“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 21 novembre ore 17 a Borgotaro
15 Novembre 2025 – 16:30

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
di Dino Grassi
Venerdì 21 novembre ore 17
Borgotaro
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato …

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La Rete spezzina Pace e Disarmo, aderisce alla manifestazione della CGIL “Fermiamo la barbarie” di Sabato 6 settembre alla Spezia

a cura di in data 3 Settembre 2025 – 22:57

Invito

La Rete spezzina Pace e Disarmo aderisce alla manifestazione “Fermiamo la barbarie” indetta dalla CGIL per sabato 6 settembre alla Spezia (raduno alle 18.00 in Piazza Mentana) contro il genocidio operato da Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania. La manifestazione, promossa dalla CGIL nazionale in tutte le città italiane, chiede l’immediato cessate il fuoco e di garantire l’ingresso di aiuti umanitari, il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi e dei prigionieri politici detenuti da Israele, di riconoscere lo Stato di Palestina, di porre fine all’occupazione e interrompere il commercio con gli insediamenti illegali e per raggiungere una pace duratura in tutta la regione.

La Rete spezzina Pace e Disarmo sostiene convintamente le richieste che la CGIL insieme al sindacato mondiale CSI ha avanzato a tutti i Capi di Stato e di Governo, incluso quello italiano, di interrompere le esportazioni di armi allo Stato di Israele e le iniziative della Confederazione europea dei sindacati (CES) alla Commissione europea affinché si sospenda l’Accordo di associazione UE-Israele e si interrompa ogni commercio di beni prodotti negli insediamenti israeliani illegali.

Insieme alla CGIL e a tutte le associazioni e persone che si sono mobilitate sostiene l’iniziativa umanitaria e nonviolenta promossa dalla Global Sumud Flotilla per rompere il blocco israeliano degli aiuti umanitari e l’isolamento della popolazione palestinese di Gaza, assediata ed affamata. La Rete spezzina Pace e Disarmo, in considerazione del fatto che dai promotori di Seafuture non è stato revocato l’invito alle rappresentanze militari, nazionali e delle aziende israeliane a partecipare al salone navale-militare che si terrà a fine mese all’Arsenale Militare, rinnova la richiesta avanzata già nelle scorse settimane alle Amministrazioni che hanno espresso il Patrocinio a Seafuture (Regione Liguria e Comuni della Spezia, Lerici, Sarzana e Porto Venere) a revocarlo.

Riteniamo che, in considerazione delle gravi e ripetute violazioni del diritto umanitario e internazionale e dello sterminio sistematico da parte delle forze armate israeliane dopo il 7 ottobre 2023 perpetrato nei confronti della popolazione della Striscia di Gaza e del Territorio palestinese occupato, gli Enti pubblici dello Stato italiano non possano in alcun modo promuovere eventi pubblici a cui partecipano rappresentanti militari, istituzionali e delle aziende militari dello Stato di Israele.


 

Citta della Spezia, 6 settembre 2025

Per chiedere a voci unite la fine della barbarie in corso a Gaza e per stimolare ancora una volta il Governo italiano ad assumere una posizione a sostegno della pace, della giustizia e del diritto internazionale. Un sabato di grande partecipazione in tante piazze italiane fortemente voluto dalla Cgil che ha promosso una giornata nazionale di mobilitazione anche per esprimere pieno sostegno all’azione umanitaria e nonviolenta promossa dalla Global Sumud Flotilla. “Non possiamo più accettare – afferma la Confederazione – che vengano uccisi impunemente bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti e che continui la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole”.
E così da piazza Mentana, nello stesso luogo dove da tre anni a questa parte ogni lunedì della settimana gli attivisti spezzini della “Rete per la pace e il disarmo” si ritrovano per dire no alle guerre e a tutte le ricadute economiche che ci stanno dietro, è partito un corteo di circa mille persone che hanno camminato nel cuore del centro storico fino a raggiungere il concentramento finale della manifestazione, sotto il Palazzo del governo. Sul palco allestito davanti al Teatro Civico è stato Daniele Lombardo a dare il là al pomeriggio insieme a Lucia Catani, portavoce della Rete. Prima che si muovesse il corteo, presidiato dalle forze di Polizia che hanno scortato i manifestanti per tutto il tragitto, sul palco è salito Abdhul, operatore sanitario a Gaza che ha raccontato la situazione drammatica che si sta vivendo in Palestina chiedendo un aiuto concreto affinché finisca tutto questo e il Paese venga liberato.

