sessantotto degli inizi’: la festa dell’incontro e della scoperta dell’altro, la critica all’autoritarismo, la ricerca di un nuovo rapporto tra la scuola e la vita”.
Le riflessioni degli studenti, oltre che su eventi e figure specifiche -l’assassinio di John Kennedy e il ruolo nella cultura del Sessantotto di Martin Luther King-, hanno affrontato il tema della “eredità del Sessantotto” e della sua “contemporaneità” o meno, e del come l’approccio dei giovani di allora possa vivere oggi. Per Pagano e Mirabello “il Sessantotto fu sconfitto, ma le sue aspirazioni non sono state dimenticate perché hanno contrassegnato la vita di tanti, nella sfera personale, del lavoro, dell’impegno culturale e sociale”. Anche oggi ci sono “frammenti di una reazione culturale umanista all’avvento di un mondo ancor più disumanizzato, in cui non è venuto meno il rischio, come allora, della guerra nucleare”. “La più importante eredità del Sessantotto -hanno concluso i due autori- è più che mai attuale: una spinta verso il nuovo umanesimo che stiamo ancora cercando. Un umanesimo, questa volta, non antropocentrico, che metta al centro l’unità tra uomo e natura”.

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