“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 21 novembre ore 17 a Borgotaro
15 Novembre 2025 – 16:30

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
di Dino Grassi
Venerdì 21 novembre ore 17
Borgotaro
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

“La sinistra e la guerra. Storia di una relazione complessa”. Conferenza di Marcello Musto – Università di Toronto, Venerdì 24 ottobre ore 17.30 a Sarzana, Sala della Repubblica

a cura di in data 20 Ottobre 2025 – 20:48

Invito

LA SINISTRA E LA GUERRA. STORIA DI UNA RELAZIONE COMPLESSA
Conferenza di MARCELLO MUSTO – Università di Toronto
Venerdì 24 ottobre ore 17,30
SARZANA Sala della Repubblica

Il Circolo Pertini, l’associazione Compagno è il mondo e l’Associazione Culturale Mediterraneo organizzano, venerdì 24 ottobre alle ore 17 a Sarzana (Sala della Repubblica, via Falcinello 1), un incontro con il professor Marcello Musto, docente all’Università di Toronto e visiting professor alle Università di Pechino, Roma, Helsinki, Parigi e Pisa, sul tema “La Sinistra e la guerra. Storia di una relazione complessa”.
Musto, nella conferenza, esaminerà criticamente le posizioni sulla guerra – e sulle sue diverse declinazioni (“guerra di difesa”, “guerra giusta”, “guerra rivoluzionaria”, etc.) – assunte dalle principali correnti della sinistra – socialista , socialdemocratica, comunista, anarchica, femminista –, così come da alcuni dei suoi principali intellettuali, tra i quali Marx, Engels, Jaurès, Luxemburg, Lenin, Kropotkin, Malatesta, Mao e Chruščëv.
Lenin, in particolare, sostenne «nella storia sono più volte avvenute guerre che, nonostante tutti gli orrori, le brutalità, le miserie ed i tormenti inevitabilmente connessi con ogni guerra, sono state progressive e utili all’evoluzione dell’umanità». Se ciò è stato vero per il passato, sarebbe miope ipotizzare che possa ripetersi nel contesto di diffusione delle armi di distruzione di massa della nostra società contemporanea. Raramente le guerre – da non confondere con le rivoluzioni – hanno avuto l’effetto democratizzante auspicato dai teorici del socialismo. Al contrario, esse si sono spesso rivelate come il modo peggiore per realizzare la rivoluzione, sia per il costo di vite umane che per la distruzione delle forze produttive che esse comportano. Le guerre diffondono, infatti, un’ideologia di violenza che si unisce, spesso, a quei sentimenti nazionalistici che hanno più volte lacerato il movimento operaio. Di rado, esse rafforzano pratiche di autogestione e democrazia diretta, mentre accrescono il potere di istituzioni autoritarie. È una lezione che non andrebbe mai dimenticata anche dalle sinistre moderate.
Il monito più fecondo delle Riflessioni sulla guerra (1933) di Simone Weil discende dalla capacità di saper comprendere «come può una rivoluzione evitare la guerra». Secondo l’autrice francese, «è su questa labile possibilità che occorre puntare, o abbandonare ogni speranza». La guerra rivoluzionaria si trasforma spesso nella «tomba della rivoluzione», poiché essa non permette ai «cittadini armati, di fare la guerra senza apparato dirigente, senza pressione poliziesca, senza giurisdizione speciale, senza pene per i disertori». La guerra incrementa, come nessun altro fenomeno sociale, l’apparato militare, poliziesco e burocratico. Cancella «l’individuo di fronte alla burocrazia statale con il sostegno di un fanatismo esasperato», avvantaggiando la macchina statale e non i lavoratori. Pertanto, la Weil ne desunse che «se la guerra non termina al più presto e per sempre (…) si avranno solo quelle rivoluzioni che, anziché distruggere l’apparato statale lo perfezionano» o, detto ancor più chiaramente, «si finirebbe per estendere sotto altra forma il regime che ci vuole sopprimere». E per questo che, in caso di guerra, «bisogna scegliere tra l’intralciare il funzionamento della macchina bellica, della quale siamo un ingranaggio, e l’aiutare quella macchina a stritolare alla cieca le vite umane» .
La conclusione della riflessione di Musto è che per la sinistra, diversamente dal celebre detto di Carl von Clausewitz, la guerra non può essere «la continuazione della politica con altri mezzi». In realtà, essa altro non è se non la certificazione del suo fallimento. Se la sinistra vuole tornare a essere egemone e dimostrare di essere capace di declinare la sua storia per i compiti dell’oggi, deve scrivere sulle proprie bandiere, in maniera indelebile, le parole «antimilitarismo» e «no alla guerra!»
Marcello Musto interverrà anche alla Spezia lunedì 27 ottobre alle 17,30 alla Spezia (Favaro, Sala Avis) sul tema “Le origini del socialismo: dalla Rivoluzione francese a Karl Marx”.


Questo il link a un articolo di Marcello Musto sul tema della conferenza
(clicca qui per scaricare il pdf)

Popularity: 2%