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Una storia è finita, Pd e sinistra ripartano dal basso

a cura di in data 10 Marzo 2018 – 20:18

Il Secolo XIX nazionale, 9 marzo 2018 – Il Rosatellum, concepito contro il M5S per favorire l’accordo tra Renzi e Berlusconi, ha fallito il suo compito. Pd e Forza Italia non hanno compreso il malcontento sociale e hanno sottovalutato la richiesta popolare di un radicale cambiamento. Gli studi ci dicono che tra 2004 e 2011 la classe media è diminuita di oltre il 2%, e che il calo non si arresta. E’ il frutto di una miscela esplosiva: salari più bassi, calo dell’occupazione, crisi della contrattazione, attacco al welfare, più lavoro precario. Il M5S intercetta questa base sociale, fortemente critica contro l’austerity neoliberista. Non a caso il 15-20% degli elettori che votò Pd nel 2013 domenica ha votato M5S. Domenico De Masi, sul Secolo XIX, definisce i pentastellati “la nuova forza socialdemocratica in Italia, che raccoglie la stessa base sociale che una volta era del Pci di Berlinguer”. Forse è più corretto dire che il M5S è spinto, da questa base sociale, ad avere l’impronta di una “Podemos italiana”, una forza populista di sinistra. La spinta viene anche dal contesto politico che emerge dal voto: chi è il contraltare della destra, in un sistema nuovamente bipolare, se non la forza guidata da Di Maio?

Il Pd subisce una sconfitta epocale: è il crollo definitivo della “Terza via” alla Blair con cui una classe dirigente diventata neoliberista ha stravolto il significato, un tempo nobile, delle parole “sinistra” e “riformismo”; ed è il crollo di una concezione della politica castale e lontana dal popolo. La rabbia antirenziana nel Paese è così forte che anche Leu, l’alternativa tentata a sinistra del Pd, è apparsa forza di palazzo, quindi non realmente alternativa. I dati rilevano che Leu, non a caso, ha meno voti nelle periferie e tra gli strati sociali più deboli, esattamente come il Pd.

Pd, o meglio una sua parte, e sinistra possono però giocare un ruolo: se non si sottrarranno alle aspettative di svolta radicale espresse dal voto. Nulla sarà più come prima. Un’alleanza tra M5S e Lega non è pensabile. Non è nell’interesse di nessuna delle due forze, ed è resa impraticabile dal fatto che il M5S è espressione di un elettorato che vuole più protezione sociale e più Stato, mentre la Lega e la destra rappresentano elettori che vogliono meno tasse e meno Stato. Un governo imperniato sul M5S -auspicabilmente aperto alla società civile- può nascere solo con un qualche via libera dal Pd “derenzizzato” e dalla sinistra. Le alternative sono o l’appoggio di una parte del Pd alla destra o le elezioni a breve. In entrambi i casi il Pd ne uscirebbe ancora più a pezzi. In particolare, se si votasse ancora, gran parte dell’elettorato del Pd e della sinistra voterebbe M5S come proposta praticabile di governo e come argine contro la destra.

Pd e sinistra avrebbero, garantendo la nascita di un governo, modo di ripensare radicalmente se stessi. In particolare per la sinistra, ridotta a macerie, vale -sia per Leu che per Potere al popolo, che non può certo accontentarsi di poco più dell’1%- l’imperativo di non parlare tra i soliti, di aprirsi a nuove forme e figure di rappresentanza, di ripartire davvero dal basso e di dare vita a una riflessione politica e culturale che metta tutto in discussione. Che parta dalla consapevolezza che una storia è finita.

Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia

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