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Una Rete ligure e il turismo vince la sfida europea

a cura di in data 5 Giugno 2014 – 07:28

La Repubblica, Il Lavoro 1° giugno 2014 – Cambiano i mercati del turismo, nei prossimi 2-3 anni si affacceranno sul mondo 100 milioni di nuovi turisti, viaggiatori “attivi” che cercano natura, paesaggio, cultura, enogastronomia. Anche la Liguria deve cambiare le strategie con le quali presentarsi a questo mondo nuovo.

Un passo importante, che cambia in modo radicale l’organizzazione turistica di mezza Liguria, è avvenuto nei giorni scorsi: si è costituita la “Rete Levante Liguria”, l’aggregazione dei quattro Sistemi Turistici Locali del Golfo dei Poeti – Val di Magra – Val di Vara, delle Cinque Terre, delle Terre di Portofino e del Genovesato. Metà Liguria, quella che in questi anni più ha puntato sulla qualità e su prodotti turistici innovativi e competitivi, e che è cresciuta in termini di arrivi (53% di tutti quelli liguri, superando il Ponente), è ora attiva sui mercati internazionale e interno in maniera coordinata. In base allo statuto i soggetti che compongono la rete si impegnano a “svolgere assieme le attività di promozione e commercializzazione turistica, la realizzazione e l’attuazione di progetti volti alla crescita dell’economia turistica locale attraverso lo sviluppo di azioni congiunte e l’integrazione dei prodotti turistici”. E’ un’aggregazione nata dal basso che coinvolge Comuni, Camere di Commercio, i principali operatori turistici privati. Una svolta contro la pratica dura a morire del “tutti contro tutti”, che prepara i “distretti turistici” di cui si sta discutendo a livello nazionale, e stimola (provoca?) la Regione a una decisione sull’organizzazione turistica valida su tutto il territorio ligure, che serva anche a rilanciare il Ponente in crisi.

Occorre sempre più presentarsi come aree vaste e coordinate; e avere inoltre prodotti che possano interessare i turisti “attivi”, camminatori, amanti dell’arte e della storia, dell’enogastronomia, delle due ruote… Prodotti da progettare per il finanziamento dei fondi europei 2014-2020.

Due esempi di progettualità di cui ci sarebbe bisogno. Il primo: in provincia della Spezia ci sono 23 castelli, altre decine nei territori contigui della Lunigiana massese, del Parmense, del Piacentino, del Tigullio. E’ un patrimonio straordinario di emergenze storico-culturali, connesse tra loro da sentieri e da vie dei prodotti tipici, che dovrebbe diventare una rete, un sistema, con tutti i vantaggi che una gestione pubblico-privata unitaria garantirebbe in termini economici, organizzativi, promozionali. Se Regioni, Province e Comuni lungimiranti e dotati di visione strategica si cimentassero con questo tema potremmo competere facilmente con il sistema francese dei Castelli della Loira e con quello delle grandi dimore inglesi.

Lungimiranza e visione strategica delle Regioni, delle Province e dei Comuni servirebbero anche per progettare una pista ciclabile del corridoio tirrenico-ligure che colleghi Capalbio e Ventimiglia, con le connessioni alle aree rurali interne e alle città d’arte. Una pista, di cui già esistono molti tratti, che costituirebbe un’enorme potenzialità per promuovere la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche di territori bellissimi, e che favorirebbe, se gestita da un’unica agenzia di sviluppo pubblico-privata, un grande indotto economico. Anche in questo caso ci doteremmo di un prodotto competitivo in tutta Europa, che non avrebbe nulla da invidiare alla pista Vienna-Passau sul Danubio: 420.000 visitatori e un indotto di 110 milioni l’anno. La stagione dei fondi europei è ora: guai a perdere occasioni storiche per un grande rilancio del turismo ligure.

Giorgio Pagano

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