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DA SAN FRANCESCO A FRANCESCO. LAUDATO SI’ E LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE
Incontro con ENRICO GALAVOTTI e GUIDO VIALE
Lunedì 9 novembre ore 17 Urban Center

a cura di in data 3 Novembre 2015 – 17:03

MEDITERRANEO 9 NOVEMBRE 2015

DA SAN FRANCESCO A FRANCESCO.
LAUDATO SI’ E LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE

Incontro con ENRICO GALAVOTTI e GUIDO VIALE
Lunedì 9 novembre ore 17 Urban Center

L’Associazione Culturale Mediterraneo vuole aprire il dibattito in città sull’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”: una dura ma obbiettiva presa di coscienza sulla nostra casa comune, la terra con il suo Creato, e insieme la proposta rivoluzionaria di un’”ecologia integrale” e di un nuovo umanesimo che cambi profondamente gli assetti economici, sociali e politici e i paradigmi culturali dominanti. Non un semplice appello ambientalista ma una critica radicale a questa società e ai suoi modelli di produzione e di consumo, e insieme una proposta alternativa.
L’iniziativa, che rientra nel ciclo “Religioni e politica”, si terrà lunedì 9 novembre alle 17 all’Urban Center. Ne discuteranno Enrico Galavotti, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Chieti-Pescara e ricercatore della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, e Guido Viale, sociologo, economista e ambientalista. Per ogni informazione sulle attività dell’Associazione visitare il sito www.associazioneculturalemediterraneo.com


“Laudato sì” è la prima enciclica della storia della Chiesa dedicata espressamente al problema ambientale. Se ne è discusso all’Urban Center, nell’incontro promosso dall’Associazione Culturale Mediterraneo, nel quale personalità tra loro diverse, come il Presidente dell’Associazione Giorgio Pagano, il docente di Storia del Cristianesimo Enrico Galavotti e il sociologo, economista e ambientalista Guido Viale hanno convenuto sul carattere di “rottura” e di “svolta” del documento di Papa Francesco. Il concetto decisivo dell’enciclica, ha sottolineato Pagano, è quello di “ecologia integrale”, in grado “di abbracciare tutte le componenti della vita umana e di collegare problema ambientale e problema sociale, due volti della stessa medaglia”. Si pensi ai migranti che fuggono dai cambiamenti climatici e allo sfruttamento delle risorse dei Paesi colonizzati, che si accompagna all’inquinamento e alla devastazione ambientale. Ecco perché, sostiene il Papa, bisogna “cambiare il modello di sviluppo globale, senza vie di mezzo”. Un altro concetto chiave, ha sostenuto Enrico Galavotti, è “la fine del mito del progresso infinito, che porta alla critica della politica subordinata al paradigma tecnico-economico e alla proposta della conversione ecologica dell’economia”. Una tesi, ha proseguito lo storico, ispirata dal pensiero del teologo Romano Guardini e dalle esperienze pastorali e teologiche delle Chiese latino-americane. “La critica al Papa di populismo -ha concluso Galavotti- è la reazione di chi ha paura a riconoscere la realtà e rifiuta ogni responsabilità verso le generazioni future”. Guido Viale ha messo l’accento sull’abbandono dell’antropocentrismo -“il vivente, che comprende tutta la realtà, è al centro dell’universo, non più l’uomo”- e sulla critica alla “cultura dello scarto”, quella per cui “usiamo le cose e le persone finché ci servono, per poi liberarcene”, una critica che Francesco riprende dal sociologo Zygmunt Bauman. Alla “cultura dello scarto” si risponde con la “conversione ecologica”: il cambiamento radicale della concezione dell’economia e del nostro stile di vita personale. Il concetto fu elaborato, ha ricordato Viale, dall’ambientalista trentino Alex Langer, che “preferisce il termine conversione a rivoluzione o riforma perché propone il cambiamento soggettivo verso la natura e verso il prossimo”. Francesco, ha concluso Viale, “riprende il termine conversione ma va più avanti di Langer perché collega giustizia sociale e giustizia ambientale”. In questo, hanno convenuto i tre relatori, Francesco si pone non solo come capo della Chiesa ma anche e soprattutto come padre dell’intera umanità.
“Laudato sì”, hanno concluso, è il “Manifesto per l’umanità del XXI secolo, a rischio di restare senza futuro”.

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