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La Liguria riparta dalla sua bellezza

a cura di in data 8 Agosto 2013 – 09:03

La Repubblica – Il Lavoro – 7 Agosto 2013 – Nei giorni scorsi sono stato alla Festa del Grano a Suvero, in Val di Vara, 700 metri sul livello del mare. Il Comune di Rocchetta ha avviato un’esperienza che funziona: nel 2009 ha acquistato i semi di grano e li ha distribuiti agli agricoltori, perché riscoprissero una tradizione del luogo. Ora ci sono diciotto produttori, molti terreni sono nuovamente agricoli, il paesaggio sta tornando quello di un tempo. E si recupera la dimensione comunitaria: è stato ricostituito il Monte frumentario, antica associazione dei contadini. L’esempio di Suvero è uno dei tanti che ci dice che la crisi sta cambiando economie e stili di vita, e che ad essa non ci sono solo risposte di disperazione ma anche reazioni creative che trasformano modi di vivere e di produrre e le stesse relazioni sociali.

La Liguria ne ha un bisogno estremo: è la regione con la minore estensione di superficie agricola (16%, la media nazionale è del 46%) e che perde più velocemente questo patrimonio (meno 63% tra 1982 e 2010). A vantaggio dei boschi -siamo la regione più boscata, il 75% della superficie- ma anche delle edificazioni che avanzano nella campagna più vicina alla città. Mentre i nostri borghi interni sono sempre meno popolati. Far conoscere le realtà che vanno in controtendenza e forniscono indicazioni per una nuova prospettiva è quindi un importante compito culturale e politico. Tra queste, oltre a Suvero, le più note sono quelle a noi vicine di Succiso e Cerreto Alpi, nell’Appennino reggiano. A Succiso, nel 1990, chiusero la bottega di alimentari e il bar. I cittadini reagirono: “Mettiamoci tutti assieme, in una cooperativa. L’iniziativa privata non regge più. Se vogliamo trovare un caffè, il pane fresco e un posto dove trovarci assieme, dobbiamo costruirlo da soli”. Non sapevano di aver creato la prima “cooperativa di comunità”. Così hanno salvato il loro paese: nell’ex scuola ci sono la bottega di alimentari, il bar, il ristorante, l’agriturismo, la sala convegni, sono tornati l’allevamento delle pecore e la produzione di pecorino e ricotta, è nata la “scuola di montagna” per gli escursionisti… Anche Cerreto Alpi, nel 2003, stava semplicemente chiudendo: e anche lì nacque una cooperativa, dedita alla pulizia del bosco, al raccolto delle castagne, alla gestione del circolo, alla guida degli escursionisti, con un “patto” con l’hotel e il ristorante del paese. Sono esperienze che ci dicono che non ci sono solo lo Stato e il mercato, c’è anche la gestione comune dei beni, che produce nuove reti sociali.
Occorre un progetto nazionale per le aree interne, che avviò Fabrizio Barca quando era ministro: un disegno di riequilibrio demografico, sociale, ambientale che può offrire nel tempo vaste prospettive al lavoro giovanile e alla valorizzazione di immense risorse naturali. Ma serve anche un grande progetto della Regione, con l’obbiettivo di una Liguria “che torni a riequilibrarsi tra costa e entroterra”, come ha detto Claudio Burlando a Repubblica. Il disegno di legge che istituisce una “banca regionale della terra” per gestire le terre incolte è un primo passo. Ma pone l’attenzione solo sull’agricoltura grande e media e sulla costituzione di unità produttive più ampie, quando da noi il recupero consiste soprattutto in piccoli interventi. E poi va integrato con altre azioni, che facciano massa critica in un grande progetto di rinascita della Liguria rurale, che connetta agricoltura, allevamento, turismo, cultura degli antichi saperi e mestieri, fattorie didattiche, produzione di energia su piccola scala, artigianato… Burlando ha concluso a Rondanina quello che ha definito “un viaggio nella bellezza”. Ora la sfida è porci nel mondo globale con la forza di una Liguria che crei un nuovo sguardo sul passato e conservi la bellezza portandola nel futuro.

Giorgio Pagano

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