“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 21 novembre ore 17 a Borgotaro
15 Novembre 2025 – 16:30

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
di Dino Grassi
Venerdì 21 novembre ore 17
Borgotaro
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato …

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Presentazione di “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” – Lunedì 18 agosto ore 21.15 a Framura

a cura di in data 11 Agosto 2025 – 21:48

Invito

Presentazione di
Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto
Lunedì 18 Agosto ore 21.15
Framura, località Costa

Il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” (ETS edizioni) sarà presentato lunedì 18 agosto 2025 alle ore 21,15 a Framura , in località Costa.
Giorgio Pagano, curatore del libro, dialogherà con Pier Luigi Sgarbi.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Framura, dalla Biblioteca di Framura e dall’Associazione Culturale Mediterraneo.
Il libro ospita scritti di: Giorgio Pagano, Marcello Flores, Luisa Passerini, Chiara Dogliotti, Giovanni Gozzini, Alessandro Santagata, Alfonso Maurizio Iacono, Massimo Cappitti, Luca Basile, Marcello Montanari, Guido Viale.
Sessant’anni fa, il 30 novembre 1964, iniziò l’occupazione di Sproul Hall, nel campus di Berkeley. Joan Baez intonò Blowin’ in the wind di Bob Dylan («Su quante strade deve camminare un uomo / Prima di essere chiamato tale?»). Mario Savio, leader del Free Speech Movement, tenne un brevissimo discorso agli studenti, basato sul concetto che «la storia non è finita» e che «è possibile una migliore società». Il Sessantotto fu la richiesta di un cambiamento di civiltà all’insegna della fratellanza: l’essere persone nuove e il sentirsi reciprocamente legati. Più che un movimento nato nelle sedi istituzionali della politica, un movimento “morale” che poi scoprì la politica ma non assunse una forma definita. E che volle rispondere alle sfide della secolarizzazione ricercando un nuovo senso della vita, intrecciando in questo tentativo spinte di provenienza marxista, cattolica, libertaria. Fu utopia, ma anche realismo, lotta per conquistare qui e ora una scuola e una fabbrica più libere e democratiche, una radicale riforma del sapere e della cultura, una maggiore giustizia sociale.
In questo libro storici, filosofi e studiosi di diversa provenienza riflettono e discutono ancora sugli anni Sessanta e sul Sessantotto. Forse perché l’utopia concreta di «una migliore società» non può esaurirsi, e la storia può e deve ricominciare. Quegli anni sono ormai molto lontani da noi, ma l’approccio umanistico contro un mondo disumanizzato è più che mai necessario.


Non si smette mai di discutere e di riflettere sul Sessantotto. Così come sugli anni Sessanta, che il Sessantotto prepararono, e sugli anni Settanta, in cui il Sessantotto fu definitivamente sconfitto dai processi definitivamente vincenti negli anni Ottanta. Questa discussione è infatti essenziale per capire i problemi di oggi, e anche per individuare alcune tracce del passato utili per il futuro. Se ne è avuta prova anche a Framura, nella piazzetta di località Costa, dove è stato presentato Il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto”: il curatore Giorgio Pagano ha dialogato con Pierluigi Sgarbi e con molti tra i presenti, un una discussione appassionata conclusasi solo a mezzanotte.
“Il Sessantotto è stato sconfitto ma ci ha lasciato i frutti della ‘rivoluzione molecolare’ – ha detto Pagano – la vita delle persone e delle istituzioni è cambiata in meglio, chi allora non aveva diritti ha preso la parola, dagli operai alle donne agli omosessuali”. Il Sessantotto ci ha lasciato “anticorpi” ai “disvalori” emersi dagli anni Ottanta che “sono validi ancora oggi”: “la centralità della riforma dei saperi e della cultura, una concezione della liberazione non solo ‘dall’alto’ ma anche personale, il pacifismo, la partecipazione e la spinta a ravvivare la democrazia”,
La conclusione di Pagano, condivisa dai presenti, è stata: “Il Sessantotto fu un momento chiave del processo di democratizzazione iniziato con la Costituzione. Se la generazione degli anni Quaranta aveva reinventato la democrazia e la libertà politica, quella degli anni Sessanta mostrava di voler ritrovare la democrazia nella vita quotidiana, nel lavoro come nelle relazioni intersoggettive. Con la sua sconfitta si chiuse una fase e se ne aprì un’altra. Che è poi quella in cui viviamo tutt’ora: un mondo globale in cui c’è ancora la minaccia dell’autodistruzione nucleare, c’è ancora da contestare un ‘sistema’ che ha ricostruito gerarchie e diseguaglianze, che è sempre più tecnicizzato e disumanizzato. E presenta un nuovo dramma, allora intuito da pochi: quello della distruzione della Natura. Il Sessantotto ci spinge a un nuovo pensiero del cambiamento, che parta ancora dalla Costituzione. Riprendere la lotta per la sua attuazione è l’’utopia realistica’ di cui oggi c’è urgente bisogno”.

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