 

A Luca Comiti, segretario provinciale della Cgil, il comizio finale: “Chiediamo giustizia, dignità e pace per il popolo palestinese, siamo qui per esprimere pieno sostegno alla missione umanitaria della Global Sumud Flottilia, una missione di pace, di solidarietà e di coraggio civile. Donne e uomini disarmati, provenienti da ogni parte del mondo, che cercano di rompere l’assedio criminale di Gaza per portare aiuti e per affermare un principio semplice e universale: la libertà non si arresta, la dignità non si bombarda. E cosa fa il governo israeliano? Minaccia apertamente questi attivisti, li equipara a terroristi, li criminalizza. E cosa fa il governo italiano? Tace. Questo silenzio è vergognoso. Il nostro governo ha il dovere politico, morale e costituzionale di difendere i propri cittadini impegnati in missioni umanitarie, e deve pretendere da Israele il rispetto del diritto internazionale. La verità è che non siamo di fronte a una guerra, ma a un’occupazione militare brutale che dura da decenni. Gaza è sotto assedio, bombardata, affamata, isolata. La Cisgiordania viene inghiottita dagli insediamenti illegali dei coloni, in violazione di ogni risoluzione ONU. Basta! L’occupazione deve cessare, gli insediamenti devono essere smantellati, al popolo palestinese va riconosciuto il diritto a vivere libero, in uno Stato sovrano e con pari diritti”.

 

Poi il passaggio sul governo nazionale e subito dopo il riferimento all’Ue: “Mentre tutto questo accade, l’Italia continua a vendere armi a Israele. Una vergogna! Non si può parlare di pace e, nello stesso tempo, armare chi bombarda scuole, ospedali, campi profughi. Il diritto internazionale e umanitario lo dice chiaramente: colpire obiettivi civili è un crimine di guerra. Israele viola quotidianamente queste norme fondamentali, e il silenzio della comunità internazionale è intollerabile. E l’Unione Europea? Dove sono le sanzioni contro Israele per le violazioni sistematiche del diritto internazionale, per il disprezzo verso le risoluzioni ONU, per il massacro in corso a Gaza? Le sanzioni non si applicano solo quando conviene. Chiediamo che l’UE assuma la stessa fermezza che ha avuto in altre circostanze: sanzioni economiche, diplomatiche e militari contro il governo israeliano”.

 

Già Abduhl, nel suo intervento-testimonianza, aveva sottolineato quanto il lavoro dei cronisti fosse messo in ginocchio dalla censura: “Condanniamo con forza anche l’uccisione deliberata dei giornalisti: quasi 200 operatori dell’informazione sono stati assassinati nella Striscia di Gaza. È un attacco diretto al diritto di cronaca, alla libertà di stampa, al diritto dei popoli a conoscere la verità. Anche questo è un crimine di guerra che non può essere minimizzato o ignorato”. Poi un invito chiaro al governo Meloni, fra gli applausi degli intervenuti: “Vogliamo anche ribadire una richiesta chiara al governo italiano: riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. È un atto politico e morale non più rinviabile, il minimo segnale di coerenza verso un popolo che da troppo tempo è privato dei suoi diritti fondamentali. Compagne e compagni, non possiamo più usare mezzi termini. Quello che accade a Gaza è un genocidio. Lo testimoniano i numeri, le immagini, le voci dei sopravvissuti. È un genocidio sotto i nostri occhi, che ci obbliga a scegliere: o stiamo dalla parte dell’umanità, o ci rendiamo complici”.

 

E se anche la Cgil può dirsi soddisfatta per la partecipazione popolare, proprio Comiti insiste sul fatto che serve di più: “Una mobilitazione costante, un impegno collettivo che non conosca tregua. Tutta la società civile – sindacati, associazioni, scuole, università, istituzioni democratiche – deve continuare a tenere alta l’attenzione, a moltiplicare le iniziative, a non mollare mai. Perché la libertà del popolo palestinese non è solo una questione internazionale: è una questione di civiltà, di umanità, di democrazia”.

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