“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 21 novembre ore 17 a Borgotaro
15 Novembre 2025 – 16:30

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
di Dino Grassi
Venerdì 21 novembre ore 17
Borgotaro
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato …

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Per GAZA “Non possiamo rimanere indifferenti” – Venerdì 19 Settembre ore 18 in Piazza Brin, corteo per le vie della città

a cura di in data 18 Settembre 2025 – 21:55

Invito

Per GAZA “Non possiamo rimanere indifferenti
Venerdì 19 Settembre ore 18
in Piazza Brin
corteo per le vie della città

La Camera del Lavoro spezzina invita tutte e tutti a partecipare alla manifestazione nazionale “Per Gaza”, indetta dalla CGIL e che si terrà in contemporanea in tutta Italia venerdì 19 settembre. Alla Spezia il concentramento sarà alle ore 18 in Piazza Brin con corteo per le vie della città. Nella stessa giornata del 19 settembre la Cgil ha proclamato scioperi in molte categorie produttive, per dare ancora più forza alla mobilitazione e alla richiesta di pace, giustizia e libertà per il popolo palestinese.
“Non possiamo rimanere indifferenti – si legge in una nota – di fronte a quella che è una strage quotidiana, un autentico genocidio in corso a Gaza, perpetrato dall’esercito israeliano contro un popolo stremato e senza difese. Quello che sta accadendo ha i contorni di una “soluzione finale”: i ministri dell’ultradestra del governo israeliano lo hanno dichiarato apertamente, e il loro agire criminale è reso possibile dall’appoggio degli Stati Uniti e dall’ignavia e complicità dei governi europei e occidentali, in primis quello italiano. Con pochissime eccezioni, come quella del governo spagnolo. Chiediamo con forza che anche i governi del mondo arabo facciano sentire la propria voce e diano un sostegno reale, concreto e materiale alla popolazione palestinese”.
CGIL aggiunge: “Esprimiamo inoltre il nostro sostegno alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla, che con coraggio porta aiuti a Gaza sfidando il blocco che affama milioni di persone: un gesto di solidarietà civile e di resistenza pacifica che non può e non deve essere criminalizzato.
La manifestazione “Per Gaza” ribadirà con forza: Stop al genocidio; Stop alla vendita di armi a Israele; Stop agli accordi commerciali con Israele; Sanzioni contro Israele fino alla fine delle occupazioni; Riconoscimento pieno e immediato dello Stato di Palestina; Fine immediata degli insediamenti illegali in Cisgiordania; Rilascio degli ostaggi e dei prigionieri politici; Istituzione di corridoi umanitari; Stop alle politiche di riarmo; Convocazione di una conferenza di pace sotto egida ONU. Non è tollerabile un bilancio di oltre 70.000 vittime palestinesi dal 7 ottobre a oggi. Non è tollerabile la distruzione di ospedali, scuole, campi profughi. Non è tollerabile l’assassinio mirato di quasi 200 giornalisti, colpevoli solo di raccontare la verità. Il dramma del popolo palestinese ha radici lontane, dalla Nakba del 1948 fino ad oggi: espulsione, cancellazione, occupazione, negazione di diritti. La manifestazione del 19 settembre non sarà un punto di arrivo, ma una tappa di un percorso lungo e difficile. La CGIL spezzina e le forze democratiche e antifasciste continueranno a mobilitarsi, a costruire reti di solidarietà e a chiedere giustizia fino a quando non ci sarà una Palestina libera, democratica e in pace. Invitiamo tutta la cittadinanza, le associazioni, le forze democratiche e solidali a partecipare al corteo”.

LA RETE SPEZZINA PACE E DISARMO ADERISCE

 


 

 

