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L’Affresco è un modello per la Liguria ma ora serve una strategia europea

a cura di in data 13 Giugno 2013 – 11:08

La Repubblica – Il Lavoro – 11 Giugno 2013 – La svolta c’è, è apprezzabile ma soprattutto è indispensabile. Claudio Burlando, come riporta Repubblica, ha deciso che “non possiamo più giocare di rimessa limitandoci ad affrontare di volta in volta le emergenze” e che “serve un affresco per rilanciare la Liguria”. Il presidente della Regione pensa a cinque grandi programmi di sviluppo per i territori, su cui attingere ai fondi europei 2014-2020. Ne abbiamo assolutamente bisogno: la Liguria, come spiega il Rapporto 2012 della Cgil, ha da 5 anni un ciclo economico negativo, è oltre la recessione ed è ormai in depressione (il tasso reale di disoccupazione è al 15,3%, il reddito delle famiglie è sceso del 3,2%, i disoccupati sono 117.000, le persone a rischio povertà 188.000). Guai, dunque, a stare fermi. Occorre agire sulle componenti della base economica ligure, per il riadeguamento e la trasformazione delle parti più deboli e in sofferenza e il consolidamento e la crescita di quelle più solide e promettenti. Ma prima di entrare nel merito dei progetti, serve avere chiaro il quadro di riferimento. Che è europeo e nazionale: l’Europa ha deciso di realizzare una Agenda Urbana europea, che integri tra loro le strategie dei territori, e che abbia come priorità la ricerca, la sostenibilità energetica, l’occupazione e l’inclusione sociale, la formazione di capitale umano; conseguentemente, il Governo italiano ha avviato la costruzione di un’Agenda Urbana nazionale, per un coordinamento centrale delle politiche urbane di Comuni e Regioni. L’Agenda Urbana, europea e italiana, andrà costruita “dal basso”, dalle città e da tutti gli attori che vi operano, con un ruolo programmatorio delle Regioni. Il nuovo ciclo dei fondi europei chiede che dai territori nascano grandi progetti integrati, portati da reti e alleanze tra città. L’idea di Burlando va dunque nella direzione giusta, a patto che preveda un percorso di confronto politico tra Regione e Comuni, che migliori la pratica della programmazione concertata multilivello avviata in Liguria in questi anni.

Ma questo non basta: servono infatti progetti che siano espressione di “coalizioni di sviluppo” e coinvolgano quindi tutti gli attori, economici, sociali, culturali, che hanno interessi e risorse da mettere in gioco. La Regione e i Comuni devono attivare una “strategia mobilitativa” che faccia emergere e raccolga dai territori la capacity strategica, la progettualità diffusa, in un’ottica di contaminazione tra soggetti diversi finalmente chiamati a lavorare insieme. Questa strategia di “animazione sociale e cognitiva” (per dirla con Fabrizio Barca) è indispensabile non solo perché ce lo chiede l’Europa, ma anche perché in questa fase storica la capacità di progettare si è ridotta e si registra una certa difficoltà a guardare al futuro con fiducia. La costruzione di un generale e più allargato clima di fiducia e di entusiasmo, di partecipazione al sentimento di un’impresa comune non può che aiutare la costruzione e poi la realizzazione dei progetti.
L’”affresco” richiede quindi competenze di programmazione, capacità scientifiche e operative, attitudini relazionali e comunicative. Non può essere affidato solo a Burlando e agli assessori regionali. Il che non significa che la leadership politica non conti. Anzi, è decisiva: nel dare l’input al processo e nel fare la “regia”, ricercando la sintesi e la ricomposizione in un’arena decisionale aperta a tutti.

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