Rosolino Ferrari il primo caduto della lotta di Liberazione ha finalmente un nome
29 Aprile 2025 – 23:03

Città della Spezia, 21 aprile 2024
Nell’articolo di questa rubrica “A ottant’anni dall’8 settembre 1943. Come Spezia fu occupata dai tedeschi” (3 settembre 2023), ho raccontato l’episodio in cui morì un alpino, il primo caduto della …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Il Secolo XIX locale, Rubrica Lontano&Vicino di Giorgio Pagano

Collaborazione oltre il municipalismo

a cura di in data 3 Agosto 2008 – 17:27

Il Secolo XIX – 3 agosto 2008 – Recentemente al Cittàterritorio Festival di Ferrara esperti di tutte le discipline hanno discusso delle città.
La prima parola chiave, coniata dal sociologo Aldo Bonomi, è stata “città infinita”: la città non ha più bordi definiti che la contengono e si espande nel territorio. Come ha detto l’architetto Stefano Boeri “svaniscono i confini con la campagna e con le città contigue, sfuma il perimetro della città”. Una città che include al suo interno la parte antica, quella moderna e le sue periferie, e poi i tanti oggetti che vediamo scorrere quando viaggiamo e ci accorgiamo che le città hanno sempre porzioni nuove: le palazzine residenziali, l’autolavaggio, il capannone industriale, poi il villaggio a schiera, il centro commerciale, il multisala, il call center … La “città infinita” incontra molte critiche perché si teme che venga meno la socialità, che aumenti l’uso dell’auto e quindi l’inquinamento, che la nuova forma di città sia più ” brutta” della precedente.
Per governare questo mutamento ci manca il “progetto”, ha detto l’urbanista Bernardo Secchi; e ci manca, ha aggiunto il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, la  “governance “, una forma di governo che segna la distanza dalle forme tradizionali perché basata sull’interazione e la connessione tra  le diverse istituzioni dell’area vasta e tra pubblico e privato.
“Progetto” e “governance”, le altre due parole chiave, richiamano l’esperienza della pianificazione strategica, sviluppatasi in Italia dalla fine degli anni ’90 in una trentina di città, sulla scia dei successi europei. Il piano strategico è una visione del futuro della città condivisa e partecipata, che ha bisogno di una forma di governo di area vasta, basata  sulla collaborazione tra tutte le istituzioni e tra queste e gli attori sociali. La risposta alle sfide della “città infinita” non può essere dunque quella del localismo claustrofobico e neppure quella di un municipalismo virtuoso, adatto ad epoche ormai lontane: ormai è chiaro che la dimensione comunale non è la più adatta per pianificare. Cacciari ha insistito sulle proposte dell’Anci: nelle grandi città unire i Comuni nella Città metropolitana e abolire la Provincia; nelle altre città mantenere alla Provincia funzioni di pianificazione di area vasta, da esercitare insieme ai Comuni, e costruire le Unioni dei Comuni più piccoli.

Il tema si pose anche alla Spezia, dove il piano strategico fu -non a caso- promosso da Comune e Provincia, concordato con la Regione e con tutte le istituzioni e le associazioni a carattere provinciale e arricchito da protocolli di intesa con i Comuni limitrofi e quello di Sarzana.  Oggi, al di là delle modalità, si ripropone la stessa esigenza: una forma di governo che veda cooperare, sulle scelte strategiche, più istituzioni e coinvolga gli attori sociali. Solo due esempi: le scelte, stringenti, sulla Snam e sull’Enel. Ogni autonomia deve cercare accordi con altre autonomie, partecipando a forme più elaborate di “governare insieme”. E’, da noi,  un’attitudine ormai consolidata, che non va dispersa. Il percorso è faticoso ma obbligato: perché “strategico” e “comunale” sono ormai termini incompatibili tra loro. E la nave, per tenere il mare, deve essere governata da più piloti.

lontanoevicino@gmail.com

Popularity: 4%