Città della Spezia, 19 settembre 2025

Bandiere che sventolano, cori scanditi a gran voce e telefonini di passanti e turisti sguainati per riprendere la scena. Così la Spezia ha vissuto, nel tardo pomeriggio, la manifestazione “Per Gaza” organizzata dalla Cgil. Un lungo corteo, partito poco dopo le 18 da Piazza Brin, ha attraversato le vie dello shopping e il “salotto buono” della città – Corso Cavour, Via Chiodo e Piazza Verdi – per concludersi davanti alla Prefettura. Lì, i partecipanti hanno chiesto simbolicamente al governo Meloni di condannare con fermezza l’attacco in corso e di interrompere qualunque rapporto con Israele.
Secondo gli organizzatori hanno sfilato in duemila, mentre per le forze dell’ordine i manifestanti erano circa 1.500. Numeri che cambiano poco: a intonare “Free free Palestine” e “Free free Gaza” c’erano centinaia di spezzini di tutte le età, che hanno attirato l’attenzione di passanti e turisti, molti dei quali hanno ripreso la scena con lo smartphone per poi condividerla sui social.
In apertura, dietro lo striscione “Gaza, fermiamo la barbarie”, decine di rappresentanti della comunità palestinese e araba, che hanno guidato i cori al megafono dalla ribalta del furgone in testa al corteo, subito dietro le auto delle forze dell’ordine.
Nella pancia del corteo non mancavano esponenti dei partiti e dell’associazionismo di sinistra, tra cui gli ex sindaci Giorgio Pagano e Massimo Federici.
“Quello che sta accadendo a Gaza, in Palestina, è un genocidio, con la complicità degli Stati Uniti e di moltissimi paesi e governi europei e occidentali. Non è accettabile”, ha dichiarato Luca Comiti, segretario generale della Cgil spezzina, rispondendo alle domande di CDS. “Per questa ragione abbiamo deciso di scendere in piazza, mobilitare le persone, partire dal basso per creare le condizioni affinché la coscienza collettiva possa risvegliarsi. Noi dobbiamo creare nelle cittadine e nei cittadini, nei lavoratori e nelle lavoratrici, la consapevolezza della necessità di fermare questo genocidio. Non sarà semplice perché ci sono moltissimi interessi. Chiediamo cose precise: il blocco degli accordi commerciali e soprattutto della vendita di armi a Israele, che anche il nostro Paese purtroppo continua a portare avanti. E soprattutto chiediamo il cessate il fuoco immediato”.
“Non sappiamo ancora i numeri dell’adesione allo sciopero – ha aggiunto – perché molti lavoratori sono ancora in turno. Vedremo domani, ma la risposta è stata buona nonostante un contesto culturale nel nostro Paese che non è semplice. Pian piano ci stiamo lavorando: questa è una tappa ulteriore, e continueremo finché non ci saranno le condizioni per arrivare a una tregua. Voglio sottolineare che questa non è una guerra: qui c’è un esercito contro dei civili, è un genocidio in corso”.

 

Alla domanda su cosa possa cambiare una bandiera esposta o una manifestazione lontano migliaia di chilometri dalla Striscia e dalle bombe, Comiti ha risposto: “Cambia che in questo modo sensibilizziamo, teniamo accesi i riflettori. L’uccisione dei giornalisti dimostra che non si vuole far sapere quello che accade. Anche una bandiera può dare un segnale, così come la missione della Global Sumud Flotilla: è fondamentale tenere viva l’attenzione su ciò che avviene”.

