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L’Ocse fotografa la Liguria

a cura di in data 20 Luglio 2014 – 10:38

La Repubblica – Il Lavoro, 10 luglio 2014 – In Liguria si vive bene per la sicurezza e la salute, così così per reddito, lavoro e istruzione, si vive male per l’ambiente. Sono gli esiti della ricerca Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sul benessere dei cittadini che vivono in 362 regioni del mondo. L’Ocse aveva lanciato nel 2011 il “Better Life Windex”, un nuovo indicatore per andare oltre il Pil e valutare la qualità della vita nelle varie nazioni. Il “Regional Well-Being” è la prosecuzione regionale di questa valutazione più sociale e non strettamente economica della ricchezza di un Paese. Per uniformare le statistiche tra 362 regioni l’Ocse ha ripreso 8 indicatori: accesso ai servizi di banda larga, impegno civico, istruzione, lavoro, ambiente, reddito, salute e sicurezza.

Ecco le prestazioni della Liguria: 9,4 punti su 10 e 16° posto tra le 21 regioni italiane per la sicurezza; 8,9 punti e 16° posto per la salute; 7 punti e 15° posto per l’impegno civico; 6,2 punti e 9° posto per il lavoro; 6 punti e 6° posto per l’istruzione; 5,5 punti e 14° posto nell’accesso ai servizi di banda larga; 5 punti e 7° posto per il reddito; 4,3 punti e 12° posto per l’ambiente.

Il quadro è molto differenziato tra le regioni italiane, ma il “voto” sull’ambiente è insufficiente quasi dappertutto: anche per la Liguria, che ha qui il suo voto più basso. Le cause sono note: chilometri di costa sacrificati a insediamenti immobiliari e alla nautica, per poi ritrovarsi con troppo cemento e con benefici molto inferiori alle attese; molte automobili e poco trasporto pubblico; troppi impianti industriali inquinanti, centrali a carbone in primis.

La ricerca stimola la classe dirigente al potere a risolvere problemi che si trascina da tempo. Ci sono ancora dieci mesi da dedicare ai grandi problemi della Liguria: garantire un trasporto pubblico efficiente e varare la legge regionale in materia; approvare un Piano Territoriale Regionale che ponga un freno al mattone e al consumo di suolo; uscire dalle vecchie logiche in materia di centrali a carbone, quelle che hanno portato, sia a Spezia che a Vado, all’errore di autorizzazioni ambientali assai poco vincolanti e alla mancanza di coraggio nella riconversione.

La ricerca Ocse mette i piedi nel piatto della questione fondamentale per la Liguria: l’esaurimento del vecchio modello di sviluppo, dissipatore dell’ambiente. Il nuovo modello non potrà che nascere da un piano strategico condiviso che abbia come contesto un sistema più vasto: la Liguria è infatti al centro di due grandi “macroregioni”, il Nord e l’area euro mediterranea, di cui è parte integrante e anello di congiunzione. Il suo futuro è svolgere un ruolo di servizio nei confronti delle due “macroregioni”, essenzialmente nel campo della formazione – ricerca – innovazione tecnologica e in quello del turismo sostenibile. Campi nei quali l’ambiente è decisivo: l’alta qualità dell’ambiente di vita e di lavoro è infatti fattore determinante per attrarre e incentivare la permanenza di studenti, docenti e “classe creativa”, mentre il turismo è sempre più “emozionale” e legato alla salvaguardia dell’identità, in primo luogo ambientale, di un territorio. La Liguria del futuro dovrà essere “policentrica”: una rete integrata di città e di luoghi capace di un’offerta unitaria di servizi al Nord e all’area euro mediterranea, che valorizzi le potenzialità della regione all’insegna del “bien vivir” e del rifiuto della crescita illimitata.

Giorgio Pagano

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