Sottrarre referendum a battaglia politica di piccolo cabotaggio. Ed elettori e dirigenti di FdI si battano coerentemente per il sì
Città della Spezia, 12 maggio 2025
Luca Comiti ha giustamente ricordato a Maria Grazia Frija l’impegno della CGIL contro le politiche sbagliate sul lavoro dei governi che si sono succeduti in questi anni. Io vorrei ricordare alla nostra vice sindaca e deputata che Giorgia Meloni definì il Jobs act “carta buona per incartare le pizze”, criticando il governo perché non accettava modifiche al suo piano. Dieci anni dopo, il precariato è diventato l’elemento strutturale del Paese – il 30% della forza lavoro ha contratti a termine o part time, quest’ultimo spesso involontario – e la concorrenza si gioca sul mercato al ribasso, costringendo chi lavora in condizioni di perenne ricattabilità e chi fa onestamente imprenditoria a sentirsi fesso rispetto a chi non si comporta correttamente.
Invito a Frija e tutti a sottrarre i referendum – che riguardano questioni fondamentali per la vita delle persone – alla battaglia politica di piccolo cabotaggio. Sono critico verso le attuali politiche sul lavoro del governo Meloni, ma ciò non mi impedisce di constatare che dieci anni fa, su quella “carta da pizza” e sugli effetti che avrebbe prodotto, cioè “l’esistenza di lavoratori di serie A e di serie B”, la Meloni aveva ragione, così come l’aveva Landini.
Dirigenti ed elettori di Fratelli d’Italia si battano dunque coerentemente per il sì, per uscire dal circolo vizioso tra lavoro precario, bassi salari, bassa produttività e bassa crescita che ci ha fatto scivolare indietro rispetto alle maggiori economie europee.
Le conseguenze, se dovesse passare il referendum, sono sotto gli occhi di tutti: 4 milioni di lavoratori assunti dopo il Jobs act riacquisterebbero il diritto al reintegro; 4 milioni di lavoratori delle piccole imprese avrebbero più tutele; verrebbe circoscritto l’uso del contratto a termine; milioni di lavoratori sarebbero più tutelati sulla sicurezza; 2,5 milioni di persone acquisterebbero la cittadinanza
I referendum non sono contro questo o quel governo o forza politica. Sono contro una cultura dominante, quella che papa Francesco chiamava cultura dello scarto, che ha attraversato governi di diverso colore, dove il profitto e il mercato l’hanno fatta da padrone. Sono l’occasione per rimettere al centro il lavoro, le persone e i loro diritti.
Giorgio Pagano
membro del Coordinamento del Comitato provinciale per il sì ai referendum
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