Sulle orme dei nostri partigiani. Operazioni anche nel parmense
La Nazione 29 luglio 2024
I partigiani spezzini operarono, fin dall’inizio, non solo in Lunigiana ma anche nel Parmense. La prima azione di grande rilievo fu non a caso quella a Valmozzola, il 12 marzo 1944. Dal gruppo di Valmozzola nacque il distaccamento Muccini del Battaglione Ralli – comandante il sarzanese Flavio Bertone “Walter”, commissario politico Paolino Ranieri “Andrea”, egli pure sarzanese – che fu tra i protagonisti della costituzione della libera Repubblica del Ceno. Tra le prime bande in Val di Vara e Val di Taro c’erano i gruppi Beretta e Centocroci, che si fusero nella Centocroci nel marzo: la banda fu protagonista della costituzione della libera Repubblica del Taro.
L’afflusso dei renitenti alla leva aveva ingrossato le fila dei partigiani: a fine giugno erano 500 in Val Ceno e 480 in Val Taro. In Val Ceno prevalevano i garibaldini, giovani comunisti inviati da Parma e da altre zone, tra cui Sarzana, Arcola, La Spezia: una presenza “esterna” che in alcuni settori della popolazione fu vissuta come una sorta di occupazione. In Val Taro le bande avevano invece un orientamento autonomo e moderato, ed era più forte la presenza di partigiani nativi della valle. La Centocroci, comandata da Federico Salvestri “Richetto”, carabiniere badogliano di Caranza di Varese Ligure, era tuttavia composta anche da giovani comunisti spezzini, e il PCI espresse sempre il commissario politico, prima Aldo Costi “lo Zio”, poi Terzo Ballani “Benedetto”.
Sulla scia dell’entusiamo per l’avanzata alleata i garibaldini occuparono Bardi il 10 giugno 1944. Gli autonomi della Val Taro, inizialmente non convinti, passarono anch’essi all’attacco. Il 15 giugno la Centocroci occupò Bedonia, le altre bande Borgotaro il 26 giugno, dopo un primo tentativo il 15. La zona libera comprendeva anche territori liguri: San Pietro Vara, Varese Ligure, Borzonasca, Rezoaglio e Santo Stefano d’Aveto. In Val Taro arrivò il colonnello Pietro Laviani Lucidi, inviato dal comando militare di Milano, che poi lo criticò per aver cercato di unire le formazioni valtaresi nella Divisione Nuova Italia, di orientamento politico moderato. “Lucidi” insediò il comando a Compiano. In entrambe le zone libere gestire l’amministrazione civile non fu semplice. Fu comunque un primo tentativo di democrazia dal basso dopo vent’anni di dittatura.
Agli spezzini fu affidata l’esecuzione di una parte importante del piano di occupazione di Bardi. Alloggiarono in parte nelle scuole, in parte nel castello. Furono accolti con favore dai bardigiani, molti dei quali erano emigrati in Gran Bretagna e ne avevano assimilato i costumi. I partigiani, invitati nelle case, si aspettavano un buon bicchiere di vino, ma con disappunto si videro offrire una tazzina di tè.
Il ruolo principale dei partigiani fu sempre quello militare, di difesa dei territori liberi dagli attacchi nemici. I tedeschi non potevano tollerare la perdita del controllo di infrastrutture viarie e ferroviarie strategiche in Val Taro, e si impegnarono con accanimento per la loro riconquista. La valle fu eroicamente difesa per tutta la prima quindicina di luglio: memorabili le battaglie della Manubiola (30 giugno), di Grifola (8 luglio) e di Pelosa di Varese Ligure (11 luglio). I tedeschi ebbero molti caduti e prigionieri, e alcuni disertarono. A Pelosa furono uccisi e trucidati alcuni partigiani, tra cui il diciassettenne Angelo Galligani, di Migliarina, e il siciliano Santo Barbagallo, oggi sepolti insieme ai Boschetti, da fraterni amici come sempre erano stati.
Le rappresaglie furono terribili: una lunga scia di sangue annullò – ma solo temporaneamente – la presenza partigiana in quei luoghi. Il gruppo Muccini rientrò nel sarzanese. La Centocroci di “Richetto”, contraria alla tregua con i tedeschi voluta dalle altre formazioni, per tutto l’autunno 1944 sarà protagonista delle più belle battaglie della Resistenza valtarese.
Giorgio Pagano
co-presidente del Comitato provinciale Unitario della Resistenza
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