Dopo un’ora e mezza di cammino tra cori e bandiere, il corteo è arrivato davanti al palazzo della Prefettura. Qui, Comiti ha tenuto un comizio vibrante che riportiamo integralmente:
Amiche e amici,
compagne e compagni,
siamo qui oggi perché non possiamo rimanere indifferenti. Non possiamo voltare lo sguardo di fronte a quella che è una strage quotidiana, un autentico genocidio in corso a Gaza, perpetrato dall’esercito israeliano contro un popolo stremato e senza difese.
Quello che sta accadendo ha i contorni di una “soluzione finale”: i ministri dell’ultradestra del governo israeliano lo hanno detto chiaramente, non intendono fermarsi. Un governo criminale che gode dell’appoggio degli Stati Uniti e che agisce indisturbato grazie all’ignavia, al silenzio, alla complicità di troppi governi europei e occidentali. Ci sono eccezioni, come quella del governo spagnolo, ma sono ancora troppo poche. E diciamolo con chiarezza: anche il governo italiano è complice, perché continua a intrattenere rapporti commerciali e militari con Israele, a negare il riconoscimento dello Stato di Palestina, a girarsi dall’altra parte di fronte alla carneficina in corso.
Ma non basta. Oggi vogliamo dire con forza che anche i governi del mondo arabo devono far sentire la propria voce con maggiore decisione. Non bastano dichiarazioni generiche: serve un impegno reale, concreto, politico e materiale a sostegno della popolazione palestinese, che da troppo tempo si trova sola davanti a un massacro.
E vogliamo esprimere con forza il nostro sostegno alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla. Quelle navi che cercano di portare aiuti a Gaza rappresentano un gesto di fratellanza, di solidarietà concreta e di resistenza civile contro il blocco che affama e opprime milioni di persone. Ogni tentativo di fermarle o criminalizzarle è un’ulteriore prova della brutalità di questo assedio. Noi siamo al fianco di chi, con coraggio, sceglie la via della pace e della solidarietà attiva.
E vorrei fare un passaggio su quello che qualche giorno fa è accaduto nel Consiglio Comunale della nostra città, in cui la maggioranza ha votato contro due mozioni presentate dalle opposizioni: una in solidarietà a Francesca Albanese, che dobbiamo difendere e ringraziare, che onora il nostro Paese; l’altra contro il genocidio in corso a Gaza, e a sostegno del popolo palestinese. Nessuno di loro si è neanche sognato di alzarsi e prendere parola contro questa tragedia quotidiana che stiamo vivendo. Un atteggiamento gravissimo, una complicità di fatto nei confronti del genocidio che si sta consumando sul popolo palestinese. Lo diciamo con chiarezza: si devono vergognare. Ma, per fortuna, questi politicanti non rappresentano la città, non rappresentano il sentire popolare. Una città medaglia d’oro alla Resistenza, una città che ha saputo accogliere ed aiutare i migranti e la popolazione palestinese, nei confronti della quale ha messo in campo un’autentica gara di solidarietà quando si è trattato di raccogliere generi alimentari ed aiuti.
Noi siamo qui perché ci battiamo per un’altra idea di mondo:
per una Palestina libera, democratica e in pace;
per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese;
per il riconoscimento pieno e immediato dello Stato di Palestina, come atto politico indispensabile di giustizia e di verità;
per un Medio Oriente che non sia più solo teatro di guerre e occupazioni ma luogo di convivenza, giustizia e diritti.
E allora diciamo con chiarezza quali sono le nostre richieste, qui e oggi, da questa piazza:
– Stop al genocidio e cessate il fuoco immediato.
– Stop alla vendita di armi a Israele, perché chi arma un aggressore è corresponsabile dei suoi crimini.
– Stop agli accordi commerciali con Israele, perché non si può continuare a fare affari come se nulla accadesse mentre un popolo viene cancellato.
– Sanzioni verso Israele fino a quando non cesseranno occupazioni e bombardamenti, come già avvenuto in altre situazioni internazionali.
– Riconoscimento pieno e immediato dello Stato di Palestina, senza ulteriori rinvii e ipocrisie.
– Fine immediata degli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania, che ogni giorno sottraggono terra, case e dignità.
– Rilascio degli ostaggi e dei prigionieri politici, perché nessuna pace può costruirsi sul sequestro e sulla prigionia arbitraria.
– Istituzione di veri corridoi umanitari, che permettano il passaggio di aiuti, medicinali, acqua e beni essenziali per la sopravvivenza della popolazione di Gaza.
– Stop alle politiche di riarmo, che non solo alimentano i conflitti, ma sottraggono risorse preziose al welfare, alla scuola, alla sanità, ai bisogni reali delle persone.
– Convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, che metta al centro il diritto internazionale e i diritti dei popoli, non la logica delle armi.
Non è tollerabile un bilancio che parla di oltre 70.000 vittime palestinesi dal 7 ottobre a oggi. Numeri che segnano una ferita indelebile nella coscienza dell’umanità.
Non è tollerabile che vengano bombardati ospedali, scuole, campi profughi: violazioni palesi e gravissime del diritto internazionale e umanitario.
Non è tollerabile che vengano assassinati quasi 200 giornalisti, colpiti deliberatamente perché raccontano la verità.
Ma dobbiamo avere la consapevolezza che il dramma del popolo palestinese non comincia oggi. Non comincia nemmeno con il 7 ottobre. Il dramma del popolo palestinese ha un nome preciso: Nakba. L’espulsione, la cancellazione, l’occupazione, la negazione di un intero popolo iniziata nel 1948 e mai fermata.
Per questo la nostra mobilitazione non può limitarsi a un giorno, non può esaurirsi in questa piazza. La manifestazione di oggi è solo una tappa, una tappa importante, di un percorso lungo, difficile, ma necessario. Non ci fermeremo qui. Continueremo a denunciare, a mobilitarci, a costruire reti di solidarietà e di pressione politica, fino a quando non ci sarà giustizia.
La nostra voce deve essere quella della solidarietà tra i popoli, quella della fratellanza tra i lavoratori e le lavoratrici di tutto il mondo. Perché se c’è un luogo dove il silenzio diventa complicità, allora il nostro dovere è parlare, agire, resistere.
Facciamo appello a tutte e a tutti:
alla nostra umanità, che non può essere anestetizzata dalla propaganda e dall’indifferenza;
alla solidarietà internazionale, che è l’arma più potente che abbiamo contro l’ingiustizia;
alla coscienza collettiva, che ci chiede di non abituarci mai all’orrore.
Oggi, qui a Spezia, ribadiamo con forza:
Palestina libera!

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