Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Martedì 30 aprile aprile ore 17 a Tellaro, ex Oratorio ‘n Selàa
26 Aprile 2024 – 08:45

Presentazione di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiMartedì 30 aprile ore 17Tellaro – ex Oratorio ‘n Selàa.
All’incontro interverrà Giorgio Pagano, curatore dell’opera e autore di una postfazione e di …

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Un Eurocent a metro cubo per chi non ha l’acqua

a cura di in data 26 Marzo 2008 – 09:34

Il  Secolo  XIX – 26 marzo 2008 – La Giornata Mondiale dell’Acqua ha un senso, scrive giustamente David Bidussa sul Secolo XIX, ”se entra in un contesto in cui il sapere scientifico si fa crescita civile”. Io penso che debba essere soprattutto un’occasione per riflettere su come questo bene sia prezioso, e su come spesso lo si ignori, lo si dia per scontato. E invece non è così: l’acqua, purtroppo, non è un bene per tutti. Ecco perché il Direttore Generale della Fao Jacques Diouf ha definito la scarsità d’acqua “la sfida del secolo”.
Un miliardo e cento milioni di persone (di cui quattrocento milioni sono bambini) non hanno accesso all’acqua sicura e due miliardi e quattrocento milioni non dispongono di impianti igienici adeguati. Ogni giorno seimila bambini muoiono per malattie causate da acqua inquinata, da impianti sanitari e da livelli d’igiene inadeguati. Considerando anche gli adulti, ogni anno muoiono oltre due milioni di persone: è un genocidio silenzioso. Si stima che acqua non potabile e impianti igienici inadeguati siano all’origine dell’ 80% di tutte le malattie presenti nel mondo in via di sviluppo. Il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Asia meridionale soffrono di carenze idriche croniche. Nell’Africa subsahariana  quattro persone su cinque usano acqua di scolo, oppure devono camminare per più di un quarto d’ora per trovare una fonte sicura.
Ancora: nei Paesi in via di sviluppo fino al 90% delle acque reflue viene scaricato senza alcun trattamento; e le perdite d’acqua causate da dispersioni, allacci illegali e sprechi ammontano a circa il 50% dell’acqua da bere. Il pompaggio intensivo delle acque freatiche per ricavare acqua  ha fatto sì che in molte regioni i livelli dell’acqua siano diminuiti di decine di metri, costringendo le persone a bere acqua di qualità scadente. Il cambiamento climatico, infine, ha aggravato tutto. Il riscaldamento globale è infatti il principale responsabile dei periodi di siccità sempre più frequenti e dell’intensificazione di uragani e inondazioni, che distruggono coltivazioni, contaminano le falde acquifere e danneggiano le strutture dove si conserva e si trasporta l’acqua.
Per vincere “la sfida del secolo” occorre moltiplicare l’impegno della cooperazione internazionale. E’ questo il modo più importante, per il sapere scientifico, di farsi crescita civile.
In questo campo, negli ultimi anni si è affermata una presenza qualificata delle città e dei governi locali. Lo dimostrano anche le prime esperienze nate in Italia, coordinate dagli enti locali toscani, dall’Anci, da Federutility, dall’ONU e dalla Water Right Foundation. Il meccanismo individuato per il finanziamento solidale è quello di destinare “un centesimo di euro per metro cubo di acqua consumata” a progetti di cooperazione in materia idrica. Il fondo viene alimentato dagli utenti stessi, coinvolti attraverso i processi partecipativi di Agenda 21: applicando la formula ai consumi medi di una famiglia di quattro persone, il contributo ammonta a 1,50-2 euro l’anno. E’ un meccanismo, già in vigore a Firenze, Venezia e altre città, che ha  mobilizzato consistenti risorse economiche, permettendo di contribuire allo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo. P.es. a Venezia è stato finanziato un progetto in Bolivia, nella valle Araca, dove è stata portata l’acqua a quattro comunità rurali isolate dal resto del mondo. A ciò occorre affiancare una pari capacità di mobilitazione di competenze tecniche, di gestione e di formazione, affinché gli interventi di cooperazione possano essere realmente efficienti, anche in un’ottica di rafforzamento dei processi di decentramento amministrativo in atto nei Paesi del Sud. Ecco perché è importante anche il ruolo delle nostre aziende idriche.
Ma chi deve decidere? Gli enti locali responsabili del Servizio Idrico Integrato, riuniti nelle Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale. Il mio auspicio è che anche i governi locali della Liguria capiscano che è il tempo di agire e partecipino a questa importantissima impresa.
Giorgio Pagano
L’autore, già sindaco della Spezia, si occupa di cooperazione internazionale allo sviluppo nell’Anci  (Associazione nazionale comuni italiani) e di politiche urbane nella Recs (Rete città strategiche)

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