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Matvejevic e Spezia ponti sul Mediterraneo

a cura di in data 11 Febbraio 2017 – 23:43

Il Secolo XIX, La Nazione, Città della Spezia, Cronaca4, Gazzetta della Spezia – 5 febbraio 2017 – Predrag Matvejevic si è spento nella sua Zagabria. Venne due volte alla Spezia: nel 2006, per ricevere il Premio Exodus, e nel 2009, ospite dell’Associazione Culturale Mediterraneo, di cui era socio fondatore, tessera numero uno. Predrag è morto senza il riconoscimento che gli spettava, quel premio Nobel che un anno fa un comitato di scrittori reclamò con urgenza, omaggio a un grande, già prossimo alla fine. Lo avrebbe meritato anche solo per “Breviario Mediterraneo”, splendido “saggio poetico”, un libro geniale.

Era nato a Mostar, da padre russo e madre croata. Radici multiculturali e grande apertura al mondo. Mi raccontò che suo padre lo mandava di nascosto a portare un po’ di pane a tre prigionieri tedeschi che pativano la fame: a ricambiare un gesto analogo, quando il padre, ai lavori forzati in Germania, era stato rifocillato da un pastore protestante.

Combatté a fianco dei dissidenti dei Paesi dell’Est. Criticò Tito ma anche le guerre nei Balcani. Si sentì sempre jugoslavo: “Sono nato in un paese senza frontiere e poi le frontiere si sono costruite”, diceva. Per questo fu perseguitato dalle autorità croate, che nel 2005 lo condannarono a cinque mesi di prigione.

Fu instancabile nel riportare al centro il Mediterraneo, casa comune da contrapporre alle fratture e agli odi. Ecco una frase della sua conferenza spezzina del 2009: “L’Europa deve ridisegnare la sua identità e non guardare solo a Est e a Nord, ma anche a Sud, al Mediterraneo che è la sua culla”.

Parlò anche dell’immigrazione: “Mi ha colpito che gli italiani usino molti termini, quasi ci sia l’impossibilità di esprimere ciò che realmente accade: profughi, rifugiati, fuggiaschi, sfollati, esiliati, immigrati, espulsi, respinti, espatriati… Eppure gli italiani hanno conosciuto l’emigrazione più forte di tutti gli altri Paesi europei all’inizio del secolo scorso”. Chiese di non parlare sempre di “quanti” clandestini sono approdati e “quanti” devono andarsene ma di gettare uno sguardo anche sui loro “fagotti”: per sapere cosa portano dai Paesi da dove sono stati costretti ad andarsene. Terminò citando l’Esodo: “Non molesterai lo straniero, né l’opprimerai, perché foste anche voi stranieri in terra d’Egitto”.

Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo

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